Wednesday 7 June 2017

Un piccolo off-topic: Encomio di Elena (Gorgia)

So che questa non è una poesia e la traduzione non è particolarmente artistica, ma quando uno in terza liceo s'è tradotto l'intero encomio in Latino Italiano e Tedesco e apre un blog di traduzioni non può non postare una simile enormità, vi pare? «Non metto l'originale, tanto si trova sul Wikisource Greco da cui l'ho semplicemente copiato per poi tradurlo». Seh, come no. Allora, qui la cosa è un po' complicata. Un po' di storia:
  1. Il 2/12/09, come da diario («Græcizo ad 22:30, Encomium Helenæ traducens»), inizio a tradurre il testo di Wikisource (credo). Produco così una versione latina che si ritrova, almeno in parte, in un file datato 3/12. Per la precisione, il file si chiama Helenæ Encomium et Apologia Socratis.doc, è creato alle 17:55 del 2/12/09 e modificato il 3 alle 18:28, e contiene i primi 10 paragrafi, la prima frase dell'11, e il 18 e il 19. Rispetto al "latino originale" sotto, ci sono le seguenti differenze, elencate sotto con forma di questo file, ->, forma del latino originale sotto:
    1. «genuit.» -> «genuit,» (questione di punteggiatura, par. 2);
    2. «[vel]» aggiunto nell'originale (par. 2);
    3. «coegit virûm magnis gloriantium» -> «coegit virûm de magnis gloriantium» (par. 4);
    4. «<aut visione peramata>» -> «<aut visione peramans>» (par. 6);
    5. «Si igitur Fortuna et deo accusa imponenda» -> «Si igitur Fortunæ et deo accusa imponenda» (par. 6);
    6. «illa tum eadem passa est» -> «illa tum passa» (par. 7);
    7. «Necesse est autem philosophia quoque demonstrare audientibus» -> «Necesse est autem et philosophia demonstrare audientibus» (par. 9);
    8. «verbum quod metrum habeat» -> «orationem metrum habentem» (par. 9);
    9. «Divinitus enim divinitus» loses the second divinitus (par. 10);
    10. «ablatores doloris fiunt» -> «ablatores doloris sunt» (par. 10);
    11. «falsam orationem formantes» -> «falsa oratione formata» (par. 11);
    12. «delectant visionem» -> «delectant visum» (par. 18);
    13. «laboratio visum dulcem offerunt oculis» -> «laboratio visionem dulcem offerunt oculis» (par. 18).
  2. A questo punto passiamo al file Helenæ Encomium orig.doc, stesso momento di creazione ma modificato il 12/12/09 alle 21:36, da cui viene il latino originale. Questo ancora dovrebbe attenersi al testo di Wikisource. Il diario riassume questa modifica del file con un «Encomii aliquid facio».
  3. Dopodiché, parallelamente, troviamo il file Helenæ Encomium.doc, stessa creazione ma modifica 15/12/09 22:20, con l'encomio in versione "pre-tedesco mia" (a parte quel "cum" tra quadre nel par. 3 che viene aggiunto per rispecchiare il confronto di cui sotto, e "ab visu" nel par. 16, che sotto correggo in "a visu"), e Encomio di Elena.pdf, creato e modificato il 15/12 alle 22:21, che contiene l'italiano, sempre "pre-tedesco mia" (tranne "dalla forza" nel par. 12, che cambio in "colla forza" sia perché è meglio in sé sia perché il confronto di cui sotto ha "colla", e quell'"invece" aggiunto al par. 16). Se ben ricordo, facendo la versione italiana, ho sistemato anche quella latina. Il diario si limita a dire che faccio Encomio tutti i giorni dal 13 al 15, ed il 15 «stampo trad lat et It».
  4. Che vuol dire "pre-tedesco mia"? Già il 13/12 leggiamo nel diario «nam duo sunt texta differentia inter se multum» (infatti ci sono due testi molto diversi tra di loro). Uno di questi lo definisco "mio", e credo sia di Wikisource, l'altro invece nella stampa vecchia del confronto tra le due la definisco "Brian Donovan". In effetti ora del 18/12 «differentias inter versiones Encomii Helenæ scribere termino» (finisco di scrivere le differenze tra le versioni dell'Encomio di Elena), quindi la stampa di confronto doveva essere pronta quel giorno. Le differenze sono 7, e stanno nei paragrafi 3 4 6 11 12 16 e 19. Vi lascio l'onere di scovarle, includere la lista qui sarebbe sovraffollare quest'intro. Dunque i file del 15 si attengono alla versione "mia", mentre le versioni "pre-tedesco BD" sono fatte appositamente per il post, implementando sui file del 15 le traduzioni delle parti versione BD date dalla stampa di confronto, che ho ritrovato nel quaderno di filosofia. Presumo che i file che ho a disposizione contengano anche qualcosa che corrisponda a ciascuna delle stampe in quel quaderno, salvo i confronti, perché di trascrivere tutta una megastampa dell'Encomio in due lingue non ci ho proprio voglia.
  5. I riferimenti del diario all'Encomio si chiudono col 18, mentre il 19 il 20 e il 21 si legge solo "faccio Greco". Ora, io ho dei file del 19/12. Più specificamente, ho Encomio di Elena.doc, creato alle 15:35 del 15 e modificato il 19 alle 18:57. Che combina questo rispetto al precedente? Si limita ad aggiustare dalla->colla, che io ho già detto che aggiusterò due punti sopra.
  6. A questo punto sopraggiunge il miscuglio che poi va a produrre le traduzioni finali. E questo a quanto pare l'ho preparato il 6/3/10, data in cui nel diario si legge «Encomium paro ut in Germanicam vertam linguam» (preparo l'Encomio per tradurlo in Tedesco). Praticamente ho preso, credo, quello che pensavo fosse il meglio dei due testi.
  7. Dopodiché nel diario dell'Encomio non si parla più, almeno fino al 22/3, con il caveat che 10-13 e 15-19 sono due buchi. Ora, il primo è la gita a Roma, quindi dubito di aver fatto alcunché là, e comunque il diario, che è a computer, non lo nomina. L'altro è un autentico buco, non so dove sia finito, forse scritto in ritardo nel quaderno successivo. Il quale purtroppo non ho a disposizione, perché è nascosto da qualche parte a Carate. Dai file che ho posso dirvi che questa traduzione, ora del 10/4, era arrivata al "wird sie sich" del par. 16, e poi si è conclusa entro il 16/4. Questo mi sorprende, perché ho un ricordo che associa l'Encomio in tedesco ad una poesia di auguri di Pasqua, il che mi avrebbe fatto mettere la traduzione prima del 4/4. Comunque appena possibile leggerò il diario dal 22/3 al 16/4 e vedrò che dice. Intanto segnalo che in «concludono infine un solo corpo» l'"infine" è apparso nel 19/12, sparito nel 10/4, e ricomparso nel 16/4.
Come ultima curiosità, il file del 16/4 (e anche quello del 10) si chiama «Encomio el, lat, it, fr, de, es». Cioè volevo fare anche francese e spagnolo. Che poi non sono riuscito a fare, forse per colpa di Saffo, forse perché stufo di Gorgia. Bon, vediamo!

Latine
1 Κόσμος πόλει μὲν εὐανδρία, σώματι δὲ κάλλος, ψυχῇ δὲ σοφία, πράγματι δὲ ἀρετή, λόγῳ δὲ ἀλήθεια· τὰ δὲ ἐναντία τούτων ἀκοσμία. ἄνδρα δὲ καὶ γυναῖκα καὶ λόγον καὶ ἔργον καὶ πόλιν καὶ πρᾶγμα χρὴ τὸ μὲν ἄξιον ἐπαίνου ἐπαίνῳ τιμᾶν, τῷ δὲ ἀναξίῳ μῶμον ἐπιθεῖναι· ἴση γὰρ ἁμαρτία καὶ ἀμαθία μέμφεσθαί τε τὰ ἐπαινετὰ καὶ ἐπαινεῖν τὰ μωμητά.
1 Ornamentum urbi cum virorum copia, corpori tum pulchritudo, animo tum sapientia, facinori tum virtus, orationi demum veritas; res autem contra hæc licentia. Virumque et mulierem et orationem et opus et urbem et rem necesse est cum digna encomio encomio honorare, tum indignis reprehensionem imponere: par enim menda et inscientia accusareque laudabilia et laudare reprendibilia.
2 τοῦ δ' αὐτοῦ ἀνδρὸς λέξαι τε τὸ δέον ὀρθῶς καὶ ἐλέγξαι τοὺς μεμφομένους Ἑλένην, γυναῖκα περὶ ἧς ὁμόφωνος καὶ ὁμόψυχος γέγονεν ἥ τε τῶν ποιητῶν ἀκουσάντων πίστις ἥ τε τοῦ ὀνόματος φήμη, ὃ τῶν συμφορῶν μνήμη γέγονεν. ἐγὼ δὲ βούλομαι λογισμόν τινα τῷ λόγῳ δοὺς τὴν μὲν κακῶς ἀκούουσαν παῦσαι τῆς αἰτίας, τοὺς δὲ μεμφομένους ψευδομένους ἐπιδεῖξαι καὶ δείξας τἀληθὲς [ἢ] παῦσαι τῆς ἀμαθίας.
2 Ipsius autem viri ad dicendum recte necessarium et confutandos accusantes Helenam, mulierem de qua unisonans et unanimis facta est poëtarumque qui audiere fides et nominis fama, quod factorum memoria genuit. Egoque autem volo argumento quodam orationi dato hanc cum male audientem desinere accusari, [meque] accusantes mentire demonstrare et cum vera monstrarim [vel] auferre inscientia.
3 ὅτι μὲν οὖν φύσει καὶ γένει τὰ πρῶτα τῶν πρώτων ἀνδρῶν καὶ γυναικῶν ἡ γυνὴ περὶ ἧς ὅδε ὁ λόγος, οὐκ ἄδηλον, οὐδὲ ὀλίγοις. δῆλον γὰρ ὡς μητρὸς μὲν Λήδας, πατρὸς δὲ τοῦ μὲν γενομένου θεοῦ, τοῦ δὲ λεγομένου θνητοῦ, Τυνδάρεω καὶ Διός, ὧν ὁ μὲν διὰ τὸ εἶναι ἔδοξεν, ὁ δὲ διὰ τὸ φάναι ἐλέγχθη. καὶ ἦν ὁ μὲν ἀνδρῶν κράτιστος ὁ δὲ πάντων τύραννος.
3 Fuisse cum igitur natura et genere primum primorum virûm et mulierum mulierem de qua hæc oratio, non implanum, nec paucis. Planum enim matris cum Ledæ, patris tum vere dei, dicti autem mortalis, Tyndarei et Iovis, quorum hic fuisse visus est, ille autem ob dicta reprensus[, eam fuisse]. Ac erat ille cum virûm fortissimus, hic cum omnium tyrannus.
4 ἐκ τοιούτων δὲ γενομένη ἔσχε τὸ ἰσόθεον κάλλος, ὃ λαβοῦσα καὶ οὐ λαθοῦσα ἔσχε· πλείστας δὲ πλείστοις ἐπιθυμίας ἔρωτος ἐνειργάσατο, ἑνὶ δὲ σώματι πολλὰ σώματα συνήγαγεν ἀνδρῶν ἐπὶ μεγάλοις μέγα φρονούντων, ὧν οἱ μὲν πλούτου μεγέθη, οἱ δὲ εὐγενείας παλαιᾶς εὐδοξίαν, οἱ δὲ ἀλκῆς οὶκείας εὐεξίαν, οἱ δὲ σοφίας ἐπικτήτου δύναμιν ἔσχον· καὶ ἧκον ἅπαντες ὑπ' ἔρωτός τε φιλονίκου φιλοτιμίας τε ἀνικήτου.
4 E talibus genita habuit divinam pulchritudinem, quam cum accepisset ac non celasset habuit; plurimasque plurimis cupidines amoris infudit, unique corpori multa corpora coegit virûm de magnis gloriantium, quorum alii cum divitiarum magnitudines, alii tum nobilitatis veteris famam, alii autem roboris familiaris excellentiam, alii demum sapientiæ attactæ potentiam habuere; ac venerant omnes sub amoremque solicitum ambitionemque invictam.
5 ὅστις μὲν οὖν καὶ δι' ὅτι καὶ ὅπως ἀπέπλησε τὸν ἔρωτα τὴν Ἑλένην λαβών, οὐ λέξω· τὸ γὰρ τοῖς εἰδόσιν ἃ ἴσασι λέγειν πίστιν μὲν ἔχει, τέρψιν δὲ οὐ φέρει. τὸν χρόνον δὲ τῷ λόγῳ τὸν τότε νῦν ὑπερβὰς ἐπὶ τὴν ἀρχὴν τοῦ μέλλοντος λόγου προβήσομαι, καὶ προθήσομαι τὰς αἰτίας, δι' ἃς εἰκὸς ἦν γενέσθαι τὸν τῆς Ἑλένης εἰς τὴν Τροίαν στόλον.
5 Quis cum igitur et quare et quomodo pepulerit amorem Helenam cum cerpsisset, non dicam: nam quibus viderint quæ videre dicere fidem cum habet, dilectum autem non fert. Tempore tum oratione illo nunc transito ad inceptum futuræ orationis progrediar, ac proponam causas, ob quas naturalis erat factu Helenæ ad Troiam viatio.
6 ἢ γὰρ Τύχης βουλήμασι καὶ θεῶν βουλεύμασι καὶ Ἀνάγκης ψηφίσμασιν ἔπραξεν ἃ ἔπραξεν, ἢ βίᾳ ἁρπασθεῖσα, ἢ λόγοις πεισθεῖσα, <ἢ ὄψει ἐρασθεῖσα>. εἰ μὲν οὖν διὰ τὸ πρῶτον, ἄξιος αἰτιᾶσθαι ὁ αἴτιος μόνος· θεοῦ γὰρ προθυμίαν ἀνθρωπίνῃ προμηθίᾳ ἀδύνατον κωλύειν. πέφυκε γὰρ οὐ τὸ κρεῖσσον ὑπὸ τοῦ ἥσσονος κωλύεσθαι, ἀλλὰ τὸ ἧσσον ὑπὸ τοῦ κρείσσονος ἄρχεσθαι καὶ ἄγεσθαι, καὶ τὸ μὲν κρεῖσσον ἡγεῖσθαι, τὸ δὲ ἧσσον ἕπεσθαι. θεὸς δ' ἀνθρώπου κρεῖσσον καὶ βίᾳ καὶ σοφίᾳ καὶ τοῖς ἄλλοις. εἰ οὖν τῇ Τύχῃ καὶ τῷ θεῷ τὴν αἰτίαν ἀναθετέον, ἢ τὴν Ἑλένην τῆς δυσκλείας ἀπολυτέον.
6 Illa enim Fortunæ voluntatibus ac deorum consiliis ac necessitatis decretis fecit quæ fecit, aut vi rapta, aut verbis suasa, <aut visione peramans>. Si cum igitur ob primum, dignum accusa noxius solus: dei enim cupidinem humanæ curæ impossibile prohibere. Natura enim non superius ab inferiore prohibere, at inferius a superiore dominari ducique, et superius cum conducere, inferius autem sequi. Deus viri superior et vi et sapientia et ceteris. Si igitur Fortunæ et deo accusa imponenda, vel Helena ab infamia solvenda.
7 εἰ δὲ βίᾳ ἡρπάσθη καὶ ἀνόμως ἐβιάσθη καὶ ἀδίκως ὑβρίσθη, δῆλον ὅτι ὁ <μὲν> ἁρπάσας ὡς ὑβρίσας ἠδίκησεν, ἡ δὲ ἁρπασθεῖσα ὡς ὑβρισθεῖσα ἐδυστύχησεν. ἄξιος οὖν ὁ μὲν ἐπιχειρήσας βάρβαρος βάρβαρον ἐπιχείρημα καὶ λόγῳ καὶ νόμῳ καὶ ἔργῳ λόγῳ μὲν αἰτίας, νόμῳ δὲ ἀτιμίας, ἔργῳ δὲ ζημίας τυχεῖν· ἡ δὲ βιασθεῖσα καὶ τῆς πατρίδος στερηθεῖσα καὶ τῶν φίλων ὀρφανισθεῖσα πῶς οὐκ ἂν εἰκότως ἐλεηθείη μᾶλλον ἢ κακολογηθείη; ὁ μὲν γὰρ ἔδρασε δεινά, ἡ δὲ ἔπαθε· δίκαιον οὖν τὴν μὲν οἰκτῖρειν, τὸν δὲ μισῆσαι.
7 Si autem vi est rapta et impie coacta et iniuste offensa, planum [est] raptorem ut offensorem iniuste fecisse, raptamque autem ut offensam rem adversam passam esse. Dignus igitur barbarus[,] barbarum quod fecit facinus[,] et verbo et lege et re, verbo cum accusationis, lege tum dedecoris, re demum pœnæ [quam celerrime] puniri; tum [vero mulier], coacta et patria spoliata et caris orbata[,] quomodo recte miseratione non afficiatur potius quam maledictis obruatur? Ille cum enim fecit terribilia, illa tum passa; rectum igitur mulieris miserere, virum autem odisse.
8 εἰ δὲ λόγος ὁ πείσας καὶ τὴν ψυχὴν ἀπατήσας, οὐδὲ πρὸς τοῦτο χαλεπὸν ἀπολογήσασθαι καὶ τὴν αἰτίαν ἀπολύσασθαι ὧδε. λόγος δυνάστης μέγας ἐστίν, ὃς σμικροτάτῳ σώματι καὶ ἀφανεστάτῳ θειότατα ἔργα ἀποτελεῖ· δύναται γὰρ καὶ φόβον παῦσαι καὶ λύπην ἀφελεῖν καὶ χαρὰν ἐνεργάσασθαι καὶ ἔλεον ἐπαυξῆσαι. ταῦτα δὲ ὡς οὕτως ἔχει δείξω·
8 Si autem verbum convicit et animum fefellit, nec de hoc difficile [eam] defendere et accusa absolvere[,] sic. Verbum dominus magnus est, qui minimo corpore et ignobillimo eximiissima opera perficit: potest enim et metum retinere et dolorem auferre et gaudium producere et miserationem augere. Hæc autem ita esse monstrabo:
9 δεῖ δὲ καὶ δόξῃ δεῖξαι τοῖς ἀκούουσι· τὴν ποίησιν ἅπασαν καὶ νομίζω καὶ ὀνομάζω λόγον ἔχοντα μέτρον· ἧς τοὺς ἀκούοντας εἰσῆλθε καὶ φρίκη περίφοβος καὶ ἔλεος πολύδακρυς καὶ πόθος φιλοπενθής, ἐπ' ἀλλοτρίων τε πραγμάτων καὶ σωμάτων εὐτυχίαις καὶ δυσπραγίαις ἴδιόν τι πάθημα διὰ τῶν λόγων ἔπαθεν ἡ ψυχή. φέρε δὴ πρὸς ἄλλον ἀπ' ἄλλου μεταστῶ λόγον.
9 Necesse est autem et philosophia demonstrare audientibus; poesin totam et puto et voco orationem metrum habentem; cuius audientes [semper] penetrat et horror terroris et miseratio multis lacrimis et luctus dolori supinus, ob aliorum operum et corporum secundis et adversis rebus suum quendam dolorem ob verba patitur animus. Fere quidem ad aliam ab alia movear ratiocinationem.
10 αἱ γὰρ ἔνθεοι διὰ λόγων ἐπῳδαὶ ἐπαγωγοὶ ἡδονῆς, ἀπαγωγοὶ λύπης γίνονται· συγγινομένη γὰρ τῇ δόξῃ τῆς ψυχῆς ἡ δύναμις τῆς ἐπῳδῆς ἔθελξε καὶ ἔπεισε καὶ μετέστησεν αὐτὴν γοητείᾷ. γοητείας δὲ καὶ μαγείας δισσαὶ τέχναι εὕρηνται, αἵ εἰσι ψυχῆς ἁμαρτήματα καὶ δόξης ἀπατήματα.
10 Divinitus enim per verba inspirata fascina adlatores libidinis, ablatores doloris sunt; confiens enim opinione animi potentia fascini seducit et persuadet et movet eam magica arte. Artis magicæ autem et fascini obscuræ artes repertæ sunt, quæ sunt animi errores et opinionis doli.
11 ὅσοι δὲ ὅσους περὶ ὅσων καὶ ἔπεισαν καὶ πείθουσι δὲ ψευδῆ λόγον πλάσαντες. εἰ μὲν γὰρ πάντες περὶ πάντων εἶχον τῶν <τε> παροιχομένων μνήμην τῶν τε παρόντων <ἔννοιαν> τῶν τε μελλόντων πρόνοιαν, οὐκ ἂν ὁμοίως [ὅμοιος ἦν] ὁ λόγος ἠπάτα. νῦν γε οὔτε μνησθῆναι τὸ παροιχόμενον οὔτε σκέψασθαι τὸ παρὸν οὔτε μαντεύσασθαι τὸ μέλλον εὐπόρως ἔχει· ὥστε περὶ τῶν πλείστων οἱ πλεῖστοι τὴν δόξαν σύμβουλον τῇ ψυχῇ παρέχονται. ἡ δὲ δόξα σφαλερὰ καὶ ἀβέβαιος οὖσα σφαλεραῖς καὶ ἀβεβαίοις εὐτυχίαις περιβάλλει τοὺς αὐτῇ χρωμένους.
11 Quam multi autem quam multis de quam multis et suasere et suadunt falsa oratione formata! Si cum enim omnes de omnibus haberent de præteritis<que> memoriam et de præsentibus <conscientiam> ac de futuris previdentiam, non æqualiter [æqualis esset] oratio deciperet. Nunc autem nec meminisse præteritum nec examinare præsens nec vaticinari futurum facile est; ut de plerisque plerique opinionem suasorem animo præbeant. At opinio periculosa et insicura cum sit periculosos et insicuros eventus circumdat ea utentibus.
12 τίς οὖν αἰτία κωλύει καὶ τὴν Ἑλένην νομίσαι ἐλθεῖν ὁμοίως ἄκουσαν οὖσαν ὥσπερ εἰ βιατήρων βίᾳ ἡρπάσθη; ἡ γὰρ τῆς πειθοῦς ἕξις, καίτοι εἰ ἀνάγκης εἶδος ἔχει μὲν οὔ, τὴν δὲ δύναμιν τὴν αὐτὴν ἔχει. λόγος γὰρ ψυχὴν ὁ πείσας, ἣν ἔπεισεν, ἠνάγκασε καὶ πιθέσθαι τοῖς λεγομένοις καὶ συναινέσαι τοῖς ποιουμένοις. ὁ μὲν οὖν πείσας ὡς ἀναγκάσας ἀδικεῖ, ἡ δὲ πεισθεῖσα ὡς ἀναγκασθεῖσα τῷ λόγῳ μάτην ἀκούει κακῶς.
12 Quæ igitur causa impedit etiam ne Helena putemus ivisse æqualiter invita cum esset ac quidem si ? vi rapta esset? Nam persuasionis habitus, etiamsi necessitatis aspectum ei cum non est, potentiam tum eandem habet. Verbum enim quod animum persuasit, quem persuasit, coegit et persuadi dictis et consentire factis. Persuasor cum igitur ut coactor iniuriam facit, persuasa autem ut coacta verbo frustra audit male.
13 ὅτι δ' ἡ πειθὼ προσιοῦσα τῷ λόγῳ καὶ τὴν ψυχὴν ἐτυπώσατο ὅπως ἐβούλετο, χρὴ μαθεῖν πρῶτον μὲν τοὺς τῶν μετεωρολόγων λόγους, οἵτινες δόξαν ἀντὶ δόξης τὴν μὲν ἀφελόμενοι τὴν δ' ἐνεργασάμενοι τὰ ἄπιστα καὶ ἄδηλα φαίνεσθαι τοῖς τῆς δόξης ὄμμασιν ἐποίησαν· δεύτερον δὲ τοὺς ἀναγκαίους διὰ λόγων ἀγῶνας, ἐν οἷς εἷς λόγος πολὺν ὄχλον ἔτερψε καὶ ἔπεισε τέχνῃ γραφείς, οὐκ ἀληθείᾳ λεχθείς· τρίτον <δὲ> φιλοσόφων λόγων ἁμίλλας, ἐν αἷς δείκνυται καὶ γνώμης τάχος ὡς εὐμετάβολον ποιοῦν τὴν τῆς δόξης πίστιν.
13 Quod autem Persuasio cum adpropinquasset verbo etiam animum formavit ut volebat, necesse discere primum cum metereologorum orationes, qui opinionem contra opinionem illam cum delentes illam tum formantes ut incredibilia et immanifesta monstrentur opinionis oculis efficiunt; secundum autem necessaria per verba certamina, in quibus una oratio magnam turbam delectat et persuadet arte scriptus, non veritate dictus; tertium <demum> philosophorum verborum contentiones, in quibus monstratur et conoscentiæ rapiditatem ut mutabilem facientem opinionis fidem.
14 τὸν αὐτὸν δὲ λόγον ἔχει ἥ τε τοῦ λόγου δύναμις πρὸς τὴν τῆς ψυχῆς τάξιν ἥ τε τῶν φαρμάκων τάξις πρὸς τὴν τῶν σωμάτων φύσιν. ὥσπερ γὰρ τῶν φαρμάκων ἄλλους ἄλλα χυμοὺς ἐκ τοῦ σώματος ἐξάγει, καὶ τὰ μὲν νόσου τὰ δὲ βίου παύει, οὕτω καὶ τῶν λόγων οἱ μὲν ἐλύπησαν, οἱ δὲ ἔτερψαν, οἱ δὲ ἐφόβησαν, οἱ δὲ εἰς θάρσος κατέστησαν τοὺς ἀκούοντας, οἱ δὲ πειθοῖ τινι κακῇ τὴν ψυχὴν ἐφαρμάκευσαν καὶ ἐξεγοήτευσαν.
14 Ipsam autem rationem habet et orationis potentia ad animi affectionem et pharmacorum officium ad corporum naturam. Nam æqualiter pharmacorum alios alia humores ex corpore exagit, et alia cum morbum alia autem vitam interpellunt, ita et verborum alii cum adfligunt, alii autem delectant, alii tum terrent, alii demum ad decisionem dirigunt audientes, alii vero suasioni cuidam malæ animum medicant et seducunt.
15 καὶ ὅτι μέν, εἰ λόγῳ ἐπείσθη, οὐκ ἠδίκησεν ἀλλ' ἠτύχησεν, εἴρηται· τὴν δὲ τετάρτην αἰτίαν τῷ τετάρτῳ λόγῳ διέξειμι. εἰ γὰρ ἔρως ἦν ὁ ταῦτα πάντα πράξας, οὐ χαλεπῶς διαφεύξεται τὴν τῆς λεγομένης γεγονέναι ἁμαρτίας αἰτίαν. ἃ γὰρ ὁρῶμεν, ἔχει φύσιν οὐχ ἣν ἡμεῖς θέλομεν, ἀλλ' ἣν ἕκαστον ἔτυχε· διὰ δὲ τῆς ὄψεως ἡ ψυχὴ κἀν τοῖς τρόποις τυποῦται.
15 Et [eam] cum, si verbo suasa est, non fecisse iniuriam sed malam rem passam, monstratum; quartam autem causam quarta oratione exponam. Si enim amor fuit qui hæc omnia fecit, haud difficile fugietur erroris fuisse dicti accusam. Quæ enim videmus, habent naturam non quam nos volumus, at quam rei omni accidit; ac per visum animus et in modis imprimitur.
16 αὐτίκα γὰρ ὅταν πολέμια σώματα καὶ πολέμιον ἐπὶ πολεμίᾳ ὁπλίσει κόσμον χαλκοῦ καὶ σιδήρου, τοῦ μὲν ἀλεξητήρια τοῦ δὲ προβλήματα, ἐπιθεάσεται ἡ ὄψις. ἐταράχθη καὶ ἐτάραξε τὴν ψυχήν, ὥστε πολλάκις κινδύνου τοῦ μέλλοντος <ὡς> ὄντος φεύγουσιν ἐκπλαγέντες. ἰσχυρὰ γὰρ ἡ ἀλήθεια τοῦ πὀνου διὰ τὸν φόβον εἰσῳκίσθη τὸν ἀπὸ τῆς ὄψεως, ἥτις ἐλθοῦσα ἐποίησεν ἀμελῆσαι καὶ τοῦ καλοῦ τοῦ διὰ τὸν νόμον κρινομένου καὶ τοῦ ἀγαθοῦ τοῦ διὰ τὴν νίκην γινομένου.
16 Statim enim cum hostilia corpora hostili ad hostilem ordine æris et ferri, illius cum obstacula huius autem defensionem, videbit visus, agitatur et agitat animum, ut sæpe periculo futuro <ut> præsente fugiant edocti. Strenua enim veritas pœnæ per metum pellitur illum ab visu, qui cum venerit facit neglegere et pulchrum per legem iudicatum et bonum per victoriam factum.
17 ἤδη δέ τινες ἰδόντες φοβερὰ καὶ τοῦ παρόντος ἐν τῷ παρόντι χρόνῳ φρονήματος ἐξέστησαν· οὕτως ἀπέσβεσε καὶ ἐξήλασεν ὁ φόβος τὸ νόημα. πολλοὶ δὲ ματαίοις πόνοις καὶ δειναῖς νόσοις καὶ δυσιάτοις μανίαις περιέπεσον· οὕτως εἰκόνας τῶν ὁρωμένων πραγμάτων ἡ ὄψις ἐνέγραψεν ἐν τῷ φρονήματι. καὶ τὰ μὲν δειματοῦντα πολλὰ μὲν παραλείπεται, ὅμοια δ' ἐστὶ τὰ παραλειπόμενα οἷάπερ <τὰ> λεγόμενα.
17 Iam autem aliqui cum vidissent terribilia etiam præsenti in præsenti tempore cogitationi exiere; ita extinguit et expellit metus cogitationem. Multi autem vanis pœnis et terribilibus morbis et insanabilibus furoribus incidere; ita imagines visarum rerum visus pixit in cogitatione. Et alia cum terrentia multa cum omittunt, similia autem sunt omissa talia ac dicta.
18 ἀλλὰ μὴν οἱ γραφεῖς ὅταν ἐκ πολλῶν χρωμάτων καὶ σωμάτων ἓν σῶμα καὶ σχῆμα τελείως ἀπεργάσωνται, τέρπουσι τὴν ὄψιν· ἡ δὲ τῶν ἀνδριάντων ποίησις καὶ ἡ τῶν ἀγαλμάτων ἐργασία θέαν ἡδεῖαν παρέσχετο τοῖς ὄμμασιν. οὕτω τὰ μὲν λυπεῖν τὰ δὲ ποθεῖν πέφυκε τὴν ὄψιν. πολλὰ δὲ πολλοῖς πολλῶν ἔρωτα καὶ πόθον ἐνεργάζεται πραγμάτων καὶ σωμάτων.
18 Sed quidem pictores quando e multis coloribus et exemplis unum corpus et habitum denique perficiant, delectant visum; ac statuarum hominum opus et statuarum divûm laboratio visionem dulcem offerunt oculis. Itaque aliæ cum dolentem aliæ tum cupientem faciunt visionem. Multa autem multis multorum amorem et cupidinem infundunt operum et corporum.
19 εἰ οὖν τῷ τοῦ Ἀλεξάνδρου σώματι τὸ τῆς Ἑλένης ὄμμα ἡσθὲν προθυμίαν καὶ ἅμιλλαν ἔρωτος τῇ ψυχῇ παρέδωκε, τί θαυμαστόν; ὃς εἰ μὲν θεὸς θεῶν θείαν δύναμιν <ἔχων>, πῶς ἂν ὁ ἥσσων εἴη τοῦτον ἀπώσασθαι καὶ ἀμύνασθαι δυνατός; εἰ δ' ἐστὶν ἀνθρώπινον νόσημα καὶ ψυχῆς ἀγνόημα, οὐχ ὡς ἁμάρτημα μεμπτέον ἀλλ' ὡς ἀτύχημα νομιστέον· ἦλθε γάρ, ὡς ἦλθε, τύχης ἀγρεύμασιν, οὐ γνώμης βουλεύμασιν, καὶ ἔρωτος ἀνάγκαις, οὐ τέχνης παρασκευαῖς.
19 Si igitur Alexandri corpore Helenæ oculum delectatum ardorem et cupidinem amoris animo dedit, quid mirandum? Qui si cum est deus deorum divinam potentiam <habens>, quomodo inferior sit huius repellendi et reiciendi capax? Si autem est humanus morbus et animi error, non ut peccatum accusandus at ut res adversa putandus; venit enim, ut venit, fortunæ retibus, non mentis voluntatibus, et amoris coactionibus, non artis parationibus.
20 πῶς οὖν χρὴ δίκαιον ἡγήσασθαι τὸν τῆς Ἑλένης μῶμον, ἥτις εἴτ' ἐρασθεῖσα εἴτε λόγῳ πεισθεῖσα εἴτε βίᾳ ἁρπασθεῖσα εἴτε ὑπὸ θείας ἀνάγκης ἀναγκασθεῖσα ἔπραξεν ἃ ἔπραξε, πάντως διαφεύγει τὴν αἰτίαν;
20 Quo igitur modo necesse rectam ducere Helenæ reprensionem, quæ sive cum amasset sive verbo persuasa sive vi rapta sive sub divina coactione coacta fecit quæ fecit, omnino fugit accusam?
21 ἀφεῖλον τῷ λόγῳ δύσκλειαν γυναικός, ἐνέμεινα τῷ νόμῳ ὃν ἐθέμην ἐν ἀρχῇ τοῦ λόγου· ἐπειράθην καταλῦσαι μώμου ἀδικίαν καὶ δόξης ἀμαθίαν, ἐβουλήθην γράψαι τὸν λόγον Ἑλένης μὲν ἐγκώμιον, ἐμὸν δὲ παίγνιον.
21 Delevi oratione malam mulieris famam, fidelis mansi legi quam posui in principio orationis: conatus sum solvere reprensionis iniustitiam et opinionis ignorantiam, volui inscribere orationem Helenæ cum encomium, meum cum ludum.
1 Κόσμος πόλει μὲν εὐανδρία, σώματι δὲ κάλλος, ψυχῇ δὲ σοφία, πράγματι δὲ ἀρετή, λόγῳ δὲ ἀλήθεια· τὰ δὲ ἐναντία τούτων ἀκοσμία. ἄνδρα δὲ καὶ γυναῖκα καὶ λόγον καὶ ἔργον καὶ πόλιν καὶ πρᾶγμα χρὴ τὸ μὲν ἄξιον ἐπαίνου ἐπαίνῳ τιμᾶν, τῷ δὲ ἀναξίῳ μῶμον ἐπιθεῖναι· ἴση γὰρ ἁμαρτία καὶ ἀμαθία μέμφεσθαί τε τὰ ἐπαινετὰ καὶ ἐπαινεῖν τὰ μωμητά.
1 Ornamentum urbi cum virorum copia, corpori autem pulchritudo, animo tum sapientia, facinori autem virtus, orationi demum veritas; res autem contra hæc licentia. Virumque et mulierem et orationem et opus et urbem et facinus necesse est cum digna encomio encomio honorare, tum indignis reprehensionem imponere: par enim menda et inscientia accusareque laudabilia et laudare reprendibilia.
2 τοῦ δ' αὐτοῦ ἀνδρὸς λέξαι τε τὸ δέον ὀρθῶς καὶ ἐλέγξαι τοὺς μεμφομένους Ἑλένην, γυναῖκα περὶ ἧς ὁμόφωνος καὶ ὁμόψυχος γέγονεν ἥ τε τῶν ποιητῶν ἀκουσάντων πίστις ἥ τε τοῦ ὀνόματος φήμη, ὃ τῶν συμφορῶν μνήμη γέγονεν. ἐγὼ δὲ βούλομαι λογισμόν τινα τῷ λόγῳ δοὺς τὴν μὲν κακῶς ἀκούουσαν παῦσαι τῆς αἰτίας, τοὺς δὲ μεμφομένους ψευδομένους ἐπιδεῖξαι καὶ δείξας τἀληθὲς [ἢ] παῦσαι τῆς ἀμαθίας.
2 Ipsius autem viri dicere recte officium et obiurgare Helenam accusantes, mulierem de qua unisonans et unanimis facta est poëtarumque celebrum fides et nominis fama, quod calamitatum memoria factum est. Ego autem volo argumento quodam orationi dato hanc cum male audientem desinere accusari, {meque} accusantes mentire demonstrare et cum vera monstrarim [vel] auferre inscientia.
3 ὅτι μὲν οὖν φύσει καὶ γένει τὰ πρῶτα τῶν πρώτων ἀνδρῶν καὶ γυναικῶν ἡ γυνὴ περὶ ἧς ὅδε ὁ λόγος, οὐκ ἄδηλον, οὐδὲ ὀλίγοις. δῆλον γὰρ ὡς μητρὸς μὲν Λήδας, πατρὸς δὲ τοῦ μὲν γενομένου θεοῦ, τοῦ δὲ λεγομένου θνητοῦ, Τυνδάρεω καὶ Διός, ὧν ὁ μὲν διὰ τὸ εἶναι ἔδοξεν, ὁ δὲ διὰ τὸ φάναι ἐλέγχθη. καὶ ἦν ὁ μὲν ἀνδρῶν κράτιστος ὁ δὲ πάντων τύραννος.
3 Fuisse cum igitur natura et genere primam primorum virûm et mulierum mulierem de qua hæc oratio, non implanum, nec paucis. Planum enim matris cum Ledæ, patris tum vere [cum] dei, dicti autem mortalis, Tyndarei et Iovis, quorum hic fuisse visus est, ille autem ob dicta reprensus{, eam fuisse}. Ac erat ille cum virûm fortissimus, hic cum omnium tyrannus.
4 ἐκ τοιούτων δὲ γενομένη ἔσχε τὸ ἰσόθεον κάλλος, ὃ λαβοῦσα καὶ οὐ λαθοῦσα ἔσχε· πλείστας δὲ πλείστοις ἐπιθυμίας ἔρωτος ἐνειργάσατο, ἑνὶ δὲ σώματι πολλὰ σώματα συνήγαγεν ἀνδρῶν ἐπὶ μεγάλοις μέγα φρονούντων, ὧν οἱ μὲν πλούτου μεγέθη, οἱ δὲ εὐγενείας παλαιᾶς εὐδοξίαν, οἱ δὲ ἀλκῆς οὶκείας εὐεξίαν, οἱ δὲ σοφίας ἐπικτήτου δύναμιν ἔσχον· καὶ ἧκον ἅπαντες ὑπ' ἔρωτός τε φιλονίκου φιλοτιμίας τε ἀνικήτου.
4 E talibus genita habuit divinam pulchritudinem, quam cum accepisset nec celasset habuit; plurimasque plurimis cupidines amoris infudit, unoque corpore multa corpora coegit virûm de magnis gloriantium, quorum alii cum divitiarum magnitudines, alii tum nobilitatis veteris famam, alii autem roboris familiaris excellentiam, alii demum sapientiæ attactæ potentiam habuere; ac veniebant omnes sub amoremque solicitum ambitionemque invictam.
5 ὅστις μὲν οὖν καὶ δι' ὅτι καὶ ὅπως ἀπέπλησε τὸν ἔρωτα τὴν Ἑλένην λαβών, οὐ λέξω· τὸ γὰρ τοῖς εἰδόσιν ἃ ἴσασι λέγειν πίστιν μὲν ἔχει, τέρψιν δὲ οὐ φέρει. τὸν χρόνον δὲ τῷ λόγῳ τὸν τότε νῦν ὑπερβὰς ἐπὶ τὴν ἀρχὴν τοῦ μέλλοντος λόγου προβήσομαι, καὶ προθήσομαι τὰς αἰτίας, δι' ἃς εἰκὸς ἦν γενέσθαι τὸν τῆς Ἑλένης εἰς τὴν Τροίαν στόλον.
5 Quis cum igitur et quare et quomodo satisfecerit amorem Helena accepta, non dicam: nam quibus viderint quæ videre dicere fidem cum habet, dilectum autem non fert. Tempore tum oratione illo nunc transito ad inceptum futuræ orationis progrediar, ac proponam causas, ob quas naturalis erat factu Helenæ ad Troiam viatio.
6 ἢ γὰρ Τύχης βουλήμασι καὶ θεῶν βουλεύμασι καὶ Ἀνάγκης ψηφίσμασιν ἔπραξεν ἃ ἔπραξεν, ἢ βίᾳ ἁρπασθεῖσα, ἢ λόγοις πεισθεῖσα, <ἢ ὄψει ἐρασθεῖσα>. εἰ μὲν οὖν διὰ τὸ πρῶτον, ἄξιος αἰτιᾶσθαι ὁ αἴτιος μόνος· θεοῦ γὰρ προθυμίαν ἀνθρωπίνῃ προμηθίᾳ ἀδύνατον κωλύειν. πέφυκε γὰρ οὐ τὸ κρεῖσσον ὑπὸ τοῦ ἥσσονος κωλύεσθαι, ἀλλὰ τὸ ἧσσον ὑπὸ τοῦ κρείσσονος ἄρχεσθαι καὶ ἄγεσθαι, καὶ τὸ μὲν κρεῖσσον ἡγεῖσθαι, τὸ δὲ ἧσσον ἕπεσθαι. θεὸς δ' ἀνθρώπου κρεῖσσον καὶ βίᾳ καὶ σοφίᾳ καὶ τοῖς ἄλλοις. εἰ οὖν τῇ Τύχῃ καὶ τῷ θεῷ τὴν αἰτίαν ἀναθετέον, ἢ τὴν Ἑλένην τῆς δυσκλείας ἀπολυτέον.
6 Illa enim Fortunæ voluntatibus ac deorum consiliis ac necessitatis decretis fecit quæ fecit, aut vi rapta, aut verbis suasa, <aut visu amore capta>. Si cum igitur ob primum, dignus accusa noxius solus: dei enim cupidinem humanæ curæ impossibile prohibere. Natura enim non superius ab inferiore prohibetur, at inferius a superiore dominatur duciturque, et superius cum conducit, inferius autem sequitur. Deus viro superior et vi et sapientia et ceteris. Si igitur Fortunæ et deo accusa imponenda, vel Helena ab infamia solvenda.
7 εἰ δὲ βίᾳ ἡρπάσθη καὶ ἀνόμως ἐβιάσθη καὶ ἀδίκως ὑβρίσθη, δῆλον ὅτι ὁ <μὲν> ἁρπάσας ὡς ὑβρίσας ἠδίκησεν, ἡ δὲ ἁρπασθεῖσα ὡς ὑβρισθεῖσα ἐδυστύχησεν. ἄξιος οὖν ὁ μὲν ἐπιχειρήσας βάρβαρος βάρβαρον ἐπιχείρημα καὶ λόγῳ καὶ νόμῳ καὶ ἔργῳ λόγῳ μὲν αἰτίας, νόμῳ δὲ ἀτιμίας, ἔργῳ δὲ ζημίας τυχεῖν· ἡ δὲ βιασθεῖσα καὶ τῆς πατρίδος στερηθεῖσα καὶ τῶν φίλων ὀρφανισθεῖσα πῶς οὐκ ἂν εἰκότως ἐλεηθείη μᾶλλον ἢ κακολογηθείη; ὁ μὲν γὰρ ἔδρασε δεινά, ἡ δὲ ἔπαθε· δίκαιον οὖν τὴν μὲν οἰκτῖρειν, τὸν δὲ μισῆσαι.
7 Si autem vi est rapta et impie coacta et iniuste offensa, planum raptorem ut offensorem iniuriam fecisse, raptamque autem ut offensam rem adversam passam. Dignus igitur barbarus{,} barbarum quod fecit facinus{,} et verbo et lege et re, verbo cum accusationis, lege tum dedecoris, re demum pœnæ {quam celerrime} puniri; tum {vero mulier,} coacta et patria spoliata et caris orbata{,} quomodo recte miseratione non afficiatur potius quam maledictis obruatur? Ille cum enim fecit terribilia, illa tum passa; rectum igitur mulieris miserere, virum autem odisse.
8 εἰ δὲ λόγος ὁ πείσας καὶ τὴν ψυχὴν ἀπατήσας, οὐδὲ πρὸς τοῦτο χαλεπὸν ἀπολογήσασθαι καὶ τὴν αἰτίαν ἀπολύσασθαι ὧδε. λόγος δυνάστης μέγας ἐστίν, ὃς σμικροτάτῳ σώματι καὶ ἀφανεστάτῳ θειότατα ἔργα ἀποτελεῖ· δύναται γὰρ καὶ φόβον παῦσαι καὶ λύπην ἀφελεῖν καὶ χαρὰν ἐνεργάσασθαι καὶ ἔλεον ἐπαυξῆσαι. ταῦτα δὲ ὡς οὕτως ἔχει δείξω·
8 Si autem verbum convicit et animum fefellit, nec contra hoc difficile {eam} defendere et accusa absolvere sic. Verbum dominus magnus est, qui minimo corpore et ignobillimo eximiissima opera perficit: potest enim et metum retinere et dolorem auferre et gaudium producere et miserationem augere. Hæc autem ita esse monstrabo;
9 δεῖ δὲ καὶ δόξῃ δεῖξαι τοῖς ἀκούουσι· τὴν ποίησιν ἅπασαν καὶ νομίζω καὶ ὀνομάζω λόγον ἔχοντα μέτρον· ἧς τοὺς ἀκούοντας εἰσῆλθε καὶ φρίκη περίφοβος καὶ ἔλεος πολύδακρυς καὶ πόθος φιλοπενθής, ἐπ' ἀλλοτρίων τε πραγμάτων καὶ σωμάτων εὐτυχίαις καὶ δυσπραγίαις ἴδιόν τι πάθημα διὰ τῶν λόγων ἔπαθεν ἡ ψυχή. φέρε δὴ πρὸς ἄλλον ἀπ' ἄλλου μεταστῶ λόγον.
9 Necesse est autem et convictione demonstrare audientibus; poesin totam et puto et voco orationem metrum habentem: cuius audientes {semper} penetrat et horror terroris et miseratio multis lacrimis et cupido dolori supinus, ob aliorum operum et corporum secundis et adversis rebus suum quendam dolorem ob verba patitur animus. Igitur ad aliam ab alia movebor ratiocinationem.
10 αἱ γὰρ ἔνθεοι διὰ λόγων ἐπῳδαὶ ἐπαγωγοὶ ἡδονῆς, ἀπαγωγοὶ λύπης γίνονται· συγγινομένη γὰρ τῇ δόξῃ τῆς ψυχῆς ἡ δύναμις τῆς ἐπῳδῆς ἔθελξε καὶ ἔπεισε καὶ μετέστησεν αὐτὴν γοητείᾷ. γοητείας δὲ καὶ μαγείας δισσαὶ τέχναι εὕρηνται, αἵ εἰσι ψυχῆς ἁμαρτήματα καὶ δόξης ἀπατήματα.
10 Divinitus enim per verba inspirata fascina adlatores libidinis, ablatores doloris sunt; confiens enim opinione animi potentia fascini seducit et persuadet et movet eum magica arte. Artis magicæ autem et fascini duplices artes repertæ sunt, quæ sunt animi errores et opinionis doli.
11 ὅσοι δὲ ὅσους περὶ ὅσων καὶ ἔπεισαν καὶ πείθουσι δὲ ψευδῆ λόγον πλάσαντες. εἰ μὲν γὰρ πάντες περὶ πάντων εἶχον τῶν <τε> παροιχομένων μνήμην τῶν τε παρόντων <ἔννοιαν> τῶν τε μελλόντων πρόνοιαν, οὐκ ἂν ὁμοίως [ὅμοιος ἦν] ὁ λόγος ἠπάτα. νῦν γε οὔτε μνησθῆναι τὸ παροιχόμενον οὔτε σκέψασθαι τὸ παρὸν οὔτε μαντεύσασθαι τὸ μέλλον εὐπόρως ἔχει· ὥστε περὶ τῶν πλείστων οἱ πλεῖστοι τὴν δόξαν σύμβουλον τῇ ψυχῇ παρέχονται. ἡ δὲ δόξα σφαλερὰ καὶ ἀβέβαιος οὖσα σφαλεραῖς καὶ ἀβεβαίοις εὐτυχίαις περιβάλλει τοὺς αὐτῇ χρωμένους.
11 Quam multi autem quam multis de quam multis et suasere et suadunt falsa oratione formata! Si cum enim omnes de omnibus haberent de præteritis<que> memoriam et de præsentibus <conscientiam> ac de futuris previdentiam, [esset æqualis]{,} non æqualiter oratio deciperet. Nunc autem nec meminisse præteritum nec examinare præsens nec vaticinari futurum facile est; ut de plerisque plerique opinionem suasorem animo sumant. At opinio periculosa et insicura cum sit periculosos et insicuros eventus circumdat eā utentibus.
12 τίς οὖν αἰτία κωλύει καὶ τὴν Ἑλένην νομίσαι ἐλθεῖν ὁμοίως ἄκουσαν οὖσαν ὥσπερ εἰ βιατήρων βίᾳ ἡρπάσθη; ἡ γὰρ τῆς πειθοῦς ἕξις, καίτοι εἰ ἀνάγκης εἶδος ἔχει μὲν οὔ, τὴν δὲ δύναμιν τὴν αὐτὴν ἔχει. λόγος γὰρ ψυχὴν ὁ πείσας, ἣν ἔπεισεν, ἠνάγκασε καὶ πιθέσθαι τοῖς λεγομένοις καὶ συναινέσαι τοῖς ποιουμένοις. ὁ μὲν οὖν πείσας ὡς ἀναγκάσας ἀδικεῖ, ἡ δὲ πεισθεῖσα ὡς ἀναγκασθεῖσα τῷ λόγῳ μάτην ἀκούει κακῶς.
12 Quæ igitur causa impedit etiam ne Helenam putemus ivisse æqualiter invita ac quidem si raptorum? vi rapta esset? Nam persuasionis habitus, etiamsi necessitatis aspectum ei cum non est, potentiam tum eandem habet. Verbum enim quod animo persuasit, cui persuasit, coegit et parere dictis et consentire factis. Persuasor cum igitur ut coactor iniuriam facit, persuasa autem ut coacta verbo frustra male audit.
13 ὅτι δ' ἡ πειθὼ προσιοῦσα τῷ λόγῳ καὶ τὴν ψυχὴν ἐτυπώσατο ὅπως ἐβούλετο, χρὴ μαθεῖν πρῶτον μὲν τοὺς τῶν μετεωρολόγων λόγους, οἵτινες δόξαν ἀντὶ δόξης τὴν μὲν ἀφελόμενοι τὴν δ' ἐνεργασάμενοι τὰ ἄπιστα καὶ ἄδηλα φαίνεσθαι τοῖς τῆς δόξης ὄμμασιν ἐποίησαν· δεύτερον δὲ τοὺς ἀναγκαίους διὰ λόγων ἀγῶνας, ἐν οἷς εἷς λόγος πολὺν ὄχλον ἔτερψε καὶ ἔπεισε τέχνῃ γραφείς, οὐκ ἀληθείᾳ λεχθείς· τρίτον <δὲ> φιλοσόφων λόγων ἁμίλλας, ἐν αἷς δείκνυται καὶ γνώμης τάχος ὡς εὐμετάβολον ποιοῦν τὴν τῆς δόξης πίστιν.
13 Quod autem persuasio verbo iuncta etiam animum format ut vult, necesse noscere primum cum metereologûm orationes, quæ opinionem contra opinionem illam cum delentes illam autem formantes ut incredibilia et immanifesta monstrentur opinionis oculis efficiunt; secundum autem necessaria per verba certamina, in quibus una oratio magnam turbam delectat et persuadet arte scripta, non veritate dicta; tertium <demum> philosophûm verborum contentiones, in quibus monstratur etiam conoscentiæ rapiditas ut mutabilem facientem opinionis fidem.
14 τὸν αὐτὸν δὲ λόγον ἔχει ἥ τε τοῦ λόγου δύναμις πρὸς τὴν τῆς ψυχῆς τάξιν ἥ τε τῶν φαρμάκων τάξις πρὸς τὴν τῶν σωμάτων φύσιν. ὥσπερ γὰρ τῶν φαρμάκων ἄλλους ἄλλα χυμοὺς ἐκ τοῦ σώματος ἐξάγει, καὶ τὰ μὲν νόσου τὰ δὲ βίου παύει, οὕτω καὶ τῶν λόγων οἱ μὲν ἐλύπησαν, οἱ δὲ ἔτερψαν, οἱ δὲ ἐφόβησαν, οἱ δὲ εἰς θάρσος κατέστησαν τοὺς ἀκούοντας, οἱ δὲ πειθοῖ τινι κακῇ τὴν ψυχὴν ἐφαρμάκευσαν καὶ ἐξεγοήτευσαν.
14 Ipsam autem rationem habet et orationis potentia cum animi affectione et pharmacorum officium cum corporum natura. Nam æqualiter pharmacorum alios alia humores ex corpore exagunt, et alia cum morbum alia autem vitam interpellunt, ita etiam verborum alia cum adfligunt, alii autem delectant, alii tum terrent, alii demum ad decisionem dirigunt audientes, alii vero suasioni cuidam malæ animum medicant et seducunt.
15 καὶ ὅτι μέν, εἰ λόγῳ ἐπείσθη, οὐκ ἠδίκησεν ἀλλ' ἠτύχησεν, εἴρηται· τὴν δὲ τετάρτην αἰτίαν τῷ τετάρτῳ λόγῳ διέξειμι. εἰ γὰρ ἔρως ἦν ὁ ταῦτα πάντα πράξας, οὐ χαλεπῶς διαφεύξεται τὴν τῆς λεγομένης γεγονέναι ἁμαρτίας αἰτίαν. ἃ γὰρ ὁρῶμεν, ἔχει φύσιν οὐχ ἣν ἡμεῖς θέλομεν, ἀλλ' ἣν ἕκαστον ἔτυχε· διὰ δὲ τῆς ὄψεως ἡ ψυχὴ κἀν τοῖς τρόποις τυποῦται.
15 Et {eam} cum, si verbo suasam, non fecisse iniuriam sed malam rem passam, monstratum; quartam autem causam quarta oratione exponam. Si enim amor fuit qui hæc omnia fecit, haud difficile fugietur erroris fuisse dicti accusam. Quæ enim videmus, non habent naturam quam nos volumus, at quæ ad rem omnem cecidit; ac per visum animus et in affectionibus imprimitur.
16 αὐτίκα γὰρ ὅταν πολέμια σώματα καὶ πολέμιον ἐπὶ πολεμίᾳ ὁπλίσει κόσμον χαλκοῦ καὶ σιδήρου, τοῦ μὲν ἀλεξητήρια τοῦ δὲ προβλήματα, ἐπιθεάσεται ἡ ὄψις. ἐταράχθη καὶ ἐτάραξε τὴν ψυχήν, ὥστε πολλάκις κινδύνου τοῦ μέλλοντος <ὡς> ὄντος φεύγουσιν ἐκπλαγέντες. ἰσχυρὰ γὰρ ἡ ἀλήθεια τοῦ πὀνου διὰ τὸν φόβον εἰσῳκίσθη τὸν ἀπὸ τῆς ὄψεως, ἥτις ἐλθοῦσα ἐποίησεν ἀμελῆσαι καὶ τοῦ καλοῦ τοῦ διὰ τὸν νόμον κρινομένου καὶ τοῦ ἀγαθοῦ τοῦ διὰ τὴν νίκην γινομένου.
16 Statim enim cum hostilia corpora hostilem in hostilem parabunt ordinem æris et ferri, illius cum defensus huius autem aggressus, videbit visus, agitabitur et agitabit animum, ut sæpe periculo futuro <ut> præsente fugiant edocti. Potens enim veritas pœnæ ob metum consistit illum a visu, qui cum venerit efficit ut neglegatur et pulchrum per legem iudicatum et bonum per victoriam factum.
17 ἤδη δέ τινες ἰδόντες φοβερὰ καὶ τοῦ παρόντος ἐν τῷ παρόντι χρόνῳ φρονήματος ἐξέστησαν· οὕτως ἀπέσβεσε καὶ ἐξήλασεν ὁ φόβος τὸ νόημα. πολλοὶ δὲ ματαίοις πόνοις καὶ δειναῖς νόσοις καὶ δυσιάτοις μανίαις περιέπεσον· οὕτως εἰκόνας τῶν ὁρωμένων πραγμάτων ἡ ὄψις ἐνέγραψεν ἐν τῷ φρονήματι. καὶ τὰ μὲν δειματοῦντα πολλὰ μὲν παραλείπεται, ὅμοια δ' ἐστὶ τὰ παραλειπόμενα οἷάπερ <τὰ> λεγόμενα.
17 Iam autem aliqui cum vidissent terribilia etiam præsenti in præsenti tempore mente exiere: ita extinguit et expellit metus cogitationem. Multi autem vanis pœnis et terribilibus morbis et insanabilibus furoribus incidere: ita imagines visarum rerum visus pingit in mente. Et alia cum terrentia multa cum omittuntur, simillima autem sunt omissa dictis.
18 ἀλλὰ μὴν οἱ γραφεῖς ὅταν ἐκ πολλῶν χρωμάτων καὶ σωμάτων ἓν σῶμα καὶ σχῆμα τελείως ἀπεργάσωνται, τέρπουσι τὴν ὄψιν· ἡ δὲ τῶν ἀνδριάντων ποίησις καὶ ἡ τῶν ἀγαλμάτων ἐργασία θέαν ἡδεῖαν παρέσχετο τοῖς ὄμμασιν. οὕτω τὰ μὲν λυπεῖν τὰ δὲ ποθεῖν πέφυκε τὴν ὄψιν. πολλὰ δὲ πολλοῖς πολλῶν ἔρωτα καὶ πόθον ἐνεργάζεται πραγμάτων καὶ σωμάτων.
18 Sed quidem pictores quando e multis coloribus et exemplis unum corpus et habitum denique perficiant, delectant visum; ac statuarum formatio et simulacrûm laboratio visionem dulcem offerunt oculis. Itaque aliæ cum dolentem aliæ tum cupientem faciunt visionem. Multa autem multis multorum amorem et cupidinem infundunt operum et corporum.
19 εἰ οὖν τῷ τοῦ Ἀλεξάνδρου σώματι τὸ τῆς Ἑλένης ὄμμα ἡσθὲν προθυμίαν καὶ ἅμιλλαν ἔρωτος τῇ ψυχῇ παρέδωκε, τί θαυμαστόν; ὃς εἰ μὲν θεὸς θεῶν θείαν δύναμιν <ἔχων>, πῶς ἂν ὁ ἥσσων εἴη τοῦτον ἀπώσασθαι καὶ ἀμύνασθαι δυνατός; εἰ δ' ἐστὶν ἀνθρώπινον νόσημα καὶ ψυχῆς ἀγνόημα, οὐχ ὡς ἁμάρτημα μεμπτέον ἀλλ' ὡς ἀτύχημα νομιστέον· ἦλθε γάρ, ὡς ἦλθε, τύχης ἀγρεύμασιν, οὐ γνώμης βουλεύμασιν, καὶ ἔρωτος ἀνάγκαις, οὐ τέχνης παρασκευαῖς.
19 Si igitur Alexandri corpore Helenæ oculus delectatus ardorem et cupidinem amoris animo dedit, quid mirandum? Qui si cum est deus deorum divinam potentiam <habens>, quomodo inferior sit huius repellendi et reiciendi capax? Si autem est humanus morbus et animi error, non ut peccatum accusandus at ut res adversa putandus: venit enim, ut venit, fortunæ retibus, non mentis voluntatibus, et amoris coactionibus, non artis parationibus.
20 πῶς οὖν χρὴ δίκαιον ἡγήσασθαι τὸν τῆς Ἑλένης μῶμον, ἥτις εἴτ' ἐρασθεῖσα εἴτε λόγῳ πεισθεῖσα εἴτε βίᾳ ἁρπασθεῖσα εἴτε ὑπὸ θείας ἀνάγκης ἀναγκασθεῖσα ἔπραξεν ἃ ἔπραξε, πάντως διαφεύγει τὴν αἰτίαν;
20 Quo igitur modo necesse rectam ducere Helenæ reprensionem, quæ sive cum amasset sive verbo persuasa sive vi rapta sive a divina coactione coacta fecit quæ fecit, omnino fugit accusam?
21 ἀφεῖλον τῷ λόγῳ δύσκλειαν γυναικός, ἐνέμεινα τῷ νόμῳ ὃν ἐθέμην ἐν ἀρχῇ τοῦ λόγου· ἐπειράθην καταλῦσαι μώμου ἀδικίαν καὶ δόξης ἀμαθίαν, ἐβουλήθην γράψαι τὸν λόγον Ἑλένης μὲν ἐγκώμιον, ἐμὸν δὲ παίγνιον.
21 Delevi oratione malam mulieris famam, immansi lege quam posui in principio orationis: conatus sum solvere reprensionis iniustitiam et opinionis ignorantiam, volui inscribere orationem Helenæ cum encomium, meum cum ludum.
1 Κόσμος πόλει μὲν εὐανδρία, σώματι δὲ κάλλος, ψυχῇ δὲ σοφία, πράγματι δὲ ἀρετή, λόγῳ δὲ ἀλήθεια· τὰ δὲ ἐναντία τούτων ἀκοσμία. ἄνδρα δὲ καὶ γυναῖκα καὶ λόγον καὶ ἔργον καὶ πόλιν καὶ πρᾶγμα χρὴ τὸ μὲν ἄξιον ἐπαίνου ἐπαίνῳ τιμᾶν, τῷ δὲ ἀναξίῳ μῶμον ἐπιθεῖναι· ἴση γὰρ ἁμαρτία καὶ ἀμαθία μέμφεσθαί τε τὰ ἐπαινετὰ καὶ ἐπαινεῖν τὰ μωμητά.
1 Ornamentum urbi cum virorum copia, corpori autem pulchritudo, animo tum sapientia, facinori autem virtus, orationi demum veritas; res autem contra hæc licentia. Virumque et mulierem et orationem et opus et urbem et facinus necesse est cum digna encomio encomio honorare, tum indignis reprehensionem imponere: par enim menda et inscientia accusareque laudabilia et laudare reprendibilia.
2 τοῦ δ' αὐτοῦ ἀνδρὸς λέξαι τε τὸ δέον ὀρθῶς καὶ ἐλέγξαι τοὺς μεμφομένους Ἑλένην, γυναῖκα περὶ ἧς ὁμόφωνος καὶ ὁμόψυχος γέγονεν ἥ τε τῶν ποιητῶν ἀκουσάντων πίστις ἥ τε τοῦ ὀνόματος φήμη, ὃ τῶν συμφορῶν μνήμη γέγονεν. ἐγὼ δὲ βούλομαι λογισμόν τινα τῷ λόγῳ δοὺς τὴν μὲν κακῶς ἀκούουσαν παῦσαι τῆς αἰτίας, τοὺς δὲ μεμφομένους ψευδομένους ἐπιδεῖξαι καὶ δείξας τἀληθὲς [ἢ] παῦσαι τῆς ἀμαθίας.
2 Ipsius autem viri dicere recte officium et obiurgare Helenam accusantes, mulierem de qua unisonans et unanimis facta est poëtarumque celebrum fides et nominis fama, quod calamitatum memoria factum est. Ego autem volo argumento quodam orationi dato hanc cum male audientem desinere accusari, {meque} accusantes mentire demonstrare et cum vera monstrarim [vel] auferre inscientia.
3 ὅτι μὲν οὖν φύσει καὶ γένει τὰ πρῶτα τῶν πρώτων ἀνδρῶν καὶ γυναικῶν ἡ γυνὴ περὶ ἧς ὅδε ὁ λόγος, οὐκ ἄδηλον, οὐδὲ ὀλίγοις. δῆλον γὰρ ὡς μητρὸς μὲν Λήδας, πατρὸς δὲ τοῦ μὲν γενομένου θεοῦ, λεγομένου δὲ θνητοῦ, Τυνδάρεω καὶ Διός, ὧν ὁ μὲν διὰ τὸ εἶναι ἔδοξεν, ὁ δὲ διὰ τὸ φάναι ἐλέγχθη. καὶ ἦν ὁ μὲν ἀνδρῶν κράτιστος ὁ δὲ πάντων τύραννος.
3 Fuisse cum igitur natura et genere primam primorum virûm et mulierum mulierem de qua hæc oratio, non implanum, nec paucis. Planum enim matris cum Ledæ, patris tum vere cum dei, dicti autem mortalis, Tyndarei et Iovis, quorum hic fuisse visus est, ille autem ob dicta reprensus{, eam fuisse}. Ac erat ille cum virûm fortissimus, hic cum omnium tyrannus.
4 ἐκ τοιούτων δὲ γενομένη ἔσχε τὸ ἰσόθεον κάλλος, ὃ λαβοῦσα καὶ οὐ λαθοῦσα ἔσχε· πλείστας δὲ πλείστοις ἐπιθυμίας ἔρωτος ἐνειργάσατο, ἑνὶ δὲ σώματι πολλὰ σώματα συνήγαγεν ἀνδρῶν ἐπὶ μεγάλοις μέγα φρονούντων, ὧν οἱ μὲν πλούτου μεγέθη, οἱ δὲ εὐγενείας παλαιᾶς εὐδοξίαν, οἱ δὲ ἀλκῆς ἰδίας εὐεξίαν, οἱ δὲ σοφίας ἐπικτήτου δύναμιν ἔσχον· καὶ ἧκον ἅπαντες ὑπ' ἔρωτός τε φιλονίκου φιλοτιμίας τε ἀνικήτου.
4 E talibus genita habuit divinam pulchritudinem, quam cum accepisset nec celasset habuit; plurimasque plurimis cupidines amoris infudit, unoque corpore multa corpora coegit virûm de magnis gloriantium, quorum alii cum divitiarum magnitudines, alii tum nobilitatis veteris famam, alii autem roboris suæ excellentiam, alii demum sapientiæ attactæ potentiam habuere; ac veniebant omnes sub amoremque solicitum ambitionemque invictam.
5 ὅστις μὲν οὖν καὶ δι' ὅτι καὶ ὅπως ἀπέπλησε τὸν ἔρωτα τὴν Ἑλένην λαβών, οὐ λέξω· τὸ γὰρ τοῖς εἰδόσιν ἃ ἴσασι λέγειν πίστιν μὲν ἔχει, τέρψιν δὲ οὐ φέρει. τὸν χρόνον δὲ τῷ λόγῳ τὸν τότε νῦν ὑπερβὰς ἐπὶ τὴν ἀρχὴν τοῦ μέλλοντος λόγου προβήσομαι, καὶ προθήσομαι τὰς αἰτίας, δι' ἃς εἰκὸς ἦν γενέσθαι τὸν τῆς Ἑλένης εἰς τὴν Τροίαν στόλον.
5 Quis cum igitur et quare et quomodo satisfecerit amorem Helena accepta, non dicam: nam quibus viderint quæ videre dicere fidem cum habet, dilectum autem non fert. Tempore tum oratione illo nunc transito ad inceptum futuræ orationis progrediar, ac proponam causas, ob quas naturalis erat factu Helenæ ad Troiam viatio.
6 ἢ γὰρ Τύχης βουλήμασι καὶ θεῶν βουλεύμασι καὶ Ἀνάγκης ψηφίσμασιν ἔπραξεν ἃ ἔπραξεν, ἢ βίᾳ ἁρπασθεῖσα, ἢ λόγοις πεισθεῖσα, [ἢ ἔρωτι ἁλοῦσα]. εἰ μὲν οὖν διὰ τὸ πρῶτον, ἄξιος αἰτιᾶσθαι ὁ αἰτιώμενος· θεοῦ γὰρ προθυμίαν ἀνθρωπίνῃ προμηθίᾳ ἀδύνατον κωλύειν. πέφυκε γὰρ οὐ τὸ κρεῖσσον ὑπὸ τοῦ ἥσσονος κωλύεσθαι, ἀλλὰ τὸ ἧσσον ὑπὸ τοῦ κρείσσονος ἄρχεσθαι καὶ ἄγεσθαι, καὶ τὸ μὲν κρεῖσσον ἡγεῖσθαι, τὸ δὲ ἧσσον ἕπεσθαι. θεὸς δ' ἀνθρώπου κρεῖσσον καὶ βίᾳ καὶ σοφίᾳ καὶ τοῖς ἄλλοις. εἰ οὖν τῇ Τύχῃ καὶ τῷ θεῷ τὴν αἰτίαν ἀναθετέον, ἢ τὴν Ἑλένην τῆς δυσκλείας ἀπολυτέον.
6 Illa enim Fortunæ voluntatibus ac deorum consiliis ac necessitatis decretis fecit quæ fecit, aut vi rapta, aut verbis suasa, [aut amore capta]. Si cum igitur ob primum, dignus accusa qui accusatur: dei enim cupidinem humanæ curæ impossibile prohibere. Natura enim non superius ab inferiore prohibetur, at inferius a superiore dominatur duciturque, et superius cum conducit, inferius autem sequitur. Deus viro superior et vi et sapientia et ceteris. Si igitur Fortunæ et deo accusa imponenda, vel Helena ab infamia solvenda.
7 εἰ δὲ βίᾳ ἡρπάσθη καὶ ἀνόμως ἐβιάσθη καὶ ἀδίκως ὑβρίσθη, δῆλον ὅτι ὁ <μὲν> ἁρπάσας ὡς ὑβρίσας ἠδίκησεν, ἡ δὲ ἁρπασθεῖσα ὡς ὑβρισθεῖσα ἐδυστύχησεν. ἄξιος οὖν ὁ μὲν ἐπιχειρήσας βάρβαρος βάρβαρον ἐπιχείρημα καὶ λόγῳ καὶ νόμῳ καὶ ἔργῳ λόγῳ μὲν αἰτίας, νόμῳ δὲ ἀτιμίας, ἔργῳ δὲ ζημίας τυχεῖν· ἡ δὲ βιασθεῖσα καὶ τῆς πατρίδος στερηθεῖσα καὶ τῶν φίλων ὀρφανισθεῖσα πῶς οὐκ ἂν εἰκότως ἐλεηθείη μᾶλλον ἢ κακολογηθείη; ὁ μὲν γὰρ ἔδρασε δεινά, ἡ δὲ ἔπαθε· δίκαιον οὖν τὴν μὲν οἰκτῖρειν, τὸν δὲ μισῆσαι.
7 Si autem vi est rapta et impie coacta et iniuste offensa, planum raptorem ut offensorem iniuriam fecisse, raptamque autem ut offensam rem adversam passam. Dignus igitur barbarus{,} barbarum quod fecit facinus{,} et verbo et lege et re, verbo cum accusationis, lege tum dedecoris, re demum pœnæ {quam celerrime} puniri; tum {vero mulier,} coacta et patria spoliata et caris orbata{,} quomodo recte miseratione non afficiatur potius quam maledictis obruatur? Ille cum enim fecit terribilia, illa tum passa; rectum igitur mulieris miserere, virum autem odisse.
8 εἰ δὲ λόγος ὁ πείσας καὶ τὴν ψυχὴν ἀπατήσας, οὐδὲ πρὸς τοῦτο χαλεπὸν ἀπολογήσασθαι καὶ τὴν αἰτίαν ἀπολύσασθαι ὧδε. λόγος δυνάστης μέγας ἐστίν, ὃς σμικροτάτῳ σώματι καὶ ἀφανεστάτῳ θειότατα ἔργα ἀποτελεῖ· δύναται γὰρ καὶ φόβον παῦσαι καὶ λύπην ἀφελεῖν καὶ χαρὰν ἐνεργάσασθαι καὶ ἔλεον ἐπαυξῆσαι. ταῦτα δὲ ὡς οὕτως ἔχει δείξω·
8 Si autem verbum convicit et animum fefellit, nec contra hoc difficile {eam} defendere et accusa absolvere sic. Verbum dominus magnus est, qui minimo corpore et ignobillimo eximiissima opera perficit: potest enim et metum retinere et dolorem auferre et gaudium producere et miserationem augere. Hæc autem ita esse monstrabo;
9 δεῖ δὲ καὶ δόξῃ δεῖξαι τοῖς ἀκούουσι· τὴν ποίησιν ἅπασαν καὶ νομίζω καὶ ὀνομάζω λόγον ἔχοντα μέτρον· ἧς τοὺς ἀκούοντας εἰσῆλθε καὶ φρίκη περίφοβος καὶ ἔλεος πολύδακρυς καὶ πόθος φιλοπενθής, ἐπ' ἀλλοτρίων τε πραγμάτων καὶ σωμάτων εὐτυχίαις καὶ δυσπραγίαις ἴδιόν τι πάθημα διὰ τῶν λόγων ἔπαθεν ἡ ψυχή. φέρε δὴ πρὸς ἄλλον ἀπ' ἄλλου μεταστῶ λόγον.
9 Necesse est autem et convictione demonstrare audientibus; poesin totam et puto et voco orationem metrum habentem: cuius audientes {semper} penetrat et horror terroris et miseratio multis lacrimis et cupido dolori supinus, ob aliorum operum et corporum secundis et adversis rebus suum quendam dolorem ob verba patitur animus. Igitur ad aliam ab alia movebor ratiocinationem.
10 αἱ γὰρ ἔνθεοι διὰ λόγων ἐπῳδαὶ ἐπαγωγοὶ ἡδονῆς, ἀπαγωγοὶ λύπης γίνονται· συγγινομένη γὰρ τῇ δόξῃ τῆς ψυχῆς ἡ δύναμις τῆς ἐπῳδῆς ἔθελξε καὶ ἔπεισε καὶ μετέστησεν αὐτὴν γοητείᾷ. γοητείας δὲ καὶ μαγείας δισσαὶ τέχναι εὕρηνται, αἵ εἰσι ψυχῆς ἁμαρτήματα καὶ δόξης ἀπατήματα.
10 Divinitus enim per verba inspirata fascina adlatores libidinis, ablatores doloris sunt; confiens enim opinione animi potentia fascini seducit et persuadet et movet eum magica arte. Artis magicæ autem et fascini duplices artes repertæ sunt, quæ sunt animi errores et opinionis doli.
11 ὅσοι δὲ ὅσους περὶ ὅσων καὶ ἔπεισαν καὶ πείθουσι δὲ ψευδῆ λόγον πλάσαντες. εἰ μὲν γὰρ πάντες περὶ πάντων εἶχον τῶν <τε> παροιχομένων μνήμην τῶν τε παρόντων <ἔννοιαν> τῶν τε μελλόντων πρόνοιαν, οὐκ ἂν ὁμοίως ὅμοιος ἦν ὁ λόγος, οἷς τὰ νῦν γε οὔτε μνησθῆναι τὸ παροιχόμενον οὔτε σκέψασθαι τὸ παρὸν οὔτε μαντεύσασθαι τὸ μέλλον εὐπόρως ἔχει· ὥστε περὶ τῶν πλείστων οἱ πλεῖστοι τὴν δόξαν σύμβουλον τῇ ψυχῇ παρέχονται. ἡ δὲ δόξα σφαλερὰ καὶ ἀβέβαιος οὖσα σφαλεραῖς καὶ ἀβεβαίοις εὐτυχίαις περιβάλλει τοὺς αὐτῇ χρωμένους.
11 Quam multi autem quam multis de quam multis et suasere et suadunt falsa oratione formata! Si cum enim omnes de omnibus haberent de præteritis<que> memoriam et de præsentibus <conscientiam> ac de futuris previdentiam, non æqualiter æqualis esset oratio, quibus nunc quidem nec meminisse præteritum nec examinare præsens nec vaticinari futurum facile est; ut de plerisque plerique opinionem suasorem animo sumant. At opinio periculosa et insicura cum sit periculosos et insicuros eventus circumdat eā utentibus.
12 τίς οὖν αἰτία κωλύει καὶ τὴν Ἐλένην ὕμνος ἦλθεν ὁμοίως ἂν οὐ νέαν οὖσαν ὥσπερ εἰ βιατήριον βία ἡρπάσθη. τὸ γὰρ τῆς πειθοῦς ἐξῆν ὁ δὲ νοῦς καίτοι εἰ ἀναγκη ὁ εἰδὼς ἕξει μὲν οὖν, τὴν δὲ δύναμιν τὴν αὐτὴν ἔχει. λόγος γὰρ ψυχὴν ὁ πείσας, ἣν ἔπεισεν, ἠνάγκασε καὶ πιθέσθαι τοῖς λεγομένοις καὶ συναινέσαι τοῖς ποιουμένοις. ὁ μὲν οὖν πείσας ὡς ἀναγκάσας ἀδικεῖ, ἡ δὲ πεισθεῖσα ὡς ἀναγκασθεῖσα τῷ λόγῳ μάτην ἀκούει κακῶς.
12 Quædam igitur causa impedit etiam ne Helenam hymnus adierit æqualiter non iuvenis cum esset ut quidem si roboris medium vis rapta sit. Nam persuasioni licebat mensque et vero si necessitas quæ viderit habebit cum igitur, potentiam autem eandem habet. Verbum enim quod animo persuasit, cui persuasit, coegit et parere dictis et consentire factis. Persuasor cum igitur ut coactor iniuriam facit, persuasa autem ut coacta verbo frustra male audit.
13 ὅτι δ' ἡ πειθὼ προσιοῦσα τῷ λόγῳ καὶ τὴν ψυχὴν ἐτυπώσατο ὅπως ἐβούλετο, χρὴ μαθεῖν πρῶτον μὲν τοὺς τῶν μετεωρολόγων λόγους, οἵτινες δόξαν ἀντὶ δόξης τὴν μὲν ἀφελόμενοι τὴν δ' ἐνεργασάμενοι τὰ ἄπιστα καὶ ἄδηλα φαίνεσθαι τοῖς τῆς δόξης ὄμμασιν ἐποίησαν· δεύτερον δὲ τοὺς ἀναγκαίους διὰ λόγων ἀγῶνας, ἐν οἷς εἷς λόγος πολὺν ὄχλον ἔτερψε καὶ ἔπεισε τέχνῃ γραφείς, οὐκ ἀληθείᾳ λεχθείς· τρίτον <δὲ> φιλοσόφων λόγων ἁμίλλας, ἐν αἷς δείκνυται καὶ γνώμης τάχος ὡς εὐμετάβολον ποιοῦν τὴν τῆς δόξης πίστιν.
13 Quod autem persuasio verbo iuncta etiam animum format ut vult, necesse noscere primum cum metereologûm orationes, quæ opinionem contra opinionem illam cum delentes illam autem formantes ut incredibilia et immanifesta monstrentur opinionis oculis efficiunt; secundum autem necessaria per verba certamina, in quibus una oratio magnam turbam delectat et persuadet arte scripta, non veritate dicta; tertium <demum> philosophûm verborum contentiones, in quibus monstratur etiam conoscentiæ rapiditas ut mutabilem facientem opinionis fidem.
14 τὸν αὐτὸν δὲ λόγον ἔχει ἥ τε τοῦ λόγου δύναμις πρὸς τὴν τῆς ψυχῆς τάξιν ἥ τε τῶν φαρμάκων τάξις πρὸς τὴν τῶν σωμάτων φύσιν. ὥσπερ γὰρ τῶν φαρμάκων ἄλλους ἄλλα χυμοὺς ἐκ τοῦ σώματος ἐξάγει, καὶ τὰ μὲν νόσου τὰ δὲ βίου παύει, οὕτω καὶ τῶν λόγων οἱ μὲν ἐλύπησαν, οἱ δὲ ἔτερψαν, οἱ δὲ ἐφόβησαν, οἱ δὲ εἰς θάρσος κατέστησαν τοὺς ἀκούοντας, οἱ δὲ πειθοῖ τινι κακῇ τὴν ψυχὴν ἐφαρμάκευσαν καὶ ἐξεγοήτευσαν.
14 Ipsam autem rationem habet et orationis potentia cum animi affectione et pharmacorum officium cum corporum natura. Nam æqualiter pharmacorum alios alia humores ex corpore exagunt, et alia cum morbum alia autem vitam interpellunt, ita etiam verborum alia cum adfligunt, alii autem delectant, alii tum terrent, alii demum ad decisionem dirigunt audientes, alii vero suasioni cuidam malæ animum medicant et seducunt.
15 καὶ ὅτι μέν, εἰ λόγῳ ἐπείσθη, οὐκ ἠδίκησεν ἀλλ' ἠτύχησεν, εἴρηται· τὴν δὲ τετάρτην αἰτίαν τῷ τετάρτῳ λόγῳ διέξειμι. εἰ γὰρ ἔρως ἦν ὁ ταῦτα πάντα πράξας, οὐ χαλεπῶς διαφεύξεται τὴν τῆς λεγομένης γεγονέναι ἁμαρτίας αἰτίαν. ἃ γὰρ ὁρῶμεν, ἔχει φύσιν οὐχ ἣν ἡμεῖς θέλομεν, ἀλλ' ἣν ἕκαστον ἔτυχε· διὰ δὲ τῆς ὄψεως ἡ ψυχὴ κἀν τοῖς τρόποις τυποῦται.
15 Et {eam} cum, si verbo suasam, non fecisse iniuriam sed malam rem passam, monstratum; quartam autem causam quarta oratione exponam. Si enim amor fuit qui hæc omnia fecit, haud difficile fugietur erroris fuisse dicti accusam. Quæ enim videmus, non habent naturam quam nos volumus, at quæ ad rem omnem cecidit; ac per visum animus et in affectionibus imprimitur.
16 αὐτίκα γὰρ ὅταν πολέμια σώματα [καὶ] πολέμιον ἐπὶ πολεμίοις ὁπλίσῃ κόσμον χαλκοῦ καὶ σιδήρου, τοῦ μὲν ἀλεξητήριον τοῦ δὲ ... προβλήματα, εἰ θεάσεται ἡ ὄψις ἐταράχθη καὶ ἐτάραξε τὴν ψυχήν, ὥστε πολλάκις κινδύνου τοῦ μέλλοντος [ὡς] ὄντος φεύγουσιν ἐκπλαγέντες. ἰσχυρὰ γὰρ ἡ συνήθεια τοῦ νόμου διὰ τὸν φόβον ἐξῳκίσθη τὸν ἀπὸ τῆς ὄψεως, ἥτις ἐλθοῦσα ἐποίησεν ἀμελῆσαι καὶ τοῦ καλοῦ τοῦ διὰ τὸν νόμον κρινομένου καὶ τοῦ ἀγαθοῦ τοῦ διὰ τὴν νίκην γινομένου.
16 Statim enim cum hostilia corpora [et] hostilem in hostilia parent ordinem ferri et æris, illius cum defensus huius autem aggressus, si videbit visus, agitabitur et agitabit animum, ut sæpe periculo futuro [ut] præsenti fugiant stupidi. Fortis enim consuetudo legis ob metum pellitur illum a visu, quæ cum venerit efficit ut neglegatur et pulchrum per legem indicatum et bonum per victoriam factum.
17 ἤδη δέ τινες ἰδόντες φοβερὰ καὶ τοῦ παρόντος ἐν τῷ παρόντι χρόνῳ φρονήματος ἐξέστησαν· οὕτως ἀπέσβεσε καὶ ἐξήλασεν ὁ φόβος τὸ νόημα. πολλοὶ δὲ ματαίοις πόνοις καὶ δειναῖς νόσοις καὶ δυσιάτοις μανίαις περιέπεσον· οὕτως εἰκόνας τῶν ὁρωμένων πραγμάτων ἡ ὄψις ἐνέγραψεν ἐν τῷ φρονήματι. καὶ τὰ μὲν δειματοῦντα πολλὰ μὲν παραλείπεται, ὅμοια δ' ἐστὶ τὰ παραλειπόμενα οἷάπερ <τὰ> λεγόμενα.
17 Iam autem aliqui cum vidissent terribilia etiam præsenti in præsenti tempore mente exiere: ita extinguit et expellit metus cogitationem. Multi autem vanis pœnis et terribilibus morbis et insanabilibus furoribus incidere: ita imagines visarum rerum visus pingit in mente. Et alia cum terrentia multa cum omittuntur, simillima autem sunt omissa dictis.
18 ἀλλὰ μὴν οἱ γραφεῖς ὅταν ἐκ πολλῶν χρωμάτων καὶ σωμάτων ἓν σῶμα καὶ σχῆμα τελείως ἀπεργάσωνται, τέρπουσι τὴν ὄψιν· ἡ δὲ τῶν ἀνδριάντων ποίησις καὶ ἡ τῶν ἀγαλμάτων ἐργασία θέαν ἡδεῖαν παρέσχετο τοῖς ὄμμασιν. οὕτω τὰ μὲν λυπεῖν τὰ δὲ ποθεῖν πέφυκε τὴν ὄψιν. πολλὰ δὲ πολλοῖς πολλῶν ἔρωτα καὶ πόθον ἐνεργάζεται πραγμάτων καὶ σωμάτων.
18 Sed quidem pictores quando e multis coloribus et exemplis unum corpus et habitum denique perficiant, delectant visum; ac statuarum formatio et simulacrûm laboratio visionem dulcem offerunt oculis. Itaque aliæ cum dolentem aliæ tum cupientem faciunt visionem. Multa autem multis multorum amorem et cupidinem infundunt operum et corporum.
19 εἰ οὖν τῷ τοῦ Ἀλεξάνδρου σώματι τὸ τῆς Ἑλένης ὄμμα ἡσθὲν προθυμίαν καὶ ἅμιλλαν ἔρωτος τῇ ψυχῇ παρέδωκε, τί θαυμαστόν; ὃς εἰ μὲν θεὸς [ὢν ἔχει] θεῶν θείαν δύναμιν, πῶς ἂν ὁ ἥσσων εἴη τοῦτον ἀπώσασθαι καὶ ἀμύνασθαι δυνατός; εἰ δ' ἐστὶν ἀνθρώπινον νόσημα καὶ ψυχῆς ἀγνόημα, οὐχ ὡς ἁμάρτημα μεμπτέον ἀλλ' ὡς ἀτύχημα νομιστέον· ἦλθε γάρ, ὡς ἦλθε, τύχης ἀγρεύμασιν, οὐ γνώμης βουλεύμασιν, καὶ ἔρωτος ἀνάγκαις, οὐ τέχνης παρασκευαῖς.
19 Si igitur Alexandri corpore Helenæ oculus delectatus ardorem et cupidinem amoris animo dedit, quid mirandum? Qui si cum deus [cum sit habet] deorum divinam potentiam, quomodo inferior sit huius repellendi et reiciendi capax? Si autem est humanus morbus et animi error, non ut peccatum accusandus at ut res adversa putandus: venit enim, ut venit, fortunæ retibus, non mentis voluntatibus, et amoris coactionibus, non artis parationibus.
20 πῶς οὖν χρὴ δίκαιον ἡγήσασθαι τὸν τῆς Ἑλένης μῶμον, ἥτις εἴτ' ἐρασθεῖσα εἴτε λόγῳ πεισθεῖσα εἴτε βίᾳ ἁρπασθεῖσα εἴτε ὑπὸ θείας ἀνάγκης ἀναγκασθεῖσα ἔπραξεν ἃ ἔπραξε, πάντως διαφεύγει τὴν αἰτίαν;
20 Quo igitur modo necesse rectam ducere Helenæ reprensionem, quæ sive cum amasset sive verbo persuasa sive vi rapta sive a divina coactione coacta fecit quæ fecit, omnino fugit accusam?
21 ἀφεῖλον τῷ λόγῳ δύσκλειαν γυναικός, ἐνέμεινα τῷ νόμῳ ὃν ἐθέμην ἐν ἀρχῇ τοῦ λόγου· ἐπειράθην καταλῦσαι μώμου ἀδικίαν καὶ δόξης ἀμαθίαν, ἐβουλήθην γράψαι τὸν λόγον Ἑλένης μὲν ἐγκώμιον, ἐμὸν δὲ παίγνιον.
21 Delevi oratione malam mulieris famam, immansi lege quam posui in principio orationis: conatus sum solvere reprensionis iniustitiam et opinionis ignorantiam, volui inscribere orationem Helenæ cum encomium, meum cum ludum.
1 Κόσμος πόλει μὲν εὐανδρία, σώματι δὲ κάλλος, ψυχῇ δὲ σοφία, πράγματι δὲ ἀρετή, λόγῳ δὲ ἀλήθεια· τὰ δὲ ἐναντία τούτων ἀκοσμία. ἄνδρα δὲ καὶ γυναῖκα καὶ λόγον καὶ ἔργον καὶ πόλιν καὶ πρᾶγμα χρὴ τὸ μὲν ἄξιον ἐπαίνου ἐπαίνῳ τιμᾶν, τῷ δὲ ἀναξίῳ μῶμον ἐπιθεῖναι· ἴση γὰρ ἁμαρτία καὶ ἀμαθία μέμφεσθαί τε τὰ ἐπαινετὰ καὶ ἐπαινεῖν τὰ μωμητά.
1 Ornamentum urbi cum virorum copia, corpori autem pulchritudo, animo tum sapientia, facinori autem virtus, orationi demum veritas; res autem contra hæc licentia. Virumque et mulierem et orationem et opus et urbem et facinus necesse est cum digna encomio encomio honorare, tum indignis reprehensionem imponere: par enim menda et inscientia accusareque laudabilia et laudare reprendibilia.
2 τοῦ δ' αὐτοῦ ἀνδρὸς λέξαι τε τὸ δέον ὀρθῶς καὶ ἐλέγξαι τοὺς μεμφομένους Ἑλένην, γυναῖκα περὶ ἧς ὁμόφωνος καὶ ὁμόψυχος γέγονεν ἥ τε τῶν ποιητῶν ἀκουσάντων πίστις ἥ τε τοῦ ὀνόματος φήμη, ὃ τῶν συμφορῶν μνήμη γέγονεν. ἐγὼ δὲ βούλομαι λογισμόν τινα τῷ λόγῳ δοὺς τὴν μὲν κακῶς ἀκούουσαν παῦσαι τῆς αἰτίας, τοὺς δὲ μεμφομένους ψευδομένους ἐπιδεῖξαι καὶ δείξας τἀληθὲς [ἢ] παῦσαι τῆς ἀμαθίας.
2 Ipsius autem viri dicere recte officium et obiurgare Helenam accusantes, mulierem de qua unisonans et unanimis facta est poëtarumque celebrum fides et nominis fama, quod calamitatum memoria factum est. Ego autem volo argumento quodam orationi dato hanc cum male audientem desinere accusari, {meque} accusantes mentire demonstrare et cum vera monstrarim [vel] auferre inscientia.
3 ὅτι μὲν οὖν φύσει καὶ γένει τὰ πρῶτα τῶν πρώτων ἀνδρῶν καὶ γυναικῶν ἡ γυνὴ περὶ ἧς ὅδε ὁ λόγος, οὐκ ἄδηλον, οὐδὲ ὀλίγοις. δῆλον γὰρ ὡς μητρὸς μὲν Λήδας, πατρὸς δὲ τοῦ μὲν γενομένου θεοῦ, τοῦ δὲ λεγομένου θνητοῦ, Τυνδάρεω καὶ Διός, ὧν ὁ μὲν διὰ τὸ εἶναι ἔδοξεν, ὁ δὲ διὰ τὸ φάναι ἐλέγχθη. καὶ ἦν ὁ μὲν ἀνδρῶν κράτιστος ὁ δὲ πάντων τύραννος.
3 Fuisse cum igitur natura et genere primam primorum virûm et mulierum mulierem de qua hæc oratio, non implanum, nec paucis. Planum enim matris cum Ledæ, patris tum vere dei, dicti autem mortalis, Tyndarei et Iovis, quorum hic fuisse visus est, ille autem ob dicta reprensus{, eam fuisse}. Ac erat ille cum virûm fortissimus, hic cum omnium tyrannus.
4 ἐκ τοιούτων δὲ γενομένη ἔσχε τὸ ἰσόθεον κάλλος, ὃ λαβοῦσα καὶ οὐ λαθοῦσα ἔσχε· πλείστας δὲ πλείστοις ἐπιθυμίας ἔρωτος ἐνειργάσατο, ἑνὶ δὲ σώματι πολλὰ σώματα συνήγαγεν ἀνδρῶν ἐπὶ μεγάλοις μέγα φρονούντων, ὧν οἱ μὲν πλούτου μεγέθη, οἱ δὲ εὐγενείας παλαιᾶς εὐδοξίαν, οἱ δὲ ἀλκῆς οὶκείας εὐεξίαν, οἱ δὲ σοφίας ἐπικτήτου δύναμιν ἔσχον· καὶ ἧκον ἅπαντες ὑπ' ἔρωτός τε φιλονίκου φιλοτιμίας τε ἀνικήτου.
4 E talibus genita habuit divinam pulchritudinem, quam cum accepisset nec celasset habuit; plurimasque plurimis cupidines amoris infudit, unoque corpore multa corpora coegit virûm de magnis gloriantium, quorum alii cum divitiarum magnitudines, alii tum nobilitatis veteris famam, alii autem roboris familiaris excellentiam, alii demum sapientiæ attactæ potentiam habuere; ac veniebant omnes sub amoremque solicitum ambitionemque invictam.
5 ὅστις μὲν οὖν καὶ δι' ὅτι καὶ ὅπως ἀπέπλησε τὸν ἔρωτα τὴν Ἑλένην λαβών, οὐ λέξω· τὸ γὰρ τοῖς εἰδόσιν ἃ ἴσασι λέγειν πίστιν μὲν ἔχει, τέρψιν δὲ οὐ φέρει. τὸν χρόνον δὲ τῷ λόγῳ τὸν τότε νῦν ὑπερβὰς ἐπὶ τὴν ἀρχὴν τοῦ μέλλοντος λόγου προβήσομαι, καὶ προθήσομαι τὰς αἰτίας, δι' ἃς εἰκὸς ἦν γενέσθαι τὸν τῆς Ἑλένης εἰς τὴν Τροίαν στόλον.
5 Quis cum igitur et quare et quomodo satisfecerit amorem Helena accepta, non dicam: nam quibus viderint quæ videre dicere fidem cum habet, dilectum autem non fert. Tempore tum oratione illo nunc transito ad inceptum futuræ orationis progrediar, ac proponam causas, ob quas naturalis erat factu Helenæ ad Troiam viatio.
6 ἢ γὰρ Τύχης βουλήμασι καὶ θεῶν βουλεύμασι καὶ Ἀνάγκης ψηφίσμασιν ἔπραξεν ἃ ἔπραξεν, ἢ βίᾳ ἁρπασθεῖσα, ἢ λόγοις πεισθεῖσα, <ἢ ὄψει ὲρασθεῖσα>. εἰ μὲν οὖν διὰ τὸ πρῶτον, ἄξιος αἰτιᾶσθαι ὁ αἴτιος μόνος· θεοῦ γὰρ προθυμίαν ἀνθρωπίνῃ προμηθίᾳ ἀδύνατον κωλύειν. πέφυκε γὰρ οὐ τὸ κρεῖσσον ὑπὸ τοῦ ἥσσονος κωλύεσθαι, ἀλλὰ τὸ ἧσσον ὑπὸ τοῦ κρείσσονος ἄρχεσθαι καὶ ἄγεσθαι, καὶ τὸ μὲν κρεῖσσον ἡγεῖσθαι, τὸ δὲ ἧσσον ἕπεσθαι. θεὸς δ' ἀνθρώπου κρεῖσσον καὶ βίᾳ καὶ σοφίᾳ καὶ τοῖς ἄλλοις. εἰ οὖν τῇ Τύχῃ καὶ τῷ θεῷ τὴν αἰτίαν ἀναθετέον, ἢ τὴν Ἑλένην τῆς δυσκλείας ἀπολυτέον.
6 Illa enim Fortunæ voluntatibus ac deorum consiliis ac necessitatis decretis fecit quæ fecit, aut vi rapta, aut verbis suasa, <aut visu amore capta>. Si cum igitur ob primum, dignus accusa noxius solus: dei enim cupidinem humanæ curæ impossibile prohibere. Natura enim non superius ab inferiore prohibetur, at inferius a superiore dominatur duciturque, et superius cum conducit, inferius autem sequitur. Deus viro superior et vi et sapientia et ceteris. Si igitur Fortunæ et deo accusa imponenda, vel Helena ab infamia solvenda.
7 εἰ δὲ βίᾳ ἡρπάσθη καὶ ἀνόμως ἐβιάσθη καὶ ἀδίκως ὑβρίσθη, δῆλον ὅτι ὁ <μὲν> ἁρπάσας ὡς ὑβρίσας ἠδίκησεν, ἡ δὲ ἁρπασθεῖσα ὡς ὑβρισθεῖσα ἐδυστύχησεν. ἄξιος οὖν ὁ μὲν ἐπιχειρήσας βάρβαρος βάρβαρον ἐπιχείρημα καὶ λόγῳ καὶ νόμῳ καὶ ἔργῳ λόγῳ μὲν αἰτίας, νόμῳ δὲ ἀτιμίας, ἔργῳ δὲ ζημίας τυχεῖν· ἡ δὲ βιασθεῖσα καὶ τῆς πατρίδος στερηθεῖσα καὶ τῶν φίλων ὀρφανισθεῖσα πῶς οὐκ ἂν εἰκότως ἐλεηθείη μᾶλλον ἢ κακολογηθείη; ὁ μὲν γὰρ ἔδρασε δεινά, ἡ δὲ ἔπαθε· δίκαιον οὖν τὴν μὲν οἰκτῖρειν, τὸν δὲ μισῆσαι.
7 Si autem vi est rapta et impie coacta et iniuste offensa, planum raptorem ut offensorem iniuriam fecisse, raptamque autem ut offensam rem adversam passam. Dignus igitur barbarus{,} barbarum quod fecit facinus{,} et verbo et lege et re, verbo cum accusationis, lege tum dedecoris, re demum pœnæ {quam celerrime} puniri; tum {vero mulier,} coacta et patria spoliata et caris orbata{,} quomodo recte miseratione non afficiatur potius quam maledictis obruatur? Ille cum enim fecit terribilia, illa tum passa; rectum igitur mulieris miserere, virum autem odisse.
8 εἰ δὲ λόγος ὁ πείσας καὶ τὴν ψυχὴν ἀπατήσας, οὐδὲ πρὸς τοῦτο χαλεπὸν ἀπολογήσασθαι καὶ τὴν αἰτίαν ἀπολύσασθαι ὧδε. λόγος δυνάστης μέγας ἐστίν, ὃς σμικροτάτῳ σώματι καὶ ἀφανεστάτῳ θειότατα ἔργα ἀποτελεῖ· δύναται γὰρ καὶ φόβον παῦσαι καὶ λύπην ἀφελεῖν καὶ χαρὰν ἐνεργάσασθαι καὶ ἔλεον ἐπαυξῆσαι. ταῦτα δὲ ὡς οὕτως ἔχει δείξω·
8 Si autem verbum convicit et animum fefellit, nec contra hoc difficile {eam} defendere et accusa absolvere sic. Verbum dominus magnus est, qui minimo corpore et ignobillimo eximiissima opera perficit: potest enim et metum retinere et dolorem auferre et gaudium producere et miserationem augere. Hæc autem ita esse monstrabo;
9 δεῖ δὲ καὶ δόξῃ δεῖξαι τοῖς ἀκούουσι· τὴν ποίησιν ἅπασαν καὶ νομίζω καὶ ὀνομάζω λόγον ἔχοντα μέτρον· ἧς τοὺς ἀκούοντας εἰσῆλθε καὶ φρίκη περίφοβος καὶ ἔλεος πολύδακρυς καὶ πόθος φιλοπενθής, ἐπ' ἀλλοτρίων τε πραγμάτων καὶ σωμάτων εὐτυχίαις καὶ δυσπραγίαις ἴδιόν τι πάθημα διὰ τῶν λόγων ἔπαθεν ἡ ψυχή. φέρε δὴ πρὸς ἄλλον ἀπ' ἄλλου μεταστῶ λόγον.
9 Necesse est autem et convictione demonstrare audientibus; poesin totam et puto et voco orationem metrum habentem: cuius audientes {semper} penetrat et horror terroris et miseratio multis lacrimis et cupido dolori supinus, ob aliorum operum et corporum secundis et adversis rebus suum quendam dolorem ob verba patitur animus. Igitur ad aliam ab alia movebor ratiocinationem.
10 αἱ γὰρ ἔνθεοι διὰ λόγων ἐπῳδαὶ ἐπαγωγοὶ ἡδονῆς, ἀπαγωγοὶ λύπης γίνονται· συγγινομένη γὰρ τῇ δόξῃ τῆς ψυχῆς ἡ δύναμις τῆς ἐπῳδῆς ἔθελξε καὶ ἔπεισε καὶ μετέστησεν αὐτὴν γοητείᾷ. γοητείας δὲ καὶ μαγείας δισσαὶ τέχναι εὕρηνται, αἵ εἰσι ψυχῆς ἁμαρτήματα καὶ δόξης ἀπατήματα.
10 Divinitus enim per verba inspirata fascina adlatores libidinis, ablatores doloris sunt; confiens enim opinione animi potentia fascini seducit et persuadet et movet eum magica arte. Artis magicæ autem et fascini duplices artes repertæ sunt, quæ sunt animi errores et opinionis doli.
11 ὅσοι δὲ ὅσους περὶ ὅσων καὶ ἔπεισαν καὶ πείθουσι δὲ ψευδῆ λόγον πλάσαντες. εἰ μὲν γὰρ πάντες περὶ πάντων εἶχον τῶν <τε> παροιχομένων μνήμην τῶν τε παρόντων <ἔννοιαν> τῶν τε μελλόντων πρόνοιαν, οὐκ ἂν ὁμοίως [ὅμοιος ἦν] ὁ λόγος ὴπάτα. νῦν δὲ οὔτε μνησθῆναι τὸ παροιχόμενον οὔτε σκέψασθαι τὸ παρὸν οὔτε μαντεύσασθαι τὸ μέλλον εὐπόρως ἔχει· ὥστε περὶ τῶν πλείστων οἱ πλεῖστοι τὴν δόξαν σύμβουλον τῇ ψυχῇ παρέχονται. ἡ δὲ δόξα σφαλερὰ καὶ ἀβέβαιος οὖσα σφαλεραῖς καὶ ἀβεβαίοις εὐτυχίαις περιβάλλει τοὺς αὐτῇ χρωμένους.
11 Quam multi autem quam multis de quam multis et suasere et suadunt falsa oratione formata! Si cum enim omnes de omnibus haberent de præteritis<que> memoriam et de præsentibus <conscientiam> ac de futuris previdentiam, [esset æqualis]{,} non æqualiter oratio deciperet. Nunc autem nec meminisse præteritum nec examinare præsens nec vaticinari futurum facile est; ut de plerisque plerique opinionem suasorem animo sumant. At opinio periculosa et insicura cum sit periculosos et insicuros eventus circumdat eā utentibus.
12 τίς οὖν αἰτία κωλύει καὶ τὴν Ἑλένην νομίσαι ἐλθεῖν ὁμοίως ἄκουσαν οὖσαν ὥσπερ εἰ βιατήρων βίᾳ ἡρπάσθη; ἡ γὰρ τῆς πειθοῦς ἕξις, καίτοι εἰ ἀνάγκης εἶδος ἔχει μὲν οὔ, τὴν δὲ δύναμιν τὴν αὐτὴν ἔχει. λόγος γὰρ ψυχὴν ὁ πείσας, ἣν ἔπεισεν, ἠνάγκασε καὶ πιθέσθαι τοῖς λεγομένοις καὶ συναινέσαι τοῖς ποιουμένοις. ὁ μὲν οὖν πείσας ὡς ἀναγκάσας ἀδικεῖ, ἡ δὲ πεισθεῖσα ὡς ἀναγκασθεῖσα τῷ λόγῳ μάτην ἀκούει κακῶς.
12 Quæ igitur causa impedit etiam ne Helenam putemus ivisse æqualiter invita ac quidem si raptorum? vi rapta esset? Nam persuasionis habitus, etiamsi necessitatis aspectum ei cum non est, potentiam tum eandem habet. Verbum enim quod animo persuasit, cui persuasit, coegit et parere dictis et consentire factis. Persuasor cum igitur ut coactor iniuriam facit, persuasa autem ut coacta verbo frustra male audit.
13 ὅτι δ' ἡ πειθὼ προσιοῦσα τῷ λόγῳ καὶ τὴν ψυχὴν ἐτυπώσατο ὅπως ἐβούλετο, χρὴ μαθεῖν πρῶτον μὲν τοὺς τῶν μετεωρολόγων λόγους, οἵτινες δόξαν ἀντὶ δόξης τὴν μὲν ἀφελόμενοι τὴν δ' ἐνεργασάμενοι τὰ ἄπιστα καὶ ἄδηλα φαίνεσθαι τοῖς τῆς δόξης ὄμμασιν ἐποίησαν· δεύτερον δὲ τοὺς ἀναγκαίους διὰ λόγων ἀγῶνας, ἐν οἷς εἷς λόγος πολὺν ὄχλον ἔτερψε καὶ ἔπεισε τέχνῃ γραφείς, οὐκ ἀληθείᾳ λεχθείς· τρίτον <δὲ> φιλοσόφων λόγων ἁμίλλας, ἐν αἷς δείκνυται καὶ γνώμης τάχος ὡς εὐμετάβολον ποιοῦν τὴν τῆς δόξης πίστιν.
13 Quod autem persuasio verbo iuncta etiam animum format ut vult, necesse noscere primum cum metereologûm orationes, quæ opinionem contra opinionem illam cum delentes illam autem formantes ut incredibilia et immanifesta monstrentur opinionis oculis efficiunt; secundum autem necessaria per verba certamina, in quibus una oratio magnam turbam delectat et persuadet arte scripta, non veritate dicta; tertium <demum> philosophûm verborum contentiones, in quibus monstratur etiam conoscentiæ rapiditas ut mutabilem facientem opinionis fidem.
14 τὸν αὐτὸν δὲ λόγον ἔχει ἥ τε τοῦ λόγου δύναμις πρὸς τὴν τῆς ψυχῆς τάξιν ἥ τε τῶν φαρμάκων τάξις πρὸς τὴν τῶν σωμάτων φύσιν. ὥσπερ γὰρ τῶν φαρμάκων ἄλλους ἄλλα χυμοὺς ἐκ τοῦ σώματος ἐξάγει, καὶ τὰ μὲν νόσου τὰ δὲ βίου παύει, οὕτω καὶ τῶν λόγων οἱ μὲν ἐλύπησαν, οἱ δὲ ἔτερψαν, οἱ δὲ ἐφόβησαν, οἱ δὲ εἰς θάρσος κατέστησαν τοὺς ἀκούοντας, οἱ δὲ πειθοῖ τινι κακῇ τὴν ψυχὴν ἐφαρμάκευσαν καὶ ἐξεγοήτευσαν.
14 Ipsam autem rationem habet et orationis potentia cum animi affectione et pharmacorum officium cum corporum natura. Nam æqualiter ac pharmacorum alios alia humores ex corpore exagunt, et alia cum morbum alia autem vitam interpellunt, ita etiam verborum alia cum adfligunt, alii autem delectant, alii tum terrent, alii demum ad decisionem dirigunt audientes, alii vero suasioni cuidam malæ animum medicant et seducunt.
15 καὶ ὅτι μέν, εἰ λόγῳ ἐπείσθη, οὐκ ἠδίκησεν ἀλλ' ἠτύχησεν, εἴρηται· τὴν δὲ τετάρτην αἰτίαν τῷ τετάρτῳ λόγῳ διέξειμι. εἰ γὰρ ἔρως ἦν ὁ ταῦτα πάντα πράξας, οὐ χαλεπῶς διαφεύξεται τὴν τῆς λεγομένης γεγονέναι ἁμαρτίας αἰτίαν. ἃ γὰρ ὁρῶμεν, ἔχει φύσιν οὐχ ἣν ἡμεῖς θέλομεν, ἀλλ' ἣν ἕκαστον ἔτυχε· διὰ δὲ τῆς ὄψεως ἡ ψυχὴ κἀν τοῖς τρόποις τυποῦται.
15 Et {eam} cum, si verbo suasam, non fecisse iniuriam sed malam rem passam, monstratum; quartam autem causam quarta oratione exponam. Si enim amor fuit qui hæc omnia fecit, haud difficile fugietur erroris fuisse dicti accusam. Quæ enim videmus, non habent naturam quam nos volumus, at quæ ad rem omnem cecidit; ac per visum animus et in affectionibus imprimitur.
16 αὐτίκα γὰρ ὅταν πολέμια σώματα [καὶ] πολέμιον ἐπὶ πολεμίοις ὁπλίσῃ κόσμον χαλκοῦ καὶ σιδήρου, τοῦ μὲν ἀλεξητήριον τοῦ δὲ προβλήματα, εἰ θεάσεται ἡ ὄψις ἐταράχθη καὶ ἐτάραξε τὴν ψυχήν, ὥστε πολλάκις κινδύνου τοῦ μέλλοντος <ὡς> ὄντος φεύγουσιν ἐκπλαγέντες. ἰσχυρὰ γὰρ ἡ συνήθεια τοῦ νόμου διὰ τὸν φόβον ἐξῳκίσθη τὸν ἀπὸ τῆς ὄψεως, ἥτις ἐλθοῦσα ἐποίησεν ἀμελῆσαι καὶ τοῦ καλοῦ τοῦ διὰ τὸν νόμον κρινομένου καὶ τοῦ ἀγαθοῦ τοῦ διὰ τὴν νίκην γινομένου.
16 Statim enim cum hostilia corpora [et] hostilem in hostilia parent ordinem ferri et æris, illius cum defensus huius autem aggressus, si videbit visus, agitabitur et agitabit animum, ut sæpe periculo futuro <ut> præsenti fugiant stupidi. Fortis enim consuetudo legis ob metum pellitur illum a visu, quæ cum venerit efficit ut neglegatur et pulchrum per legem iudicatum et bonum per victoriam factum.
17 ἤδη δέ τινες ἰδόντες φοβερὰ καὶ τοῦ παρόντος ἐν τῷ παρόντι χρόνῳ φρονήματος ἐξέστησαν· οὕτως ἀπέσβεσε καὶ ἐξήλασεν ὁ φόβος τὸ νόημα. πολλοὶ δὲ ματαίοις πόνοις καὶ δειναῖς νόσοις καὶ δυσιάτοις μανίαις περιέπεσον· οὕτως εἰκόνας τῶν ὁρωμένων πραγμάτων ἡ ὄψις ἐνέγραψεν ἐν τῷ φρονήματι. καὶ τὰ μὲν δειματοῦντα πολλὰ μὲν παραλείπεται, ὅμοια δ' ἐστὶ τὰ παραλειπόμενα οἷάπερ <τὰ> λεγόμενα.
17 Iam autem aliqui cum vidissent terribilia etiam præsenti in præsenti tempore mente exiere: ita extinguit et expellit metus cogitationem. Multi autem vanis pœnis et terribilibus morbis et insanabilibus furoribus incidere: ita imagines visarum rerum visus pingit in mente. Et alia cum terrentia multa cum omittuntur, simillima autem sunt omissa dictis.
18 ἀλλὰ μὴν οἱ γραφεῖς ὅταν ἐκ πολλῶν χρωμάτων καὶ σωμάτων ἓν σῶμα καὶ σχῆμα τελείως ἀπεργάσωνται, τέρπουσι τὴν ὄψιν· ἡ δὲ τῶν ἀνδριάντων ποίησις καὶ ἡ τῶν ἀγαλμάτων ἐργασία θέαν ἡδεῖαν παρέσχετο τοῖς ὄμμασιν. οὕτω τὰ μὲν λυπεῖν τὰ δὲ ποθεῖν πέφυκε τὴν ὄψιν. πολλὰ δὲ πολλοῖς πολλῶν ἔρωτα καὶ πόθον ἐνεργάζεται πραγμάτων καὶ σωμάτων.
18 Sed quidem pictores quando e multis coloribus et exemplis unum corpus et habitum denique perficiant, delectant visum; ac statuarum formatio et simulacrûm laboratio visionem dulcem offerunt oculis. Itaque aliæ cum dolentem aliæ tum cupientem faciunt visionem. Multa autem multis multorum amorem et cupidinem infundunt operum et corporum.
19 εἰ οὖν τῷ τοῦ Ἀλεξάνδρου σώματι τὸ τῆς Ἑλένης ὄμμα ἡσθὲν προθυμίαν καὶ ἅμιλλαν ἔρωτος τῇ ψυχῇ παρέδωκε, τί θαυμαστόν; ὃς εἰ μὲν θεὸς θεῶν θείαν δύναμιν <ἔχων>, πῶς ἂν ὁ ἥσσων εἴη τοῦτον ἀπώσασθαι καὶ ἀμύνασθαι δυνατός; εἰ δ' ἐστὶν ἀνθρώπινον νόσημα καὶ ψυχῆς ἀγνόημα, οὐχ ὡς ἁμάρτημα μεμπτέον ἀλλ' ὡς ἀτύχημα νομιστέον· ἦλθε γάρ, ὡς ἦλθε, τύχης ἀγρεύμασιν, οὐ γνώμης βουλεύμασιν, καὶ ἔρωτος ἀνάγκαις, οὐ τέχνης παρασκευαῖς.
19 Si igitur Alexandri corpore Helenæ oculus delectatus ardorem et cupidinem amoris animo dedit, quid mirandum? Qui si cum est deus deorum divinam potentiam <habens>, quomodo inferior sit huius repellendi et reiciendi capax? Si autem est humanus morbus et animi error, non ut peccatum accusandus at ut res adversa putandus: venit enim, ut venit, fortunæ retibus, non mentis voluntatibus, et amoris coactionibus, non artis parationibus.
20 πῶς οὖν χρὴ δίκαιον ἡγήσασθαι τὸν τῆς Ἑλένης μῶμον, ἥτις εἴτ' ἐρασθεῖσα εἴτε λόγῳ πεισθεῖσα εἴτε βίᾳ ἁρπασθεῖσα εἴτε ὑπὸ θείας ἀνάγκης ἀναγκασθεῖσα ἔπραξεν ἃ ἔπραξε, πάντως διαφεύγει τὴν αἰτίαν;
20 Quo igitur modo necesse rectam ducere Helenæ reprensionem, quæ sive cum amasset sive verbo persuasa sive vi rapta sive a divina coactione coacta fecit quæ fecit, omnino fugit accusam?
21 ἀφεῖλον τῷ λόγῳ δύσκλειαν γυναικός, ἐνέμεινα τῷ νόμῳ ὃν ἐθέμην ἐν ἀρχῇ τοῦ λόγου· ἐπειράθην καταλῦσαι μώμου ἀδικίαν καὶ δόξης ἀμαθίαν, ἐβουλήθην γράψαι τὸν λόγον Ἑλένης μὲν ἐγκώμιον, ἐμὸν δὲ παίγνιον.
21 Delevi oratione malam mulieris famam, immansi lege quam posui in principio orationis: conatus sum solvere reprensionis iniustitiam et opinionis ignorantiam, volui inscribere orationem Helenæ cum encomium, meum cum ludum.


In Italiano
1 Κόσμος πόλει μὲν εὐανδρία, σώματι δὲ κάλλος, ψυχῇ δὲ σοφία, πράγματι δὲ ἀρετή, λόγῳ δὲ ἀλήθεια· τὰ δὲ ἐναντία τούτων ἀκοσμία. ἄνδρα δὲ καὶ γυναῖκα καὶ λόγον καὶ ἔργον καὶ πόλιν καὶ πρᾶγμα χρὴ τὸ μὲν ἄξιον ἐπαίνου ἐπαίνῳ τιμᾶν, τῷ δὲ ἀναξίῳ μῶμον ἐπιθεῖναι· ἴση γὰρ ἁμαρτία καὶ ἀμαθία μέμφεσθαί τε τὰ ἐπαινετὰ καὶ ἐπαινεῖν τὰ μωμητά.
1 È ornamento per una città l’abbondanza d’eroi, per un corpo invece la bellezza, per un anima poi la sapienza, per un’azione il valore, per un discorso infine la verità; le cose invece contrarie a codeste son dissolutezza. Di un uomo, d’una donna, d’un discorso, d’un lavoro, d’una città, d’un’azione è necessario onorar con encomio le cose che degne ne sono, ma biasimare quelle che ne son indegne: sono infatti ugualmente un errore ed un’ignoranza sia accusare le cose lodabili che lodare le biasimabili.
2 τοῦ δ' αὐτοῦ ἀνδρὸς λέξαι τε τὸ δέον ὀρθῶς καὶ ἐλέγξαι τοὺς μεμφομένους Ἑλένην, γυναῖκα περὶ ἧς ὁμόφωνος καὶ ὁμόψυχος γέγονεν ἥ τε τῶν ποιητῶν ἀκουσάντων πίστις ἥ τε τοῦ ὀνόματος φήμη, ὃ τῶν συμφορῶν μνήμη γέγονεν. ἐγὼ δὲ βούλομαι λογισμόν τινα τῷ λόγῳ δοὺς τὴν μὲν κακῶς ἀκούουσαν παῦσαι τῆς αἰτίας, τοὺς δὲ μεμφομένους ψευδομένους ἐπιδεῖξαι καὶ δείξας τἀληθὲς [ἢ] παῦσαι τῆς ἀμαθίας.
2 Dell’uomo stesso però è dovere dire il vero e biasimare gl’accusatori d’Elena, donna sulla qual s’è fatta unisona ed unanime sia la credenza de’ celebri poeti che la fama del nome, ch’è divenuto memoria di disgrazie. Io voglio tuttavia, data al discorso una certa razionalità, non solo che questa malfamata {donna} smetta d’esser accusata, ma anche ch’io riesca a mostrar che gl’accusatori mentono e, mostrata la verità, anche ad eliminare l’ignoranza.
3 ὅτι μὲν οὖν φύσει καὶ γένει τὰ πρῶτα τῶν πρώτων ἀνδρῶν καὶ γυναικῶν ἡ γυνὴ περὶ ἧς ὅδε ὁ λόγος, οὐκ ἄδηλον, οὐδὲ ὀλίγοις. δῆλον γὰρ ὡς μητρὸς μὲν Λήδας, πατρὸς δὲ τοῦ μὲν γενομένου θεοῦ, τοῦ δὲ λεγομένου θνητοῦ, Τυνδάρεω καὶ Διός, ὧν ὁ μὲν διὰ τὸ εἶναι ἔδοξεν, ὁ δὲ διὰ τὸ φάναι ἐλέγχθη. καὶ ἦν ὁ μὲν ἀνδρῶν κράτιστος ὁ δὲ πάντων τύραννος.
3 Non è dunque oscuro che per natura e stirpe fu prima fra i primi uomini e le prime donne la donna su cui è quest’orazione, né lo è per pochi. È infatti chiaro ch’ebbe per madre Leda, e per padre effettivo un dio, putativo invece un mortale, ossia Zeus e Tindaro, di cui il secondo era il più forte degl’uomini, il primo invece il signore di tutti.
4 ἐκ τοιούτων δὲ γενομένη ἔσχε τὸ ἰσόθεον κάλλος, ὃ λαβοῦσα καὶ οὐ λαθοῦσα ἔσχε· πλείστας δὲ πλείστοις ἐπιθυμίας ἔρωτος ἐνειργάσατο, ἑνὶ δὲ σώματι πολλὰ σώματα συνήγαγεν ἀνδρῶν ἐπὶ μεγάλοις μέγα φρονούντων, ὧν οἱ μὲν πλούτου μεγέθη, οἱ δὲ εὐγενείας παλαιᾶς εὐδοξίαν, οἱ δὲ ἀλκῆς οὶκείας εὐεξίαν, οἱ δὲ σοφίας ἐπικτήτου δύναμιν ἔσχον· καὶ ἧκον ἅπαντες ὑπ' ἔρωτός τε φιλονίκου φιλοτιμίας τε ἀνικήτου.
4 Nata dunque da tali genitori ebbe quella divina bellezza, che ebbe avendola ottenuta e non nascosta; ed mise in cuore a tanti molti desideri d’amore, e con un sol corpo mise insieme molti corpi d’eroi che grandi cose vantavano: alcuni vantavan grandi ricchezze, altri invece nobiltà antica, altri ancora eccellenza di familiare forza, altri infine potenza di raggiunta sapienza; e finivan tutti in amor sollecito ed ambizione invincibile.
5 ὅστις μὲν οὖν καὶ δι' ὅτι καὶ ὅπως ἀπέπλησε τὸν ἔρωτα τὴν Ἑλένην λαβών, οὐ λέξω· τὸ γὰρ τοῖς εἰδόσιν ἃ ἴσασι λέγειν πίστιν μὲν ἔχει, τέρψιν δὲ οὐ φέρει. τὸν χρόνον δὲ τῷ λόγῳ τὸν τότε νῦν ὑπερβὰς ἐπὶ τὴν ἀρχὴν τοῦ μέλλοντος λόγου προβήσομαι, καὶ προθήσομαι τὰς αἰτίας, δι' ἃς εἰκὸς ἦν γενέσθαι τὸν τῆς Ἑλένης εἰς τὴν Τροίαν στόλον.
5 Chi dunque e perché e come abbia soddisfatto l’amore ricevuta {in matrimonio} Elena, non dirò: infatti dire a chi ha visto ciò che ha visto fa certo credere, ma non reca diletto. Saltato dunque coll’orazione quel tempo giungerò all’inizio della mia futura orazione, ed esporrò le cause per cui era naturale a farsi il viaggio di Elena verso Troia.
6 ἢ γὰρ Τύχης βουλήμασι καὶ θεῶν βουλεύμασι καὶ Ἀνάγκης ψηφίσμασιν ἔπραξεν ἃ ἔπραξεν, ἢ βίᾳ ἁρπασθεῖσα, ἢ λόγοις πεισθεῖσα, <ἢ ὄψει ἐρασθεῖσα>. εἰ μὲν οὖν διὰ τὸ πρῶτον, ἄξιος αἰτιᾶσθαι ὁ αἴτιος μόνος· θεοῦ γὰρ προθυμίαν ἀνθρωπίνῃ προμηθίᾳ ἀδύνατον κωλύειν. πέφυκε γὰρ οὐ τὸ κρεῖσσον ὑπὸ τοῦ ἥσσονος κωλύεσθαι, ἀλλὰ τὸ ἧσσον ὑπὸ τοῦ κρείσσονος ἄρχεσθαι καὶ ἄγεσθαι, καὶ τὸ μὲν κρεῖσσον ἡγεῖσθαι, τὸ δὲ ἧσσον ἕπεσθαι. θεὸς δ' ἀνθρώπου κρεῖσσον καὶ βίᾳ καὶ σοφίᾳ καὶ τοῖς ἄλλοις. εἰ οὖν τῇ Τύχῃ καὶ τῷ θεῷ τὴν αἰτίαν ἀναθετέον, ἢ τὴν Ἑλένην τῆς δυσκλείας ἀπολυτέον.
6 Ella infatto per volontà della Sorte e per piani divini e per decreti di necessità fece ciò che fece, o rapita colla forza, o persuasa con parole, <o presa da amore per ciò che aveva visto>. Se dunque {fu} per il primo motivo, è degno d’accusa solo il colpevole: è infatti impossibile alla prudenza umana ostacolare il desiderio d’un dio. Vuol natura infatti non che il superiore sia dall’inferiore ostacolato, ma che l’inferiore sia dal superiore dominato e guidato, e che il superiore conduca, e l’inferiore invece segua. Un dio è superiore all’uomo e per forza e per sapienza e per le altre cose. Se dunque l’accusa va fatta al dio ed alla Sorte, anche Elena va sciolta dall’infamia.
7 εἰ δὲ βίᾳ ἡρπάσθη καὶ ἀνόμως ἐβιάσθη καὶ ἀδίκως ὑβρίσθη, δῆλον ὅτι ὁ <μὲν> ἁρπάσας ὡς ὑβρίσας ἠδίκησεν, ἡ δὲ ἁρπασθεῖσα ὡς ὑβρισθεῖσα ἐδυστύχησεν. ἄξιος οὖν ὁ μὲν ἐπιχειρήσας βάρβαρος βάρβαρον ἐπιχείρημα καὶ λόγῳ καὶ νόμῳ καὶ ἔργῳ λόγῳ μὲν αἰτίας, νόμῳ δὲ ἀτιμίας, ἔργῳ δὲ ζημίας τυχεῖν· ἡ δὲ βιασθεῖσα καὶ τῆς πατρίδος στερηθεῖσα καὶ τῶν φίλων ὀρφανισθεῖσα πῶς οὐκ ἂν εἰκότως ἐλεηθείη μᾶλλον ἢ κακολογηθείη; ὁ μὲν γὰρ ἔδρασε δεινά, ἡ δὲ ἔπαθε· δίκαιον οὖν τὴν μὲν οἰκτῖρειν, τὸν δὲ μισῆσαι.
7 Se invece è stata con forza rapita e contro legge costretta ed ingiustamente offesa, è chiaro che il rapitore, in quanto ha offeso, ha fatto un torto, e la {donna} rapita, in quanto offesa, ha subito una sciagura. È dunque degno il barbaro, ch’una barbara azione ha compiuto, sia punito in fretta e con parola e dalla legge e dalla realtà, dalla parola d’accusa, dalla legge della vergogna e dalla realtà della pena; invece la donna, costretta e privata della patria ed orbata de’ cari, come non sia giustamente commiserata piuttosto che coperta con parole d’infamia? Egli infatti fece cose terribili, ella invece le soffrì; è dunque giusto aver pietà della donna, e odiare invece l’uomo.
8 εἰ δὲ λόγος ὁ πείσας καὶ τὴν ψυχὴν ἀπατήσας, οὐδὲ πρὸς τοῦτο χαλεπὸν ἀπολογήσασθαι καὶ τὴν αἰτίαν ἀπολύσασθαι ὧδε. λόγος δυνάστης μέγας ἐστίν, ὃς σμικροτάτῳ σώματι καὶ ἀφανεστάτῳ θειότατα ἔργα ἀποτελεῖ· δύναται γὰρ καὶ φόβον παῦσαι καὶ λύπην ἀφελεῖν καὶ χαρὰν ἐνεργάσασθαι καὶ ἔλεον ἐπαυξῆσαι. ταῦτα δὲ ὡς οὕτως ἔχει δείξω·
8 Se invece fu la parola a persuaderla ed ingannarle l’anima, nemmen contro questo è difficile difenderla ed assolvere dall’accusa in questo modo. La parola è un signore potente, che con un corpo minuscolo ed ignobilissimo compie opere straordinarie: può infatti fermare la paura ed eliminare il dolore e produrre gioia ed aumentare la pietà. Però mostrerò che le cose così stanno:
9 δεῖ δὲ καὶ δόξῃ δεῖξαι τοῖς ἀκούουσι· τὴν ποίησιν ἅπασαν καὶ νομίζω καὶ ὀνομάζω λόγον ἔχοντα μέτρον· ἧς τοὺς ἀκούοντας εἰσῆλθε καὶ φρίκη περίφοβος καὶ ἔλεος πολύδακρυς καὶ πόθος φιλοπενθής, ἐπ' ἀλλοτρίων τε πραγμάτων καὶ σωμάτων εὐτυχίαις καὶ δυσπραγίαις ἴδιόν τι πάθημα διὰ τῶν λόγων ἔπαθεν ἡ ψυχή. φέρε δὴ πρὸς ἄλλον ἀπ' ἄλλου μεταστῶ λόγον.
9 È infatti necessario a chi ascolta mostrare anche convincendolo; credo e nomino tutta la poesia un discorso ch’abbia metro: penetra {ogni volta} color che l’ascoltano un brivido di terrore e una pietà dalle abbondanti lacrime ed un desiderio doloroso, e per le buone e cattive sorti di opere e corpi altrui patisce l’animo un suo proprio dolore. Dunque passerò da un ragionamento all’altro.
10 αἱ γὰρ ἔνθεοι διὰ λόγων ἐπῳδαὶ ἐπαγωγοὶ ἡδονῆς, ἀπαγωγοὶ λύπης γίνονται· συγγινομένη γὰρ τῇ δόξῃ τῆς ψυχῆς ἡ δύναμις τῆς ἐπῳδῆς ἔθελξε καὶ ἔπεισε καὶ μετέστησεν αὐτὴν γοητείᾷ. γοητείας δὲ καὶ μαγείας δισσαὶ τέχναι εὕρηνται, αἵ εἰσι ψυχῆς ἁμαρτήματα καὶ δόξης ἀπατήματα.
10 Infatti gl’incantesimi divini ispirati dalle parole son portatori di piacere ed allon- tanatori di dolore; infatti, accadendo per l’opinion dell’animo, la potenza dell’incantesimo lo seduce e lo persuade e lo muove con magia. Duplici arti poi di magia ed incantesimo son state trovate, che son errori dell’animo ed inganni dell’opinione.
11 ὅσοι δὲ ὅσους περὶ ὅσων καὶ ἔπεισαν καὶ πείθουσι δὲ ψευδῆ λόγον πλάσαντες. εἰ μὲν γὰρ πάντες περὶ πάντων εἶχον τῶν <τε> παροιχομένων μνήμην τῶν τε παρόντων <ἔννοιαν> τῶν τε μελλόντων πρόνοιαν, οὐκ ἂν ὁμοίως [ὅμοιος ἦν] ὁ λόγος ἠπάτα. νῦν γε οὔτε μνησθῆναι τὸ παροιχόμενον οὔτε σκέψασθαι τὸ παρὸν οὔτε μαντεύσασθαι τὸ μέλλον εὐπόρως ἔχει· ὥστε περὶ τῶν πλείστων οἱ πλεῖστοι τὴν δόξαν σύμβουλον τῇ ψυχῇ παρέχονται. ἡ δὲ δόξα σφαλερὰ καὶ ἀβέβαιος οὖσα σφαλεραῖς καὶ ἀβεβαίοις εὐτυχίαις περιβάλλει τοὺς αὐτῇ χρωμένους.
11 Quanti però hanno persuaso e persuadono quanti altri di quante cose plasmato un falso discorso! Se infatti tutti avesser di tutto del passato memoria e del presente <coscienza> e del futuro previsione, [sarebbe uguale] {ma} non ugualmente ingannerebbe il discorso. Ora però né è facile ricordare il passato né esaminare il presente né vaticinare il futuro; sicché i più riguardò alle più cose prendono l’opinione come consiglier dell’animo. Ma l’opinione, essendo pericolosa ed insicura, circonda color che ne fan uso con sorti pericolose ed insicure.
12 τίς οὖν αἰτία κωλύει καὶ τὴν Ἑλένην νομίσαι ἐλθεῖν ὁμοίως ἄκουσαν οὖσαν ὥσπερ εἰ βιατήρων βίᾳ ἡρπάσθη; ἡ γὰρ τῆς πειθοῦς ἕξις, καίτοι εἰ ἀνάγκης εἶδος ἔχει μὲν οὔ, τὴν δὲ δύναμιν τὴν αὐτὴν ἔχει. λόγος γὰρ ψυχὴν ὁ πείσας, ἣν ἔπεισεν, ἠνάγκασε καὶ πιθέσθαι τοῖς λεγομένοις καὶ συναινέσαι τοῖς ποιουμένοις. ὁ μὲν οὖν πείσας ὡς ἀναγκάσας ἀδικεῖ, ἡ δὲ πεισθεῖσα ὡς ἀναγκασθεῖσα τῷ λόγῳ μάτην ἀκούει κακῶς.
12 Qual causa dunque impedisce anche che crediam che Elena sia andata controvoglia esattamente come se fosse stata rapita dalla forza di rapitori? Infatti l’uso della persuasione, anche se non ha l’aspetto della necessità, tuttavia ha la medesima potenza. Infatti la parola che persuase l’animo che persuase, lo costrinse sia ad obbedire ai detti che consentire coi fatti. Il persuasore dunque in quanto costrittore commette ingiustizia, la {donna} persuasa invece in quanto costretta colla parola invano ha mala fama.
13 ὅτι δ' ἡ πειθὼ προσιοῦσα τῷ λόγῳ καὶ τὴν ψυχὴν ἐτυπώσατο ὅπως ἐβούλετο, χρὴ μαθεῖν πρῶτον μὲν τοὺς τῶν μετεωρολόγων λόγους, οἵτινες δόξαν ἀντὶ δόξης τὴν μὲν ἀφελόμενοι τὴν δ' ἐνεργασάμενοι τὰ ἄπιστα καὶ ἄδηλα φαίνεσθαι τοῖς τῆς δόξης ὄμμασιν ἐποίησαν· δεύτερον δὲ τοὺς ἀναγκαίους διὰ λόγων ἀγῶνας, ἐν οἷς εἷς λόγος πολὺν ὄχλον ἔτερψε καὶ ἔπεισε τέχνῃ γραφείς, οὐκ ἀληθείᾳ λεχθείς· τρίτον <δὲ> φιλοσόφων λόγων ἁμίλλας, ἐν αἷς δείκνυται καὶ γνώμης τάχος ὡς εὐμετάβολον ποιοῦν τὴν τῆς δόξης πίστιν.
13 Poiché poi la persuasione congiunta alla parola plasma anche l’animo come vuo- le, è necessario conoscere per prima cosa i discorsi dei meteorologi, che formando un’opinione contro un’altra che distruggono fanno apparire agli occhi dell’opinione le cosa oscure ed incredibili; in secondo luogo poi i duelli di necessità politica, in cui un sol discorso scritto con arte ma detto senza verità diletta e persuade una gran folla; in terzo luogo <infine> le sfide verbali filosofiche, in cui si manifesta che anche la rapidità di conoscenza rende mutevole l’affidabilità dell’opinione.
14 τὸν αὐτὸν δὲ λόγον ἔχει ἥ τε τοῦ λόγου δύναμις πρὸς τὴν τῆς ψυχῆς τάξιν ἥ τε τῶν φαρμάκων τάξις πρὸς τὴν τῶν σωμάτων φύσιν. ὥσπερ γὰρ τῶν φαρμάκων ἄλλους ἄλλα χυμοὺς ἐκ τοῦ σώματος ἐξάγει, καὶ τὰ μὲν νόσου τὰ δὲ βίου παύει, οὕτω καὶ τῶν λόγων οἱ μὲν ἐλύπησαν, οἱ δὲ ἔτερψαν, οἱ δὲ ἐφόβησαν, οἱ δὲ εἰς θάρσος κατέστησαν τοὺς ἀκούοντας, οἱ δὲ πειθοῖ τινι κακῇ τὴν ψυχὴν ἐφαρμάκευσαν καὶ ἐξεγοήτευσαν.
14 La potenza del discorso ha con la disposizione dell’animo lo stesso rapporto che {ha} il compito de’ farmaci colla natura de’ corpi. Infatti ugualmente alcuni de’ farmaci espellono alcuni umori dal corpo, altri altri, ed alcuni cacciano la malattia, altri invece la morte, cosí anche alcune delle parole affliggono, altre invece dilettano, altre poi spaventano, altre infine dirigono ad una decisione chi le ascolta, altre invero medicano e seducono l’animo ad una cattiva persuasione.
15 καὶ ὅτι μέν, εἰ λόγῳ ἐπείσθη, οὐκ ἠδίκησεν ἀλλ' ἠτύχησεν, εἴρηται· τὴν δὲ τετάρτην αἰτίαν τῷ τετάρτῳ λόγῳ διέξειμι. εἰ γὰρ ἔρως ἦν ὁ ταῦτα πάντα πράξας, οὐ χαλεπῶς διαφεύξεται τὴν τῆς λεγομένης γεγονέναι ἁμαρτίας αἰτίαν. ἃ γὰρ ὁρῶμεν, ἔχει φύσιν οὐχ ἣν ἡμεῖς θέλομεν, ἀλλ' ἣν ἕκαστον ἔτυχε· διὰ δὲ τῆς ὄψεως ἡ ψυχὴ κἀν τοῖς τρόποις τυποῦται.
15 E così {è} mostrato che {lei}, se persuasa con la parola, non fece ingiustizia ma un torto subì; esporrò poi la quarta causa nel quarto discorso. Se infatti fu l’amor che tutto ciò fece, non sarà difficilmente rifuggita l’accusa dell’errore che si dice accaduto. Ciò infatti che vediamo, non ha la natura che noi vogliamo, ma {quella} che ad ogni cosa è capitata; e dalla vista l’animo è impressionato fin nella {sua} disposizione.
16 αὐτίκα γὰρ ὅταν πολέμια σώματα καὶ πολέμιον ἐπὶ πολεμίᾳ ὁπλίσει κόσμον χαλκοῦ καὶ σιδήρου, τοῦ μὲν ἀλεξητήρια τοῦ δὲ προβλήματα, ἐπιθεάσεται ἡ ὄψις. ἐταράχθη καὶ ἐτάραξε τὴν ψυχήν, ὥστε πολλάκις κινδύνου τοῦ μέλλοντος <ὡς> ὄντος φεύγουσιν ἐκπλαγέντες. ἰσχυρὰ γὰρ ἡ ἀλήθεια τοῦ πὀνου διὰ τὸν φόβον εἰσῳκίσθη τὸν ἀπὸ τῆς ὄψεως, ἥτις ἐλθοῦσα ἐποίησεν ἀμελῆσαι καὶ τοῦ καλοῦ τοῦ διὰ τὸν νόμον κρινομένου καὶ τοῦ ἀγαθοῦ τοῦ διὰ τὴν νίκην γινομένου.
16 Infatti appena corpi ostili prepareranno contro l’ostile l’ostile ordine di bronzo e ferro, del primo per difendersi e del secondo per aggredire, {se} vedrà la vista, s’agiterà ed agiterà l’animo, sicché spesso fuggiranno da un pericolo futuro informatine come di uno presente. La potente verità della fatica infatti s’imprime per quella paura che dalla vista viene, la qual paura, venuta, fa sí che sia scordato sia il bello giudicato dalla legge che il buono accaduto per la vittoria.
17 ἤδη δέ τινες ἰδόντες φοβερὰ καὶ τοῦ παρόντος ἐν τῷ παρόντι χρόνῳ φρονήματος ἐξέστησαν· οὕτως ἀπέσβεσε καὶ ἐξήλασεν ὁ φόβος τὸ νόημα. πολλοὶ δὲ ματαίοις πόνοις καὶ δειναῖς νόσοις καὶ δυσιάτοις μανίαις περιέπεσον· οὕτως εἰκόνας τῶν ὁρωμένων πραγμάτων ἡ ὄψις ἐνέγραψεν ἐν τῷ φρονήματι. καὶ τὰ μὲν δειματοῦντα πολλὰ μὲν παραλείπεται, ὅμοια δ' ἐστὶ τὰ παραλειπόμενα οἷάπερ <τὰ> λεγόμενα.
17 Inoltre alcuni già, viste terribili cose, usciron dall’intendimento presente nel presente tempo: così la paura estingue ed espelle il pensiero. Molti poi caddero in vane fatiche e terribili morbi ed insanabili pazzie: in tal guisa la vista dipinge nella mente immagini delle vedute cose. Ed altre molte terribili cose vengon {qui} omesse, ma molto simili son quelle omesse alle già dette.
18 ἀλλὰ μὴν οἱ γραφεῖς ὅταν ἐκ πολλῶν χρωμάτων καὶ σωμάτων ἓν σῶμα καὶ σχῆμα τελείως ἀπεργάσωνται, τέρπουσι τὴν ὄψιν· ἡ δὲ τῶν ἀνδριάντων ποίησις καὶ ἡ τῶν ἀγαλμάτων ἐργασία θέαν ἡδεῖαν παρέσχετο τοῖς ὄμμασιν. οὕτω τὰ μὲν λυπεῖν τὰ δὲ ποθεῖν πέφυκε τὴν ὄψιν. πολλὰ δὲ πολλοῖς πολλῶν ἔρωτα καὶ πόθον ἐνεργάζεται πραγμάτων καὶ σωμάτων.
18 Ma certo i pittori quando da molti colori e modelli concludono [invece] un solo corpo ed un sol abito, dilettan la vista; e la scultura delle statue e la lavorazione de’ simulacri offron agl’occhi una dolce vista. Perciò alcune fan per natura addolorare la vista mentre altre la fanno invece bramare. Molte cose poi infondon a molti amore e brama di molte opere e corpi.
19 εἰ οὖν τῷ τοῦ Ἀλεξάνδρου σώματι τὸ τῆς Ἑλένης ὄμμα ἡσθὲν προθυμίαν καὶ ἅμιλλαν ἔρωτος τῇ ψυχῇ παρέδωκε, τί θαυμαστόν; ὃς εἰ μὲν θεὸς θεῶν θείαν δύναμιν <ἔχων>, πῶς ἂν ὁ ἥσσων εἴη τοῦτον ἀπώσασθαι καὶ ἀμύνασθαι δυνατός; εἰ δ' ἐστὶν ἀνθρώπινον νόσημα καὶ ψυχῆς ἀγνόημα, οὐχ ὡς ἁμάρτημα μεμπτέον ἀλλ' ὡς ἀτύχημα νομιστέον· ἦλθε γάρ, ὡς ἦλθε, τύχης ἀγρεύμασιν, οὐ γνώμης βουλεύμασιν, καὶ ἔρωτος ἀνάγκαις, οὐ τέχνης παρασκευαῖς.
19 Se dunque l’occhio di Elena, dilettato dal corpo di Alessandro, diede all’animo un ardore ed una brama d’amore, che c’è da meravigliarsi? Se egli è un dio <con> la divina potenza degli dei, come sarà l’inferior capace di respingerlo e stornarlo? Se invece è un umano morbo ed un error dell’animo, non va accusato come peccato, ma creduto come una mala sorte: è infatti venuto, com’è venuto, per le reti della Sorte, non per volontà della mente, e per costrizioni d’amore, non per preparazione d’artifizio.
20 πῶς οὖν χρὴ δίκαιον ἡγήσασθαι τὸν τῆς Ἑλένης μῶμον, ἥτις εἴτ' ἐρασθεῖσα εἴτε λόγῳ πεισθεῖσα εἴτε βίᾳ ἁρπασθεῖσα εἴτε ὑπὸ θείας ἀνάγκης ἀναγκασθεῖσα ἔπραξεν ἃ ἔπραξε, πάντως διαφεύγει τὴν αἰτίαν;
20 Come dunque è necessario ritener giusto il biasimo d’Elena, che sia che abbia fatto ciò c’ha fatto perché innamorata, sia perché persuasa con parola, sia perché rapita con la forza, sia perché costretta da costrizion divina, sfugge affatto all’accusa?
21 ἀφεῖλον τῷ λόγῳ δύσκλειαν γυναικός, ἐνέμεινα τῷ νόμῳ ὃν ἐθέμην ἐν ἀρχῇ τοῦ λόγου· ἐπειράθην καταλῦσαι μώμου ἀδικίαν καὶ δόξης ἀμαθίαν, ἐβουλήθην γράψαι τὸν λόγον Ἑλένης μὲν ἐγκώμιον, ἐμὸν δὲ παίγνιον.
21 Ho distrutto col discorso la mala fama della donna, son rimasto nella legge ch’avevo posto all’inizio del discorso: ho tentato di scigliere l’ingiustizia del biasimo e l’ignoranza dell’opinione, ho voluto intitolare il discorso da una parte “L’Encomio di Elena”, dall’altra “Il Mio Giochetto”.
1 Κόσμος πόλει μὲν εὐανδρία, σώματι δὲ κάλλος, ψυχῇ δὲ σοφία, πράγματι δὲ ἀρετή, λόγῳ δὲ ἀλήθεια· τὰ δὲ ἐναντία τούτων ἀκοσμία. ἄνδρα δὲ καὶ γυναῖκα καὶ λόγον καὶ ἔργον καὶ πόλιν καὶ πρᾶγμα χρὴ τὸ μὲν ἄξιον ἐπαίνου ἐπαίνῳ τιμᾶν, τῷ δὲ ἀναξίῳ μῶμον ἐπιθεῖναι· ἴση γὰρ ἁμαρτία καὶ ἀμαθία μέμφεσθαί τε τὰ ἐπαινετὰ καὶ ἐπαινεῖν τὰ μωμητά.
1 È ornamento per una città l’abbondanza d’eroi, per un corpo invece la bellezza, per un anima poi la sapienza, per un’azione il valore, per un discorso infine la verità; le cose invece contrarie a codeste son dissolutezza. Di un uomo, d’una donna, d’un discorso, d’un lavoro, d’una città, d’un’azione è necessario onorar con encomio le cose che degne ne sono, ma biasimare quelle che ne son indegne: sono infatti ugualmente un errore ed un’ignoranza sia accusare le cose lodabili che lodare le biasimabili.
2 τοῦ δ' αὐτοῦ ἀνδρὸς λέξαι τε τὸ δέον ὀρθῶς καὶ ἐλέγξαι τοὺς μεμφομένους Ἑλένην, γυναῖκα περὶ ἧς ὁμόφωνος καὶ ὁμόψυχος γέγονεν ἥ τε τῶν ποιητῶν ἀκουσάντων πίστις ἥ τε τοῦ ὀνόματος φήμη, ὃ τῶν συμφορῶν μνήμη γέγονεν. ἐγὼ δὲ βούλομαι λογισμόν τινα τῷ λόγῳ δοὺς τὴν μὲν κακῶς ἀκούουσαν παῦσαι τῆς αἰτίας, τοὺς δὲ μεμφομένους ψευδομένους ἐπιδεῖξαι καὶ δείξας τἀληθὲς [ἢ] παῦσαι τῆς ἀμαθίας.
2 Dell’uomo stesso però è dovere dire il vero e biasimare gl’accusatori d’Elena, donna sulla qual s’è fatta unisona ed unanime sia la credenza de’ celebri poeti che la fama del nome, ch’è divenuto memoria di disgrazie. Io voglio tuttavia, data al discorso una certa razionalità, non solo che questa malfamata {donna} smetta d’esser accusata, ma anche ch’io riesca a mostrar che gl’accusatori mentono e, mostrata la verità, anche ad eliminare l’ignoranza.
3 ὅτι μὲν οὖν φύσει καὶ γένει τὰ πρῶτα τῶν πρώτων ἀνδρῶν καὶ γυναικῶν ἡ γυνὴ περὶ ἧς ὅδε ὁ λόγος, οὐκ ἄδηλον, οὐδὲ ὀλίγοις. δῆλον γὰρ ὡς μητρὸς μὲν Λήδας, πατρὸς δὲ τοῦ μὲν γενομένου θεοῦ, λεγομένου δὲ θνητοῦ, Τυνδάρεω καὶ Διός, ὧν ὁ μὲν διὰ τὸ εἶναι ἔδοξεν, ὁ δὲ διὰ τὸ φάναι ἐλέγχθη. καὶ ἦν ὁ μὲν ἀνδρῶν κράτιστος ὁ δὲ πάντων τύραννος.
3 Non è dunque oscuro che per natura e stirpe fu prima fra i primi uomini e le prime donne la donna su cui è quest’orazione, né lo è per pochi. È infatti chiaro ch’ebbe per madre Leda, e per padre effettivo un dio, putativo invece un mortale, ossia Zeus e Tindaro, di cui il secondo era il più forte degl’uomini, il primo invece il signore di tutti.
4 ἐκ τοιούτων δὲ γενομένη ἔσχε τὸ ἰσόθεον κάλλος, ὃ λαβοῦσα καὶ οὐ λαθοῦσα ἔσχε· πλείστας δὲ πλείστοις ἐπιθυμίας ἔρωτος ἐνειργάσατο, ἑνὶ δὲ σώματι πολλὰ σώματα συνήγαγεν ἀνδρῶν ἐπὶ μεγάλοις μέγα φρονούντων, ὧν οἱ μὲν πλούτου μεγέθη, οἱ δὲ εὐγενείας παλαιᾶς εὐδοξίαν, οἱ δὲ ἀλκῆς ἰδίας εὐεξίαν, οἱ δὲ σοφίας ἐπικτήτου δύναμιν ἔσχον· καὶ ἧκον ἅπαντες ὑπ' ἔρωτός τε φιλονίκου φιλοτιμίας τε ἀνικήτου.
4 Nata dunque da tali genitori ebbe quella divina bellezza, che ebbe avendola ottenuta e non nascosta; ed mise in cuore a tanti molti desideri d’amore, e con un sol corpo mise insieme molti corpi d’eroi che grandi cose vantavano: alcuni vantavan grandi ricchezze, altri invece nobiltà antica, altri ancora eccellenza di personale forza, altri infine potenza di raggiunta sapienza; e finivan tutti in amor sollecito ed ambizione invincibile.
5 ὅστις μὲν οὖν καὶ δι' ὅτι καὶ ὅπως ἀπέπλησε τὸν ἔρωτα τὴν Ἑλένην λαβών, οὐ λέξω· τὸ γὰρ τοῖς εἰδόσιν ἃ ἴσασι λέγειν πίστιν μὲν ἔχει, τέρψιν δὲ οὐ φέρει. τὸν χρόνον δὲ τῷ λόγῳ τὸν τότε νῦν ὑπερβὰς ἐπὶ τὴν ἀρχὴν τοῦ μέλλοντος λόγου προβήσομαι, καὶ προθήσομαι τὰς αἰτίας, δι' ἃς εἰκὸς ἦν γενέσθαι τὸν τῆς Ἑλένης εἰς τὴν Τροίαν στόλον.
5 Chi dunque e perché e come abbia soddisfatto l’amore ricevuta {in matrimonio} Elena, non dirò: infatti dire a chi ha visto ciò che ha visto fa certo credere, ma non reca diletto. Saltato dunque coll’orazione quel tempo giungerò all’inizio della mia futura orazione, ed esporrò le cause per cui era naturale a farsi il viaggio di Elena verso Troia.
6 ἢ γὰρ Τύχης βουλήμασι καὶ θεῶν βουλεύμασι καὶ Ἀνάγκης ψηφίσμασιν ἔπραξεν ἃ ἔπραξεν, ἢ βίᾳ ἁρπασθεῖσα, ἢ λόγοις πεισθεῖσα, [ἢ ἔρωτι ἁλοῦσα]. εἰ μὲν οὖν διὰ τὸ πρῶτον, ἄξιος αἰτιᾶσθαι ὁ αἰτιώμενος· θεοῦ γὰρ προθυμίαν ἀνθρωπίνῃ προμηθίᾳ ἀδύνατον κωλύειν. πέφυκε γὰρ οὐ τὸ κρεῖσσον ὑπὸ τοῦ ἥσσονος κωλύεσθαι, ἀλλὰ τὸ ἧσσον ὑπὸ τοῦ κρείσσονος ἄρχεσθαι καὶ ἄγεσθαι, καὶ τὸ μὲν κρεῖσσον ἡγεῖσθαι, τὸ δὲ ἧσσον ἕπεσθαι. θεὸς δ' ἀνθρώπου κρεῖσσον καὶ βίᾳ καὶ σοφίᾳ καὶ τοῖς ἄλλοις. εἰ οὖν τῇ Τύχῃ καὶ τῷ θεῷ τὴν αἰτίαν ἀναθετέον, ἢ τὴν Ἑλένην τῆς δυσκλείας ἀπολυτέον.
6 Ella infatto per volontà della Sorte e per piani divini e per decreti di necessità fece ciò che fece, o rapita colla forza, o persuasa con parole, [o presa d'amore]. Se dunque {fu} per il primo motivo, è degno d'accusa l'accusato: è infatti impossibile alla prudenza umana ostacolare il desiderio d’un dio. Vuol natura infatti non che il superiore sia dall’inferiore ostacolato, ma che l’inferiore sia dal superiore dominato e guidato, e che il superiore conduca, e l’inferiore invece segua. Un dio è superiore all’uomo e per forza e per sapienza e per le altre cose. Se dunque l’accusa va fatta al dio ed alla Sorte, anche Elena va sciolta dall’infamia.
7 εἰ δὲ βίᾳ ἡρπάσθη καὶ ἀνόμως ἐβιάσθη καὶ ἀδίκως ὑβρίσθη, δῆλον ὅτι ὁ <μὲν> ἁρπάσας ὡς ὑβρίσας ἠδίκησεν, ἡ δὲ ἁρπασθεῖσα ὡς ὑβρισθεῖσα ἐδυστύχησεν. ἄξιος οὖν ὁ μὲν ἐπιχειρήσας βάρβαρος βάρβαρον ἐπιχείρημα καὶ λόγῳ καὶ νόμῳ καὶ ἔργῳ λόγῳ μὲν αἰτίας, νόμῳ δὲ ἀτιμίας, ἔργῳ δὲ ζημίας τυχεῖν· ἡ δὲ βιασθεῖσα καὶ τῆς πατρίδος στερηθεῖσα καὶ τῶν φίλων ὀρφανισθεῖσα πῶς οὐκ ἂν εἰκότως ἐλεηθείη μᾶλλον ἢ κακολογηθείη; ὁ μὲν γὰρ ἔδρασε δεινά, ἡ δὲ ἔπαθε· δίκαιον οὖν τὴν μὲν οἰκτῖρειν, τὸν δὲ μισῆσαι.
7 Se invece è stata con forza rapita e contro legge costretta ed ingiustamente offesa, è chiaro che il rapitore, in quanto ha offeso, ha fatto un torto, e la {donna} rapita, in quanto offesa, ha subito una sciagura. È dunque degno il barbaro, ch’una barbara azione ha compiuto, sia punito in fretta e con parola e dalla legge e dalla realtà, dalla parola d’accusa, dalla legge della vergogna e dalla realtà della pena; invece la donna, costretta e privata della patria ed orbata de’ cari, come non sia giustamente commiserata piuttosto che coperta con parole d’infamia? Egli infatti fece cose terribili, ella invece le soffrì; è dunque giusto aver pietà della donna, e odiare invece l’uomo.
8 εἰ δὲ λόγος ὁ πείσας καὶ τὴν ψυχὴν ἀπατήσας, οὐδὲ πρὸς τοῦτο χαλεπὸν ἀπολογήσασθαι καὶ τὴν αἰτίαν ἀπολύσασθαι ὧδε. λόγος δυνάστης μέγας ἐστίν, ὃς σμικροτάτῳ σώματι καὶ ἀφανεστάτῳ θειότατα ἔργα ἀποτελεῖ· δύναται γὰρ καὶ φόβον παῦσαι καὶ λύπην ἀφελεῖν καὶ χαρὰν ἐνεργάσασθαι καὶ ἔλεον ἐπαυξῆσαι. ταῦτα δὲ ὡς οὕτως ἔχει δείξω·
8 Se invece fu la parola a persuaderla ed ingannarle l’anima, nemmen contro questo è difficile difenderla ed assolvere dall’accusa in questo modo. La parola è un signore potente, che con un corpo minuscolo ed ignobilissimo compie opere straordinarie: può infatti fermare la paura ed eliminare il dolore e produrre gioia ed aumentare la pietà. Però mostrerò che le cose così stanno:
9 δεῖ δὲ καὶ δόξῃ δεῖξαι τοῖς ἀκούουσι· τὴν ποίησιν ἅπασαν καὶ νομίζω καὶ ὀνομάζω λόγον ἔχοντα μέτρον· ἧς τοὺς ἀκούοντας εἰσῆλθε καὶ φρίκη περίφοβος καὶ ἔλεος πολύδακρυς καὶ πόθος φιλοπενθής, ἐπ' ἀλλοτρίων τε πραγμάτων καὶ σωμάτων εὐτυχίαις καὶ δυσπραγίαις ἴδιόν τι πάθημα διὰ τῶν λόγων ἔπαθεν ἡ ψυχή. φέρε δὴ πρὸς ἄλλον ἀπ' ἄλλου μεταστῶ λόγον.
9 È infatti necessario a chi ascolta mostrare anche convincendolo; credo e nomino tutta la poesia un discorso ch’abbia metro: penetra {ogni volta} color che l’ascoltano un brivido di terrore e una pietà dalle abbondanti lacrime ed un desiderio doloroso, e per le buone e cattive sorti di opere e corpi altrui patisce l’animo un suo proprio dolore. Dunque passerò da un ragionamento all’altro.
10 αἱ γὰρ ἔνθεοι διὰ λόγων ἐπῳδαὶ ἐπαγωγοὶ ἡδονῆς, ἀπαγωγοὶ λύπης γίνονται· συγγινομένη γὰρ τῇ δόξῃ τῆς ψυχῆς ἡ δύναμις τῆς ἐπῳδῆς ἔθελξε καὶ ἔπεισε καὶ μετέστησεν αὐτὴν γοητείᾷ. γοητείας δὲ καὶ μαγείας δισσαὶ τέχναι εὕρηνται, αἵ εἰσι ψυχῆς ἁμαρτήματα καὶ δόξης ἀπατήματα.
10 Infatti gl’incantesimi divini ispirati dalle parole son portatori di piacere ed allon- tanatori di dolore; infatti, accadendo per l’opinion dell’animo, la potenza dell’incantesimo lo seduce e lo persuade e lo muove con magia. Duplici arti poi di magia ed incantesimo son state trovate, che son errori dell’animo ed inganni dell’opinione.
11 ὅσοι δὲ ὅσους περὶ ὅσων καὶ ἔπεισαν καὶ πείθουσι δὲ ψευδῆ λόγον πλάσαντες. εἰ μὲν γὰρ πάντες περὶ πάντων εἶχον τῶν <τε> παροιχομένων μνήμην τῶν τε παρόντων <ἔννοιαν> τῶν τε μελλόντων πρόνοιαν, οὐκ ἂν ὁμοίως ὅμοιος ἦν ὁ λόγος, οἷς τὰ νῦν γε οὔτε μνησθῆναι τὸ παροιχόμενον οὔτε σκέψασθαι τὸ παρὸν οὔτε μαντεύσασθαι τὸ μέλλον εὐπόρως ἔχει· ὥστε περὶ τῶν πλείστων οἱ πλεῖστοι τὴν δόξαν σύμβουλον τῇ ψυχῇ παρέχονται. ἡ δὲ δόξα σφαλερὰ καὶ ἀβέβαιος οὖσα σφαλεραῖς καὶ ἀβεβαίοις εὐτυχίαις περιβάλλει τοὺς αὐτῇ χρωμένους.
11 Quanti però hanno persuaso e persuadono quanti altri di quante cose plasmato un falso discorso! Se infatti tutti avesser di tutto del passato memoria e del presente <coscienza> e del futuro previsione, non ugualmente sarebbe uguale un discorso, a coloro cui ora invero né ricordare il passato né esaminare il presente, né vaticinare il futuro è facile; sicché i più riguardò alle più cose prendono l’opinione come consiglier dell’animo. Ma l’opinione, essendo pericolosa ed insicura, circonda color che ne fan uso con sorti pericolose ed insicure.
12 τίς οὖν αἰτία κωλύει καὶ τὴν Ἐλένην ὕμνος ἦλθεν ὁμοίως ἂν οὐ νέαν οὖσαν ὥσπερ εἰ βιατήριον βία ἡρπάσθη. τὸ γὰρ τῆς πειθοῦς ἐξῆν ὁ δὲ νοῦς καίτοι εἰ ἀναγκη ὁ εἰδὼς ἕξει μὲν οὖν, τὴν δὲ δύναμιν τὴν αὐτὴν ἔχει. λόγος γὰρ ψυχὴν ὁ πείσας, ἣν ἔπεισεν, ἠνάγκασε καὶ πιθέσθαι τοῖς λεγομένοις καὶ συναινέσαι τοῖς ποιουμένοις. ὁ μὲν οὖν πείσας ὡς ἀναγκάσας ἀδικεῖ, ἡ δὲ πεισθεῖσα ὡς ἀναγκασθεῖσα τῷ λόγῳ μάτην ἀκούει κακῶς.
12 Una qualche causa dunque impedisce anche che lode sia giunta ad Elena ugualmente non essendo ella giovane esattamente come se mezzo di costrizione forza fosse stata rapita. Infatti era lecito alla persuasione, e se anche la mente che ha visto invero necessità avrà dunque, tuttavia ha la medesima potenza. Infatti la parola che persuase l’animo che persuase, lo costrinse sia ad obbedire ai detti che consentire coi fatti. Il persuasore dunque in quanto costrittore commette ingiustizia, la {donna} persuasa invece in quanto costretta colla parola invano ha mala fama.
13 ὅτι δ' ἡ πειθὼ προσιοῦσα τῷ λόγῳ καὶ τὴν ψυχὴν ἐτυπώσατο ὅπως ἐβούλετο, χρὴ μαθεῖν πρῶτον μὲν τοὺς τῶν μετεωρολόγων λόγους, οἵτινες δόξαν ἀντὶ δόξης τὴν μὲν ἀφελόμενοι τὴν δ' ἐνεργασάμενοι τὰ ἄπιστα καὶ ἄδηλα φαίνεσθαι τοῖς τῆς δόξης ὄμμασιν ἐποίησαν· δεύτερον δὲ τοὺς ἀναγκαίους διὰ λόγων ἀγῶνας, ἐν οἷς εἷς λόγος πολὺν ὄχλον ἔτερψε καὶ ἔπεισε τέχνῃ γραφείς, οὐκ ἀληθείᾳ λεχθείς· τρίτον <δὲ> φιλοσόφων λόγων ἁμίλλας, ἐν αἷς δείκνυται καὶ γνώμης τάχος ὡς εὐμετάβολον ποιοῦν τὴν τῆς δόξης πίστιν.
13 Poiché poi la persuasione congiunta alla parola plasma anche l’animo come vuo- le, è necessario conoscere per prima cosa i discorsi dei meteorologi, che formando un’opinione contro un’altra che distruggono fanno apparire agli occhi dell’opinione le cosa oscure ed incredibili; in secondo luogo poi i duelli di necessità politica, in cui un sol discorso scritto con arte ma detto senza verità diletta e persuade una gran folla; in terzo luogo <infine> le sfide verbali filosofiche, in cui si manifesta che anche la rapidità di conoscenza rende mutevole l’affidabilità dell’opinione.
14 τὸν αὐτὸν δὲ λόγον ἔχει ἥ τε τοῦ λόγου δύναμις πρὸς τὴν τῆς ψυχῆς τάξιν ἥ τε τῶν φαρμάκων τάξις πρὸς τὴν τῶν σωμάτων φύσιν. ὥσπερ γὰρ τῶν φαρμάκων ἄλλους ἄλλα χυμοὺς ἐκ τοῦ σώματος ἐξάγει, καὶ τὰ μὲν νόσου τὰ δὲ βίου παύει, οὕτω καὶ τῶν λόγων οἱ μὲν ἐλύπησαν, οἱ δὲ ἔτερψαν, οἱ δὲ ἐφόβησαν, οἱ δὲ εἰς θάρσος κατέστησαν τοὺς ἀκούοντας, οἱ δὲ πειθοῖ τινι κακῇ τὴν ψυχὴν ἐφαρμάκευσαν καὶ ἐξεγοήτευσαν.
14 La potenza del discorso ha con la disposizione dell’animo lo stesso rapporto che {ha} il compito de’ farmaci colla natura de’ corpi. Infatti ugualmente alcuni de’ farmaci espellono alcuni umori dal corpo, altri altri, ed alcuni cacciano la malattia, altri invece la morte, cosí anche alcune delle parole affliggono, altre invece dilettano, altre poi spaventano, altre infine dirigono ad una decisione chi le ascolta, altre invero medicano e seducono l’animo ad una cattiva persuasione.
15 καὶ ὅτι μέν, εἰ λόγῳ ἐπείσθη, οὐκ ἠδίκησεν ἀλλ' ἠτύχησεν, εἴρηται· τὴν δὲ τετάρτην αἰτίαν τῷ τετάρτῳ λόγῳ διέξειμι. εἰ γὰρ ἔρως ἦν ὁ ταῦτα πάντα πράξας, οὐ χαλεπῶς διαφεύξεται τὴν τῆς λεγομένης γεγονέναι ἁμαρτίας αἰτίαν. ἃ γὰρ ὁρῶμεν, ἔχει φύσιν οὐχ ἣν ἡμεῖς θέλομεν, ἀλλ' ἣν ἕκαστον ἔτυχε· διὰ δὲ τῆς ὄψεως ἡ ψυχὴ κἀν τοῖς τρόποις τυποῦται.
15 E così {è} mostrato che {lei}, se persuasa con la parola, non fece ingiustizia ma un torto subì; esporrò poi la quarta causa nel quarto discorso. Se infatti fu l’amor che tutto ciò fece, non sarà difficilmente rifuggita l’accusa dell’errore che si dice accaduto. Ciò infatti che vediamo, non ha la natura che noi vogliamo, ma {quella} che ad ogni cosa è capitata; e dalla vista l’animo è impressionato fin nella {sua} disposizione.
16 αὐτίκα γὰρ ὅταν πολέμια σώματα [καὶ] πολέμιον ἐπὶ πολεμίοις ὁπλίσῃ κόσμον χαλκοῦ καὶ σιδήρου, τοῦ μὲν ἀλεξητήριον τοῦ δὲ ... προβλήματα, εἰ θεάσεται ἡ ὄψις ἐταράχθη καὶ ἐτάραξε τὴν ψυχήν, ὥστε πολλάκις κινδύνου τοῦ μέλλοντος [ὡς] ὄντος φεύγουσιν ἐκπλαγέντες. ἰσχυρὰ γὰρ ἡ συνήθεια τοῦ νόμου διὰ τὸν φόβον ἐξῳκίσθη τὸν ἀπὸ τῆς ὄψεως, ἥτις ἐλθοῦσα ἐποίησεν ἀμελῆσαι καὶ τοῦ καλοῦ τοῦ διὰ τὸν νόμον κρινομένου καὶ τοῦ ἀγαθοῦ τοῦ διὰ τὴν νίκην γινομένου.
16 Infatti appena corpi ostili prepareranno contro cose ostili l'ostile ordine di ferro e bronzo, del primo per difendersi e del secondo invece per aggredire, se vedrà la vista si agiterà ed agiterà l'animo, sicché spesso fuggiranno un pericolo futuro storditi di esso [come fosse] presente. Infatti la forte consuetudine della legge per la paura generata dalla vita vien cacciata, la qual vista, giunta, farà dimenticare sia del bello giudicato per la legge, sia del buono avvenuto per la vittoria.
17 ἤδη δέ τινες ἰδόντες φοβερὰ καὶ τοῦ παρόντος ἐν τῷ παρόντι χρόνῳ φρονήματος ἐξέστησαν· οὕτως ἀπέσβεσε καὶ ἐξήλασεν ὁ φόβος τὸ νόημα. πολλοὶ δὲ ματαίοις πόνοις καὶ δειναῖς νόσοις καὶ δυσιάτοις μανίαις περιέπεσον· οὕτως εἰκόνας τῶν ὁρωμένων πραγμάτων ἡ ὄψις ἐνέγραψεν ἐν τῷ φρονήματι. καὶ τὰ μὲν δειματοῦντα πολλὰ μὲν παραλείπεται, ὅμοια δ' ἐστὶ τὰ παραλειπόμενα οἷάπερ <τὰ> λεγόμενα.
17 Inoltre alcuni già, viste terribili cose, usciron dall’intendimento presente nel presente tempo: così la paura estingue ed espelle il pensiero. Molti poi caddero in vane fatiche e terribili morbi ed insanabili pazzie: in tal guisa la vista dipinge nella mente immagini delle vedute cose. Ed altre molte terribili cose vengon {qui} omesse, ma molto simili son quelle omesse alle già dette.
18 ἀλλὰ μὴν οἱ γραφεῖς ὅταν ἐκ πολλῶν χρωμάτων καὶ σωμάτων ἓν σῶμα καὶ σχῆμα τελείως ἀπεργάσωνται, τέρπουσι τὴν ὄψιν· ἡ δὲ τῶν ἀνδριάντων ποίησις καὶ ἡ τῶν ἀγαλμάτων ἐργασία θέαν ἡδεῖαν παρέσχετο τοῖς ὄμμασιν. οὕτω τὰ μὲν λυπεῖν τὰ δὲ ποθεῖν πέφυκε τὴν ὄψιν. πολλὰ δὲ πολλοῖς πολλῶν ἔρωτα καὶ πόθον ἐνεργάζεται πραγμάτων καὶ σωμάτων.
18 Ma certo i pittori quando da molti colori e modelli concludono un solo corpo ed un sol abito, dilettan la vista; e la scultura delle statue e la lavorazione de’ simulacri offron agl’occhi una dolce vista. Perciò alcune fan per natura addolorare la vista mentre altre la fanno invece bramare. Molte cose poi infondon a molti amore e brama di molte opere e corpi.
19 εἰ οὖν τῷ τοῦ Ἀλεξάνδρου σώματι τὸ τῆς Ἑλένης ὄμμα ἡσθὲν προθυμίαν καὶ ἅμιλλαν ἔρωτος τῇ ψυχῇ παρέδωκε, τί θαυμαστόν; ὃς εἰ μὲν θεὸς [ὢν ἔχει] θεῶν θείαν δύναμιν, πῶς ἂν ὁ ἥσσων εἴη τοῦτον ἀπώσασθαι καὶ ἀμύνασθαι δυνατός; εἰ δ' ἐστὶν ἀνθρώπινον νόσημα καὶ ψυχῆς ἀγνόημα, οὐχ ὡς ἁμάρτημα μεμπτέον ἀλλ' ὡς ἀτύχημα νομιστέον· ἦλθε γάρ, ὡς ἦλθε, τύχης ἀγρεύμασιν, οὐ γνώμης βουλεύμασιν, καὶ ἔρωτος ἀνάγκαις, οὐ τέχνης παρασκευαῖς.
19 Se dunque l’occhio di Elena, dilettato dal corpo di Alessandro, diede all’animo un ardore ed una brama d’amore, che c’è da meravigliarsi? Se egli un dio [essendo ha] la divina potenza degli dei, come sarà l’inferior capace di respingerlo e stornarlo? Se invece è un umano morbo ed un error dell’animo, non va accusato come peccato, ma creduto come una mala sorte: è infatti venuto, com’è venuto, per le reti della Sorte, non per volontà della mente, e per costrizioni d’amore, non per preparazione d’artifizio.
20 πῶς οὖν χρὴ δίκαιον ἡγήσασθαι τὸν τῆς Ἑλένης μῶμον, ἥτις εἴτ' ἐρασθεῖσα εἴτε λόγῳ πεισθεῖσα εἴτε βίᾳ ἁρπασθεῖσα εἴτε ὑπὸ θείας ἀνάγκης ἀναγκασθεῖσα ἔπραξεν ἃ ἔπραξε, πάντως διαφεύγει τὴν αἰτίαν;
20 Come dunque è necessario ritener giusto il biasimo d’Elena, che sia che abbia fatto ciò c’ha fatto perché innamorata, sia perché persuasa con parola, sia perché rapita con la forza, sia perché costretta da costrizion divina, sfugge affatto all’accusa?
21 ἀφεῖλον τῷ λόγῳ δύσκλειαν γυναικός, ἐνέμεινα τῷ νόμῳ ὃν ἐθέμην ἐν ἀρχῇ τοῦ λόγου· ἐπειράθην καταλῦσαι μώμου ἀδικίαν καὶ δόξης ἀμαθίαν, ἐβουλήθην γράψαι τὸν λόγον Ἑλένης μὲν ἐγκώμιον, ἐμὸν δὲ παίγνιον.
21 Ho distrutto col discorso la mala fama della donna, son rimasto nella legge ch’avevo posto all’inizio del discorso: ho tentato di scigliere l’ingiustizia del biasimo e l’ignoranza dell’opinione, ho voluto intitolare il discorso da una parte “L’Encomio di Elena”, dall’altra “Il Mio Giochetto”.
1 Κόσμος πόλει μὲν εὐανδρία, σώματι δὲ κάλλος, ψυχῇ δὲ σοφία, πράγματι δὲ ἀρετή, λόγῳ δὲ ἀλήθεια· τὰ δὲ ἐναντία τούτων ἀκοσμία. ἄνδρα δὲ καὶ γυναῖκα καὶ λόγον καὶ ἔργον καὶ πόλιν καὶ πρᾶγμα χρὴ τὸ μὲν ἄξιον ἐπαίνου ἐπαίνῳ τιμᾶν, τῷ δὲ ἀναξίῳ μῶμον ἐπιθεῖναι· ἴση γὰρ ἁμαρτία καὶ ἀμαθία μέμφεσθαί τε τὰ ἐπαινετὰ καὶ ἐπαινεῖν τὰ μωμητά.
1 È ornamento per una città l’abbondanza d’eroi, per un corpo invece la bellezza, per un anima poi la sapienza, per un’azione il valore, per un discorso infine la verità; le cose invece contrarie a codeste son dissolutezza. Di un uomo, d’una donna, d’un discorso, d’un lavoro, d’una città, d’un’azione è necessario onorar con encomio le cose che degne ne sono, ma biasimare quelle che ne son indegne: sono infatti ugualmente un errore ed un’ignoranza sia accusare le cose lodabili che lodare le biasimabili.
2 τοῦ δ' αὐτοῦ ἀνδρὸς λέξαι τε τὸ δέον ὀρθῶς καὶ ἐλέγξαι τοὺς μεμφομένους Ἑλένην, γυναῖκα περὶ ἧς ὁμόφωνος καὶ ὁμόψυχος γέγονεν ἥ τε τῶν ποιητῶν ἀκουσάντων πίστις ἥ τε τοῦ ὀνόματος φήμη, ὃ τῶν συμφορῶν μνήμη γέγονεν. ἐγὼ δὲ βούλομαι λογισμόν τινα τῷ λόγῳ δοὺς τὴν μὲν κακῶς ἀκούουσαν παῦσαι τῆς αἰτίας, τοὺς δὲ μεμφομένους ψευδομένους ἐπιδεῖξαι καὶ δείξας τἀληθὲς [ἢ] παῦσαι τῆς ἀμαθίας.
2 Dell’uomo stesso però è dovere dire il vero e biasimare gl’accusatori d’Elena, donna sulla qual s’è fatta unisona ed unanime sia la credenza de’ celebri poeti che la fama del nome, ch’è divenuto memoria di disgrazie. Io voglio tuttavia, data al discorso una certa razionalità, non solo che questa malfamata {donna} smetta d’esser accusata, ma anche ch’io riesca a mostrar che gl’accusatori mentono e, mostrata la verità, anche ad eliminare l’ignoranza.
3 ὅτι μὲν οὖν φύσει καὶ γένει τὰ πρῶτα τῶν πρώτων ἀνδρῶν καὶ γυναικῶν ἡ γυνὴ περὶ ἧς ὅδε ὁ λόγος, οὐκ ἄδηλον, οὐδὲ ὀλίγοις. δῆλον γὰρ ὡς μητρὸς μὲν Λήδας, πατρὸς δὲ τοῦ μὲν γενομένου θεοῦ, τοῦ δὲ λεγομένου θνητοῦ, Τυνδάρεω καὶ Διός, ὧν ὁ μὲν διὰ τὸ εἶναι ἔδοξεν, ὁ δὲ διὰ τὸ φάναι ἐλέγχθη. καὶ ἦν ὁ μὲν ἀνδρῶν κράτιστος ὁ δὲ πάντων τύραννος.
3 Non è dunque oscuro che per natura e stirpe fu prima fra i primi uomini e le prime donne la donna su cui è quest’orazione, né lo è per pochi. È infatti chiaro ch’ebbe per madre Leda, e per padre effettivo un dio, putativo invece un mortale, ossia Zeus e Tindaro, di cui il secondo era il più forte degl’uomini, il primo invece il signore di tutto.
4 ἐκ τοιούτων δὲ γενομένη ἔσχε τὸ ἰσόθεον κάλλος, ὃ λαβοῦσα καὶ οὐ λαθοῦσα ἔσχε· πλείστας δὲ πλείστοις ἐπιθυμίας ἔρωτος ἐνειργάσατο, ἑνὶ δὲ σώματι πολλὰ σώματα συνήγαγεν ἀνδρῶν ἐπὶ μεγάλοις μέγα φρονούντων, ὧν οἱ μὲν πλούτου μεγέθη, οἱ δὲ εὐγενείας παλαιᾶς εὐδοξίαν, οἱ δὲ ἀλκῆς οὶκείας εὐεξίαν, οἱ δὲ σοφίας ἐπικτήτου δύναμιν ἔσχον· καὶ ἧκον ἅπαντες ὑπ' ἔρωτός τε φιλονίκου φιλοτιμίας τε ἀνικήτου.
4 Nata dunque da tali genitori ebbe quella divina bellezza, che ebbe avendola ottenuta e non nascosta; e mise in cuore a tanti molti desideri d’amore, e con un sol corpo mise insieme molti corpi d’eroi che grandi cose vantavano: alcuni vantavan grandi ricchezze, altri invece nobiltà antica, altri ancora eccellenza di familiare forza, altri infine potenza di raggiunta sapienza; e finivan tutti in amor sollecito ed ambizione invincibile.
5 ὅστις μὲν οὖν καὶ δι' ὅτι καὶ ὅπως ἀπέπλησε τὸν ἔρωτα τὴν Ἑλένην λαβών, οὐ λέξω· τὸ γὰρ τοῖς εἰδόσιν ἃ ἴσασι λέγειν πίστιν μὲν ἔχει, τέρψιν δὲ οὐ φέρει. τὸν χρόνον δὲ τῷ λόγῳ τὸν τότε νῦν ὑπερβὰς ἐπὶ τὴν ἀρχὴν τοῦ μέλλοντος λόγου προβήσομαι, καὶ προθήσομαι τὰς αἰτίας, δι' ἃς εἰκὸς ἦν γενέσθαι τὸν τῆς Ἑλένης εἰς τὴν Τροίαν στόλον.
5 Chi dunque e perché e come abbia soddisfatto l’amore ricevuta {in matrimonio} Elena, non dirò: infatti dire a chi ha visto ciò che ha visto fa certo credere, ma non reca diletto. Saltato dunque coll’orazione quel tempo giungerò all’inizio della mia futura orazione, ed esporrò le cause per cui era naturale a farsi il viaggio di Elena verso Troia.
6 ἢ γὰρ Τύχης βουλήμασι καὶ θεῶν βουλεύμασι καὶ Ἀνάγκης ψηφίσμασιν ἔπραξεν ἃ ἔπραξεν, ἢ βίᾳ ἁρπασθεῖσα, ἢ λόγοις πεισθεῖσα, <ἢ ὄψει ὲρασθεῖσα>. εἰ μὲν οὖν διὰ τὸ πρῶτον, ἄξιος αἰτιᾶσθαι ὁ αἴτιος μόνος· θεοῦ γὰρ προθυμίαν ἀνθρωπίνῃ προμηθίᾳ ἀδύνατον κωλύειν. πέφυκε γὰρ οὐ τὸ κρεῖσσον ὑπὸ τοῦ ἥσσονος κωλύεσθαι, ἀλλὰ τὸ ἧσσον ὑπὸ τοῦ κρείσσονος ἄρχεσθαι καὶ ἄγεσθαι, καὶ τὸ μὲν κρεῖσσον ἡγεῖσθαι, τὸ δὲ ἧσσον ἕπεσθαι. θεὸς δ' ἀνθρώπου κρεῖσσον καὶ βίᾳ καὶ σοφίᾳ καὶ τοῖς ἄλλοις. εἰ οὖν τῇ Τύχῃ καὶ τῷ θεῷ τὴν αἰτίαν ἀναθετέον, ἢ τὴν Ἑλένην τῆς δυσκλείας ἀπολυτέον.
6 Ella infatti per volontà della Sorte e per piani divini e per decreti di necessità fece ciò che fece, o rapita colla forza, o persuasa con parole, <o presa da amore per ciò che aveva visto>. Se dunque {fu} per il primo motivo, è degno d’accusa solo il colpevole: è infatti impossibile alla prudenza umana ostacolare il desiderio d’un dio. Vuol natura infatti non che il superiore sia dall’inferiore ostacolato, ma che l’inferiore sia dal superiore dominato e guidato, e che il superiore conduca, e l’inferiore invece segua. Un dio è superiore all’uomo e per forza e per sapienza e per le altre cose. Se dunque l’accusa va fatta al dio ed alla Sorte, bisogna anche sciogliere Elena dall’infamia.
7 εἰ δὲ βίᾳ ἡρπάσθη καὶ ἀνόμως ἐβιάσθη καὶ ἀδίκως ὑβρίσθη, δῆλον ὅτι ὁ <μὲν> ἁρπάσας ὡς ὑβρίσας ἠδίκησεν, ἡ δὲ ἁρπασθεῖσα ὡς ὑβρισθεῖσα ἐδυστύχησεν. ἄξιος οὖν ὁ μὲν ἐπιχειρήσας βάρβαρος βάρβαρον ἐπιχείρημα καὶ λόγῳ καὶ νόμῳ καὶ ἔργῳ λόγῳ μὲν αἰτίας, νόμῳ δὲ ἀτιμίας, ἔργῳ δὲ ζημίας τυχεῖν· ἡ δὲ βιασθεῖσα καὶ τῆς πατρίδος στερηθεῖσα καὶ τῶν φίλων ὀρφανισθεῖσα πῶς οὐκ ἂν εἰκότως ἐλεηθείη μᾶλλον ἢ κακολογηθείη; ὁ μὲν γὰρ ἔδρασε δεινά, ἡ δὲ ἔπαθε· δίκαιον οὖν τὴν μὲν οἰκτῖρειν, τὸν δὲ μισῆσαι.
7 Se invece è stata con forza rapita e contro legge costretta ed ingiustamente offesa, è chiaro che il rapitore, in quanto ha offeso, ha fatto un torto, e la {donna} rapita, in quanto offesa, ha subito una sciagura. È dunque degno il barbaro, ch’una barbara azione ha compiuto, sia punito in fretta e dalla parola e dalla legge e dalla realtà, dalla parola d’accusa, dalla legge della vergogna e dalla realtà della pena; invece la donna, obbligata e privata della patria ed orbata de’ cari, come non sia giustamente commiserata piuttosto che coperta con parole d’infamia? Egli infatti fece cose terribili, ella invece le soffrì; è dunque giusto aver pietà della donna, e odiare invece l’uomo.
8 εἰ δὲ λόγος ὁ πείσας καὶ τὴν ψυχὴν ἀπατήσας, οὐδὲ πρὸς τοῦτο χαλεπὸν ἀπολογήσασθαι καὶ τὴν αἰτίαν ἀπολύσασθαι ὧδε. λόγος δυνάστης μέγας ἐστίν, ὃς σμικροτάτῳ σώματι καὶ ἀφανεστάτῳ θειότατα ἔργα ἀποτελεῖ· δύναται γὰρ καὶ φόβον παῦσαι καὶ λύπην ἀφελεῖν καὶ χαρὰν ἐνεργάσασθαι καὶ ἔλεον ἐπαυξῆσαι. ταῦτα δὲ ὡς οὕτως ἔχει δείξω·
8 Se invece fu la parola a persuaderla ed ingannarle l’anima, nemmen contro questo è difficile difenderla ed assolvere dall’accusa in questo modo. La parola è un signore potente, che con un corpo minuscolo ed ignobilissimo compie opere straordinarie: può infatti fermare la paura ed eliminare il dolore e produrre gioia ed aumentare la pietà. Però mostrerò che le cose così stanno:
9 δεῖ δὲ καὶ δόξῃ δεῖξαι τοῖς ἀκούουσι· τὴν ποίησιν ἅπασαν καὶ νομίζω καὶ ὀνομάζω λόγον ἔχοντα μέτρον· ἧς τοὺς ἀκούοντας εἰσῆλθε καὶ φρίκη περίφοβος καὶ ἔλεος πολύδακρυς καὶ πόθος φιλοπενθής, ἐπ' ἀλλοτρίων τε πραγμάτων καὶ σωμάτων εὐτυχίαις καὶ δυσπραγίαις ἴδιόν τι πάθημα διὰ τῶν λόγων ἔπαθεν ἡ ψυχή. φέρε δὴ πρὸς ἄλλον ἀπ' ἄλλου μεταστῶ λόγον.
9 È infatti necessario a chi ascolta mostrare anche convincendolo; credo e nomino tutta la poesia un discorso ch’abbia metro: penetra {ogni volta} color che l’ascoltano un brivido di terrore e una pietà dalle abbondanti lacrime ed un desiderio doloroso, e per le buone e cattive sorti di opere e corpi altrui patisce l’animo un suo proprio dolore. Dunque passerò da un ragionamento all’altro.
10 αἱ γὰρ ἔνθεοι διὰ λόγων ἐπῳδαὶ ἐπαγωγοὶ ἡδονῆς, ἀπαγωγοὶ λύπης γίνονται· συγγινομένη γὰρ τῇ δόξῃ τῆς ψυχῆς ἡ δύναμις τῆς ἐπῳδῆς ἔθελξε καὶ ἔπεισε καὶ μετέστησεν αὐτὴν γοητείᾷ. γοητείας δὲ καὶ μαγείας δισσαὶ τέχναι εὕρηνται, αἵ εἰσι ψυχῆς ἁμαρτήματα καὶ δόξης ἀπατήματα.
10 Infatti gl’incantesimi divini ispirati dalle parole son portatori di piacere ed allontanatori di dolore; infatti, accadendo per l’opinion dell’animo, la potenza dell’incantesimo lo seduce e lo persuade e lo muove con magia. Duplici arti poi di magia ed incantesimo son state trovate, che son errori dell’animo ed inganni dell’opinione.
11 ὅσοι δὲ ὅσους περὶ ὅσων καὶ ἔπεισαν καὶ πείθουσι δὲ ψευδῆ λόγον πλάσαντες. εἰ μὲν γὰρ πάντες περὶ πάντων εἶχον τῶν <τε> παροιχομένων μνήμην τῶν τε παρόντων <ἔννοιαν> τῶν τε μελλόντων πρόνοιαν, οὐκ ἂν ὁμοίως [ὅμοιος ἦν] ὁ λόγος ὴπάτα. νῦν δὲ οὔτε μνησθῆναι τὸ παροιχόμενον οὔτε σκέψασθαι τὸ παρὸν οὔτε μαντεύσασθαι τὸ μέλλον εὐπόρως ἔχει· ὥστε περὶ τῶν πλείστων οἱ πλεῖστοι τὴν δόξαν σύμβουλον τῇ ψυχῇ παρέχονται. ἡ δὲ δόξα σφαλερὰ καὶ ἀβέβαιος οὖσα σφαλεραῖς καὶ ἀβεβαίοις εὐτυχίαις περιβάλλει τοὺς αὐτῇ χρωμένους.
11 Quanti però hanno persuaso e persuadono quanti altri di quante cose plasmato un falso discorso! Se infatti tutti avesser di tutto del passato memoria e del presente <coscienza> e del futuro previsione, [sarebbe uguale] {ma} non ugualmente ingannerebbe il discorso. Ora però né è facile ricordare il passato né esaminare il presente né vaticinare il futuro; sicché i più riguardò alle più cose prendono l’opinione come consiglier dell’animo. Ma l’opinione, essendo pericolosa ed insicura, circonda color che ne fan uso con sorti pericolose ed insicure.
12 τίς οὖν αἰτία κωλύει καὶ τὴν Ἑλένην νομίσαι ἐλθεῖν ὁμοίως ἄκουσαν οὖσαν ὥσπερ εἰ βιατήρων βίᾳ ἡρπάσθη; ἡ γὰρ τῆς πειθοῦς ἕξις, καίτοι εἰ ἀνάγκης εἶδος ἔχει μὲν οὔ, τὴν δὲ δύναμιν τὴν αὐτὴν ἔχει. λόγος γὰρ ψυχὴν ὁ πείσας, ἣν ἔπεισεν, ἠνάγκασε καὶ πιθέσθαι τοῖς λεγομένοις καὶ συναινέσαι τοῖς ποιουμένοις. ὁ μὲν οὖν πείσας ὡς ἀναγκάσας ἀδικεῖ, ἡ δὲ πεισθεῖσα ὡς ἀναγκασθεῖσα τῷ λόγῳ μάτην ἀκούει κακῶς.
12 Qual causa dunque impedisce anche che crediam che Elena sia andata controvoglia esattamente come se fosse stata rapita dalla forza di rapitori?? Infatti l’uso della persuasione, anche se non ha l’aspetto della necessità, tuttavia ha la medesima potenza. Infatti la parola che persuase l’animo che persuase, lo costrinse sia ad obbedire ai detti che consentire coi fatti. Il persuasore dunque in quanto costrittore commette ingiustizia, la {donna} persuasa invece in quanto costretta colla parola invano ha mala fama.
13 ὅτι δ' ἡ πειθὼ προσιοῦσα τῷ λόγῳ καὶ τὴν ψυχὴν ἐτυπώσατο ὅπως ἐβούλετο, χρὴ μαθεῖν πρῶτον μὲν τοὺς τῶν μετεωρολόγων λόγους, οἵτινες δόξαν ἀντὶ δόξης τὴν μὲν ἀφελόμενοι τὴν δ' ἐνεργασάμενοι τὰ ἄπιστα καὶ ἄδηλα φαίνεσθαι τοῖς τῆς δόξης ὄμμασιν ἐποίησαν· δεύτερον δὲ τοὺς ἀναγκαίους διὰ λόγων ἀγῶνας, ἐν οἷς εἷς λόγος πολὺν ὄχλον ἔτερψε καὶ ἔπεισε τέχνῃ γραφείς, οὐκ ἀληθείᾳ λεχθείς· τρίτον <δὲ> φιλοσόφων λόγων ἁμίλλας, ἐν αἷς δείκνυται καὶ γνώμης τάχος ὡς εὐμετάβολον ποιοῦν τὴν τῆς δόξης πίστιν.
13 Poiché poi la persuasione congiunta alla parola plasma anche l’animo come vuole, è necessario conoscere per prima cosa i discorsi dei meteorologi, che formando un’opinione contro un’altra che distruggono fanno apparire agli occhi dell’opinione le cosa oscure ed incredibili; in secondo luogo poi i duelli di necessità politica, in cui un sol discorso scritto con arte ma detto senza verità diletta e persuade una gran folla; in terzo luogo <infine> le sfide verbali filosofiche, in cui si manifesta che anche la rapidità di conoscenza rende mutevole l’affidabilità dell’opinione.
14 τὸν αὐτὸν δὲ λόγον ἔχει ἥ τε τοῦ λόγου δύναμις πρὸς τὴν τῆς ψυχῆς τάξιν ἥ τε τῶν φαρμάκων τάξις πρὸς τὴν τῶν σωμάτων φύσιν. ὥσπερ γὰρ τῶν φαρμάκων ἄλλους ἄλλα χυμοὺς ἐκ τοῦ σώματος ἐξάγει, καὶ τὰ μὲν νόσου τὰ δὲ βίου παύει, οὕτω καὶ τῶν λόγων οἱ μὲν ἐλύπησαν, οἱ δὲ ἔτερψαν, οἱ δὲ ἐφόβησαν, οἱ δὲ εἰς θάρσος κατέστησαν τοὺς ἀκούοντας, οἱ δὲ πειθοῖ τινι κακῇ τὴν ψυχὴν ἐφαρμάκευσαν καὶ ἐξεγοήτευσαν.
14 La potenza del discorso ha con la disposizione dell’animo lo stesso rapporto che {ha} il compito de’ farmaci colla natura de’ corpi. Infatti esattamente come alcuni de’ farmaci espellono alcuni umori dal corpo, altri altri, ed alcuni fermano la malattia, altri invece la vita, cosí anche alcune delle parole affliggono, altre invece dilettano, altre poi spaventano, altre infine dirigono ad una decisione chi le ascolta, altre invero medicano e seducono l’animo ad una cattiva persuasione.
15 καὶ ὅτι μέν, εἰ λόγῳ ἐπείσθη, οὐκ ἠδίκησεν ἀλλ' ἠτύχησεν, εἴρηται· τὴν δὲ τετάρτην αἰτίαν τῷ τετάρτῳ λόγῳ διέξειμι. εἰ γὰρ ἔρως ἦν ὁ ταῦτα πάντα πράξας, οὐ χαλεπῶς διαφεύξεται τὴν τῆς λεγομένης γεγονέναι ἁμαρτίας αἰτίαν. ἃ γὰρ ὁρῶμεν, ἔχει φύσιν οὐχ ἣν ἡμεῖς θέλομεν, ἀλλ' ἣν ἕκαστον ἔτυχε· διὰ δὲ τῆς ὄψεως ἡ ψυχὴ κἀν τοῖς τρόποις τυποῦται.
15 E così {è} mostrato che {lei}, se persuasa con la parola, non fece ingiustizia ma un torto subì; esporrò poi la quarta causa nel quarto discorso. Se infatti fu l’amor che tutto ciò fece, non sarà difficilmente rifuggita l’accusa dell’errore che si dice accaduto. Ciò infatti che vediamo, non ha la natura che noi vogliamo, ma {quella} che ad ogni cosa è capitata; e dalla vista l’animo è impressionato fin nella {sua} disposizione.
16 αὐτίκα γὰρ ὅταν πολέμια σώματα [καὶ] πολέμιον ἐπὶ πολεμίοις ὁπλίσῃ κόσμον χαλκοῦ καὶ σιδήρου, τοῦ μὲν ἀλεξητήριον τοῦ δὲ προβλήματα, εἰ θεάσεται ἡ ὄψις ἐταράχθη καὶ ἐτάραξε τὴν ψυχήν, ὥστε πολλάκις κινδύνου τοῦ μέλλοντος <ὡς> ὄντος φεύγουσιν ἐκπλαγέντες. ἰσχυρὰ γὰρ ἡ συνήθεια τοῦ νόμου διὰ τὸν φόβον ἐξῳκίσθη τὸν ἀπὸ τῆς ὄψεως, ἥτις ἐλθοῦσα ἐποίησεν ἀμελῆσαι καὶ τοῦ καλοῦ τοῦ διὰ τὸν νόμον κρινομένου καὶ τοῦ ἀγαθοῦ τοῦ διὰ τὴν νίκην γινομένου.
16 Infatti appena corpi ostili prepareranno contro cose ostili l’ostile ordine di ferro e bronzo, del primo per difendersi e del secondo invece per aggredire, se vedrà la vista si agiterà ed agiterà l’animo, sicché spesso fuggiranno un pericolo futuro storditi di esso come {fosse} presente. Infatti la forte consuetudine della legge per la paura generata dalla vista vien cacciata, la qual vista, giunta, farà dimenticare sia del bello giudicato {tale} per la legge, sia del buono avvenuto per la vittoria.
17 ἤδη δέ τινες ἰδόντες φοβερὰ καὶ τοῦ παρόντος ἐν τῷ παρόντι χρόνῳ φρονήματος ἐξέστησαν· οὕτως ἀπέσβεσε καὶ ἐξήλασεν ὁ φόβος τὸ νόημα. πολλοὶ δὲ ματαίοις πόνοις καὶ δειναῖς νόσοις καὶ δυσιάτοις μανίαις περιέπεσον· οὕτως εἰκόνας τῶν ὁρωμένων πραγμάτων ἡ ὄψις ἐνέγραψεν ἐν τῷ φρονήματι. καὶ τὰ μὲν δειματοῦντα πολλὰ μὲν παραλείπεται, ὅμοια δ' ἐστὶ τὰ παραλειπόμενα οἷάπερ <τὰ> λεγόμενα.
17 Inoltre alcuni già, viste terribili cose, usciron dall’intendimento presente nel presente tempo: così la paura estingue ed espelle il pensiero. Molti poi caddero in vane fatiche e terribili morbi ed insanabili pazzie: in tal guisa la vista dipinge nella mente immagini delle vedute cose. Ed altre molte terribili cose vengon {qui} omesse, ma molto simili son quelle omesse alle già dette.
18 ἀλλὰ μὴν οἱ γραφεῖς ὅταν ἐκ πολλῶν χρωμάτων καὶ σωμάτων ἓν σῶμα καὶ σχῆμα τελείως ἀπεργάσωνται, τέρπουσι τὴν ὄψιν· ἡ δὲ τῶν ἀνδριάντων ποίησις καὶ ἡ τῶν ἀγαλμάτων ἐργασία θέαν ἡδεῖαν παρέσχετο τοῖς ὄμμασιν. οὕτω τὰ μὲν λυπεῖν τὰ δὲ ποθεῖν πέφυκε τὴν ὄψιν. πολλὰ δὲ πολλοῖς πολλῶν ἔρωτα καὶ πόθον ἐνεργάζεται πραγμάτων καὶ σωμάτων.
18 Ma certo i pittori quando da molti colori e modelli concludono infine un solo corpo ed un sol abito, dilettan la vista; e la scultura delle statue e la lavorazione de’ simulacri offron agl’occhi una dolce vista. Perciò alcune fan per natura addolorare la vista mentre altre la fanno invece bramare. Molte cose poi infondon a molti amore e brama di molte opere e corpi.
19 εἰ οὖν τῷ τοῦ Ἀλεξάνδρου σώματι τὸ τῆς Ἑλένης ὄμμα ἡσθὲν προθυμίαν καὶ ἅμιλλαν ἔρωτος τῇ ψυχῇ παρέδωκε, τί θαυμαστόν; ὃς εἰ μὲν θεὸς θεῶν θείαν δύναμιν <ἔχων>, πῶς ἂν ὁ ἥσσων εἴη τοῦτον ἀπώσασθαι καὶ ἀμύνασθαι δυνατός; εἰ δ' ἐστὶν ἀνθρώπινον νόσημα καὶ ψυχῆς ἀγνόημα, οὐχ ὡς ἁμάρτημα μεμπτέον ἀλλ' ὡς ἀτύχημα νομιστέον· ἦλθε γάρ, ὡς ἦλθε, τύχης ἀγρεύμασιν, οὐ γνώμης βουλεύμασιν, καὶ ἔρωτος ἀνάγκαις, οὐ τέχνης παρασκευαῖς.
19 Se dunque l’occhio di Elena, dilettato dal corpo di Alessandro, diede all’animo un ardore ed una brama d’amore, che c’è da meravigliarsi? Se egli è un dio <con> la divina potenza degli dei, come sarà l’inferior capace di respingerlo e stornarlo? Se invece è un umano morbo ed un error dell’animo, non va accusato come peccato, ma creduto come una mala sorte: è infatti venuto, com’è venuto, per le reti della Sorte, non per volontà della mente, e per costrizioni d’amore, non per preparazione d’artifizio.
20 πῶς οὖν χρὴ δίκαιον ἡγήσασθαι τὸν τῆς Ἑλένης μῶμον, ἥτις εἴτ' ἐρασθεῖσα εἴτε λόγῳ πεισθεῖσα εἴτε βίᾳ ἁρπασθεῖσα εἴτε ὑπὸ θείας ἀνάγκης ἀναγκασθεῖσα ἔπραξεν ἃ ἔπραξε, πάντως διαφεύγει τὴν αἰτίαν;
20 Come dunque è necessario ritener giusto il biasimo d’Elena, che sia che abbia fatto ciò c’ha fatto perché innamorata, sia perché persuasa con parola, sia perché rapita con la forza, sia perché costretta da costrizion divina, sfugge affatto all’accusa?
21 ἀφεῖλον τῷ λόγῳ δύσκλειαν γυναικός, ἐνέμεινα τῷ νόμῳ ὃν ἐθέμην ἐν ἀρχῇ τοῦ λόγου· ἐπειράθην καταλῦσαι μώμου ἀδικίαν καὶ δόξης ἀμαθίαν, ἐβουλήθην γράψαι τὸν λόγον Ἑλένης μὲν ἐγκώμιον, ἐμὸν δὲ παίγνιον.
21 Ho distrutto col discorso la mala fama della donna, son rimasto nella legge ch’avevo posto all’inizio del discorso: ho tentato di sciogliere l’ingiustizia del biasimo e l’ignoranza dell’opinione, ho voluto intitolare il discorso da una parte “L’Encomio di Elena”, dall’altra “Il Mio Giochetto”.



Auf Deutsch

1 Κόσμος πόλει μὲν εὐανδρία, σώματι δὲ κάλλος, ψυχῇ δὲ σοφία, πράγματι δὲ ἀρετή, λόγῳ δὲ ἀλήθεια· τὰ δὲ ἐναντία τούτων ἀκοσμία. ἄνδρα δὲ καὶ γυναῖκα καὶ λόγον καὶ ἔργον καὶ πόλιν καὶ πρᾶγμα χρὴ τὸ μὲν ἄξιον ἐπαίνου ἐπαίνῳ τιμᾶν, τῷ δὲ ἀναξίῳ μῶμον ἐπιθεῖναι· ἴση γὰρ ἁμαρτία καὶ ἀμαθία μέμφεσθαί τε τὰ ἐπαινετὰ καὶ ἐπαινεῖν τὰ μωμητά.
1 Die Verzierung für ein Stadt ist das Überfluss Helden, für ein Körper stattdessen die Schönheit, für ein Seele andererseits die Weisheit, für ein Tat doch der Mut, für ein Ansprache endlich die Wahrheit; was stattdessen gegen diese ist, Ausschweifung. Von ein Mensch, von eine Frau, von eine Ansprache, von ein Arbeit, von ein Stadt, von ein Tat ist es notwendig mit ein Eloge zu ehren was dessen würdig ist, aber was dessen unwürdig ist zu tadeln: in der Tät gleichmäßig Fehler und Ignoranz sind ob was geklagt werden sollte zu loben oder was gelobt werden sollte zu tadeln.
2 τοῦ δ' αὐτοῦ ἀνδρὸς λέξαι τε τὸ δέον ὀρθῶς καὶ ἐλέγξαι τοὺς μεμφομένους Ἑλένην, γυναῖκα περὶ ἧς ὁμόφωνος καὶ ὁμόψυχος γέγονεν ἥ τε τῶν ποιητῶν ἀκουσάντων πίστις ἥ τε τοῦ ὀνόματος φήμη, ὃ τῶν συμφορῶν μνήμη γέγονεν. ἐγὼ δὲ βούλομαι λογισμόν τινα τῷ λόγῳ δοὺς τὴν μὲν κακῶς ἀκούουσαν παῦσαι τῆς αἰτίας, τοὺς δὲ μεμφομένους ψευδομένους ἐπιδεῖξαι καὶ δείξας τἀληθὲς [ἢ] παῦσαι τῆς ἀμαθίας.
2 Vom selben Mensch ist es aber die Pflicht die Wahrheit zu sagen und Helenas Kläger zu tadeln, dieser Frau über deren ob das Glauben der berühmter Dichter oder die Ruhm des Name, Speicher von Missgeschicke geworden, einstimmige und einmutige geworden sind. Jedoch will ich, der Ansprache eine Vernunft gegeben habend, nicht nur dass diese verrufene {Frau} geklagt zu werden aufhöre, aber auch zeigen schaffen, dass die Kläger lügen, und die Wahrheit gezeigt habend auch die Ignoranz beseitigen.
3 ὅτι μὲν οὖν φύσει καὶ γένει τὰ πρῶτα τῶν πρώτων ἀνδρῶν καὶ γυναικῶν ἡ γυνὴ περὶ ἧς ὅδε ὁ λόγος, οὐκ ἄδηλον, οὐδὲ ὀλίγοις. δῆλον γὰρ ὡς μητρὸς μὲν Λήδας, πατρὸς δὲ τοῦ μὲν γενομένου θεοῦ, τοῦ δὲ λεγομένου θνητοῦ, Τυνδάρεω καὶ Διός, ὧν ὁ μὲν διὰ τὸ εἶναι ἔδοξεν, ὁ δὲ διὰ τὸ φάναι ἐλέγχθη. καὶ ἦν ὁ μὲν ἀνδρῶν κράτιστος ὁ δὲ πάντων τύραννος.
3 Dass deshalb die Frau, über deren diese Ansprache ist, wegen Natur und Geburt die erste der ersten Menschen und Frauen war, ist nicht dunkel, noch für wenige. In der Tät ist es klar, dass sie wie Mutter Leda, und wie Vater wirklich ein Gott, im Glauben stattdessen ein Tödlich, das heißt Zeus und Tyndar, hatte, von denen der zweiter der stärkster von Menschen war, der erster stattdessen von allen der Gebieter.
4 ἐκ τοιούτων δὲ γενομένη ἔσχε τὸ ἰσόθεον κάλλος, ὃ λαβοῦσα καὶ οὐ λαθοῦσα ἔσχε· πλείστας δὲ πλείστοις ἐπιθυμίας ἔρωτος ἐνειργάσατο, ἑνὶ δὲ σώματι πολλὰ σώματα συνήγαγεν ἀνδρῶν ἐπὶ μεγάλοις μέγα φρονούντων, ὧν οἱ μὲν πλούτου μεγέθη, οἱ δὲ εὐγενείας παλαιᾶς εὐδοξίαν, οἱ δὲ ἀλκῆς οὶκείας εὐεξίαν, οἱ δὲ σοφίας ἐπικτήτου δύναμιν ἔσχον· καὶ ἧκον ἅπαντες ὑπ' ἔρωτός τε φιλονίκου φιλοτιμίας τε ἀνικήτου.
4 Von solchen Eltern deshalb geboren hatte sie die göttlich Schönheit, die sie erreichte aber nicht versteckte hatte; und im Herz von vielen setzte sie viele Liebeswünschen, und mit nur einem Körper setzte sie viele Körper zusammen von Helden die über große Sachen sich rühmten: einige über große Reichtum, andere stattdessen über altes Adelsgeschlecht, andere andererseits über Exzellenz von Familiensstärke, andere endlich über Gewalt von erreichter Weisheit; und sie alle gingen unter aufmerksame Liebe und unbesiegbare Ehrgeiz.
5 ὅστις μὲν οὖν καὶ δι' ὅτι καὶ ὅπως ἀπέπλησε τὸν ἔρωτα τὴν Ἑλένην λαβών, οὐ λέξω· τὸ γὰρ τοῖς εἰδόσιν ἃ ἴσασι λέγειν πίστιν μὲν ἔχει, τέρψιν δὲ οὐ φέρει. τὸν χρόνον δὲ τῷ λόγῳ τὸν τότε νῦν ὑπερβὰς ἐπὶ τὴν ἀρχὴν τοῦ μέλλοντος λόγου προβήσομαι, καὶ προθήσομαι τὰς αἰτίας, δι' ἃς εἰκὸς ἦν γενέσθαι τὸν τῆς Ἑλένης εἰς τὴν Τροίαν στόλον.
5 Wer deshalb und warum und wie er die Liebe befriedigte, Helena geheiratet habend, werde ich nicht sagen: in der Tät macht es sicherlich glauben ihnen die sahen was sie sahen zu sagen, aber doch bring es keine Freude. Durch die Ansprache deshalb jene Zeit überspringend, werde ich zum Anfang meiner künftiger Ansprache kommen, und die Ursachen, wegen die natürlich war, dass Helenas Reise nach Troia gemacht würde, herausstellen.
6 ἢ γὰρ Τύχης βουλήμασι καὶ θεῶν βουλεύμασι καὶ Ἀνάγκης ψηφίσμασιν ἔπραξεν ἃ ἔπραξεν, ἢ βίᾳ ἁρπασθεῖσα, ἢ λόγοις πεισθεῖσα, <ἢ ὄψει ὲρασθεῖσα>. εἰ μὲν οὖν διὰ τὸ πρῶτον, ἄξιος αἰτιᾶσθαι ὁ αἴτιος μόνος· θεοῦ γὰρ προθυμίαν ἀνθρωπίνῃ προμηθίᾳ ἀδύνατον κωλύειν. πέφυκε γὰρ οὐ τὸ κρεῖσσον ὑπὸ τοῦ ἥσσονος κωλύεσθαι, ἀλλὰ τὸ ἧσσον ὑπὸ τοῦ κρείσσονος ἄρχεσθαι καὶ ἄγεσθαι, καὶ τὸ μὲν κρεῖσσον ἡγεῖσθαι, τὸ δὲ ἧσσον ἕπεσθαι. θεὸς δ' ἀνθρώπου κρεῖσσον καὶ βίᾳ καὶ σοφίᾳ καὶ τοῖς ἄλλοις. εἰ οὖν τῇ Τύχῃ καὶ τῷ θεῷ τὴν αἰτίαν ἀναθετέον, ἢ τὴν Ἑλένην τῆς δυσκλείας ἀπολυτέον.
6 Tatsächlich wegen die Wille des Schicksals und wegen göttliche Pläne und wegen Befehlen der Not tat sie was sie tat, oder durch Stärke verschleppte, oder mit Wörter bewogen, <oder von der Liebe, von was sie gesehen hatte, gefangene>. Wenn deshalb es wegen die erste Ursache {war}, würdig der Klange ist nur der Schuldiger: tatsächlich ist es unmöglich der männliche Besonnenheit das Wünsch eines Gottes zu erschweren. In der Tät will Natur nicht dass das Überlegenes von dem Untergebenem erschwert werde, aber dass das Untergebenes von dem Überlegenem vorgeherrscht und angeleitet werde, und dass das Überlegenes führe, und das Untergebenes stattdessen folge. Ein Gott ist einem Mensch Überlegen ob wegen Stärke, ob wegen Weisheit oder wegen die andere. Wenn deshalb die Klange muss dem Gott und dem Schicksal gemacht werden, muss man auch Helena von der Niedertracht erfreien.
7 εἰ δὲ βίᾳ ἡρπάσθη καὶ ἀνόμως ἐβιάσθη καὶ ἀδίκως ὑβρίσθη, δῆλον ὅτι ὁ <μὲν> ἁρπάσας ὡς ὑβρίσας ἠδίκησεν, ἡ δὲ ἁρπασθεῖσα ὡς ὑβρισθεῖσα ἐδυστύχησεν. ἄξιος οὖν ὁ μὲν ἐπιχειρήσας βάρβαρος βάρβαρον ἐπιχείρημα καὶ λόγῳ καὶ νόμῳ καὶ ἔργῳ λόγῳ μὲν αἰτίας, νόμῳ δὲ ἀτιμίας, ἔργῳ δὲ ζημίας τυχεῖν· ἡ δὲ βιασθεῖσα καὶ τῆς πατρίδος στερηθεῖσα καὶ τῶν φίλων ὀρφανισθεῖσα πῶς οὐκ ἂν εἰκότως ἐλεηθείη μᾶλλον ἢ κακολογηθείη; ὁ μὲν γὰρ ἔδρασε δεινά, ἡ δὲ ἔπαθε· δίκαιον οὖν τὴν μὲν οἰκτῖρειν, τὸν δὲ μισῆσαι.
7 Wenn stattdessen sie durch Stärke verschleppte wurde und ungesetzlich vorverlegte und ungerecht beleidigte, ist es klar dass der Verschlepper, denn Beleidiger, eine Unrecht gemacht hat, und die Verschleppte, denn Beleidigte, ein Unheil erleidet hat. Deshalb ist der Barbar, der ein barbarisch Tat getan hat, würdig, schnell bestrafen zu werden ob vom Wort ob vom Gesetz oder vom Umstand, vom Wort der Klange, vom Gesetz der Schande und vom Umstand des Schmerzes; stattdessen die Frau, vorverlegte und der Vaterland beraubte und der Lieben verwaiste, wie könnte sie nicht mit Recht bemitleidet werden eher als mit Niedertrachtswörter bedeckt? Tatsächlich tat er schreckliche Sachen, die sie stattdessen litt; richtig ist es deshalb die Frau zu mitleiden, und den Mensch stattdessen zu hassen.
8 εἰ δὲ λόγος ὁ πείσας καὶ τὴν ψυχὴν ἀπατήσας, οὐδὲ πρὸς τοῦτο χαλεπὸν ἀπολογήσασθαι καὶ τὴν αἰτίαν ἀπολύσασθαι ὧδε. λόγος δυνάστης μέγας ἐστίν, ὃς σμικροτάτῳ σώματι καὶ ἀφανεστάτῳ θειότατα ἔργα ἀποτελεῖ· δύναται γὰρ καὶ φόβον παῦσαι καὶ λύπην ἀφελεῖν καὶ χαρὰν ἐνεργάσασθαι καὶ ἔλεον ἐπαυξῆσαι. ταῦτα δὲ ὡς οὕτως ἔχει δείξω·
8 Wenn stattdessen das Wort sie überzeugte und die Seele täuschte, nicht einmal gegen das ist es schwierig sie zu schützen und von der Klange frei zu sprechen, so. Das Wort ist ein mächtiger Herr, der mit einem sehr klein und sehr unedel Körper ungewöhnliche Werke beendet: tatsächlich kann es die Angst halten und das Leid beseitigen und Freude vorbringen und das Mitleid steigern. Jedoch werde ich zeigen, dass die Sache so sich verhält:
9 δεῖ δὲ καὶ δόξῃ δεῖξαι τοῖς ἀκούουσι· τὴν ποίησιν ἅπασαν καὶ νομίζω καὶ ὀνομάζω λόγον ἔχοντα μέτρον· ἧς τοὺς ἀκούοντας εἰσῆλθε καὶ φρίκη περίφοβος καὶ ἔλεος πολύδακρυς καὶ πόθος φιλοπενθής, ἐπ' ἀλλοτρίων τε πραγμάτων καὶ σωμάτων εὐτυχίαις καὶ δυσπραγίαις ἴδιόν τι πάθημα διὰ τῶν λόγων ἔπαθεν ἡ ψυχή. φέρε δὴ πρὸς ἄλλον ἀπ' ἄλλου μεταστῶ λόγον.
9 Tatsächlich ist es notwendig auch mit Überzeugung ihnen die hören zu zeigen. Die ganze Poesie glaube und bestimme ich eine Ansprache die Meter hat: {jedesmal} die Hörende durchdringen ein Angstsschauer und ein vielträniges Mitleid und ein leidvolles Wünsch, und wegen die gute und schlechte Zufälle von Werke und Körper der Anderen leidet die Seele ein Leid von ihr selbst. Deshalb werde ich aus einem nach ein anderen Gedankegang gehen.
10 αἱ γὰρ ἔνθεοι διὰ λόγων ἐπῳδαὶ ἐπαγωγοὶ ἡδονῆς, ἀπαγωγοὶ λύπης γίνονται· συγγινομένη γὰρ τῇ δόξῃ τῆς ψυχῆς ἡ δύναμις τῆς ἐπῳδῆς ἔθελξε καὶ ἔπεισε καὶ μετέστησεν αὐτὴν γοητείᾷ. γοητείας δὲ καὶ μαγείας δισσαὶ τέχναι εὕρηνται, αἵ εἰσι ψυχῆς ἁμαρτήματα καὶ δόξης ἀπατήματα.
10 Tatsächlich sing die göttliche Zauber vom Wort begeisterte Gefallens Träger und Leides Enteferner; wegen das Denken der Seele tatsächlich seiend, verführt und überzeugt und bewegt sie durch Magie die Macht des Zaubers. Zauber- und Magie-arten zweiwache dann gefunden worden sind, die Fehler der Seele und Betruge der Meinung sind.
11 ὅσοι δὲ ὅσους περὶ ὅσων καὶ ἔπεισαν καὶ πείθουσι δὲ ψευδῆ λόγον πλάσαντες. εἰ μὲν γὰρ πάντες περὶ πάντων εἶχον τῶν <τε> παροιχομένων μνήμην τῶν τε παρόντων <ἔννοιαν> τῶν τε μελλόντων πρόνοιαν, οὐκ ἂν ὁμοίως [ὅμοιος ἦν] ὁ λόγος ὴπάτα. νῦν δὲ οὔτε μνησθῆναι τὸ παροιχόμενον οὔτε σκέψασθαι τὸ παρὸν οὔτε μαντεύσασθαι τὸ μέλλον εὐπόρως ἔχει· ὥστε περὶ τῶν πλείστων οἱ πλεῖστοι τὴν δόξαν σύμβουλον τῇ ψυχῇ παρέχονται. ἡ δὲ δόξα σφαλερὰ καὶ ἀβέβαιος οὖσα σφαλεραῖς καὶ ἀβεβαίοις εὐτυχίαις περιβάλλει τοὺς αὐτῇ χρωμένους.
11 Wie viele jedoch wie viele andere von wie viele Sachen überzeugt haben und überzeugen, falsche Ansprache formend! Wenn tatsächlich die alle der ganzer Vergangenheit Erinnerung und der ganzer Gegenart <kenntnis> und der ganzer Zukunft Voraussicht hätten, würde die Ansprache [gleich sein] {aber} nicht gleich überzeugen. Nun jedoch ist es nicht einfach weder die Vergangenheit zu erinnern weder die Gegenart zu untersuchen noch die Zukunft zu profezieren; so dass die Meisten über die Meisten Sachen das Denken wie Berater der Seele annehmen. Aber das Denken, gefährlich und unsicher seiend, mit gefährlichen und unsicheren Schicksalen umgebt sie die sie benützen.
12 τίς οὖν αἰτία κωλύει καὶ τὴν Ἑλένην νομίσαι ἐλθεῖν ὁμοίως ἄκουσαν οὖσαν ὥσπερ εἰ βιατήρων βίᾳ ἡρπάσθη; ἡ γὰρ τῆς πειθοῦς ἕξις, καίτοι εἰ ἀνάγκης εἶδος ἔχει μὲν οὔ, τὴν δὲ δύναμιν τὴν αὐτὴν ἔχει. λόγος γὰρ ψυχὴν ὁ πείσας, ἣν ἔπεισεν, ἠνάγκασε καὶ πιθέσθαι τοῖς λεγομένοις καὶ συναινέσαι τοῖς ποιουμένοις. ὁ μὲν οὖν πείσας ὡς ἀναγκάσας ἀδικεῖ, ἡ δὲ πεισθεῖσα ὡς ἀναγκασθεῖσα τῷ λόγῳ μάτην ἀκούει κακῶς.
12 Welche Grund deshalb verhindert auch, dass wir glauben, dass Helena widerwillig ging, gleich als wenn sie von der Stärke von Verschleppter verschleppt worden wäre? Die Kleidung der Überzeugung tatsächlich, auch wenn sie den Anblick der Notwendigkeit nicht hat, jedoch die gleiche Macht hat. Das Wort, das die Seele überzeugte, zähmte sie tatsächlich ob den Gesagten folgen oder mit Gemachten zu stimmen. Der Überzeuger deshalb wie Zähmer eine Unrecht macht, die Überzeugte stattdessen wie durch Stärke Gezähmte umsonst schlechte Ruhm hat.
13 ὅτι δ' ἡ πειθὼ προσιοῦσα τῷ λόγῳ καὶ τὴν ψυχὴν ἐτυπώσατο ὅπως ἐβούλετο, χρὴ μαθεῖν πρῶτον μὲν τοὺς τῶν μετεωρολόγων λόγους, οἵτινες δόξαν ἀντὶ δόξης τὴν μὲν ἀφελόμενοι τὴν δ' ἐνεργασάμενοι τὰ ἄπιστα καὶ ἄδηλα φαίνεσθαι τοῖς τῆς δόξης ὄμμασιν ἐποίησαν· δεύτερον δὲ τοὺς ἀναγκαίους διὰ λόγων ἀγῶνας, ἐν οἷς εἷς λόγος πολὺν ὄχλον ἔτερψε καὶ ἔπεισε τέχνῃ γραφείς, οὐκ ἀληθείᾳ λεχθείς· τρίτον <δὲ> φιλοσόφων λόγων ἁμίλλας, ἐν αἷς δείκνυται καὶ γνώμης τάχος ὡς εὐμετάβολον ποιοῦν τὴν τῆς δόξης πίστιν.
13 Weil die Überzeugung, mit dem Wort verbunden, auch die Seele wie sie will immer formt, ist es notwendig zuerst die Ansprache der Meteorologen, die eine Meinung gegen eine andere, die sie zerstören, formende auch die dunkele und die unglaubliche Sachen der Augen der Meinung erscheinen machen, kennen zu lernen; zweitens dann die notwendige durch Wörter bekämpfte politische Duelle, in denen nur eine Ansprache mit Kunst geschrieben aber ohne Wahrheit gesagt eine große Menge erfreut und überzeugt; drittens <endlich> die philosophische Wörterkämpfen, in denen sich herausstellt, dass auch die Schnelligkeit der Kenntnis die Vertrauenswürdigkeit der Meinung veränderlich macht.
14 τὸν αὐτὸν δὲ λόγον ἔχει ἥ τε τοῦ λόγου δύναμις πρὸς τὴν τῆς ψυχῆς τάξιν ἥ τε τῶν φαρμάκων τάξις πρὸς τὴν τῶν σωμάτων φύσιν. ὥσπερ γὰρ τῶν φαρμάκων ἄλλους ἄλλα χυμοὺς ἐκ τοῦ σώματος ἐξάγει, καὶ τὰ μὲν νόσου τὰ δὲ βίου παύει, οὕτω καὶ τῶν λόγων οἱ μὲν ἐλύπησαν, οἱ δὲ ἔτερψαν, οἱ δὲ ἐφόβησαν, οἱ δὲ εἰς θάρσος κατέστησαν τοὺς ἀκούοντας, οἱ δὲ πειθοῖ τινι κακῇ τὴν ψυχὴν ἐφαρμάκευσαν καὶ ἐξεγοήτευσαν.
14 Die Macht der Ansprache hat mit der Neigung der Seele der selber Bericht der mit der Natur der Körper der Aufgabe der Arzneien {hat}. Tatsächlich gleichmäßig als manche Arzneien manche Säfte aus dem Körper, und andere andere ausstoßen, und manche die Krankheit, andere stattdessen das Leben halten, so auch manche Wörter quälen, andere stattdessen erfreuen, andere dann erschrecken, andere endlich nach eine Entschiedung einsenden die Hörende, andere wirklich nach schlechte Überzeugung die Seele behandeln und verführen.
15 καὶ ὅτι μέν, εἰ λόγῳ ἐπείσθη, οὐκ ἠδίκησεν ἀλλ' ἠτύχησεν, εἴρηται· τὴν δὲ τετάρτην αἰτίαν τῷ τετάρτῳ λόγῳ διέξειμι. εἰ γὰρ ἔρως ἦν ὁ ταῦτα πάντα πράξας, οὐ χαλεπῶς διαφεύξεται τὴν τῆς λεγομένης γεγονέναι ἁμαρτίας αἰτίαν. ἃ γὰρ ὁρῶμεν, ἔχει φύσιν οὐχ ἣν ἡμεῖς θέλομεν, ἀλλ' ἣν ἕκαστον ἔτυχε· διὰ δὲ τῆς ὄψεως ἡ ψυχὴ κἀν τοῖς τρόποις τυποῦται.
15 Und so {ist es} gezeigt, dass {sie}, wenn durch das Wort überzeugt, keine Unrecht tat aber ein Unrecht litt; ich werde dann die vierte Ursache in der vierte Aussprache herausstellen. Wenn tatsächlich es die Liebe war, das alles Drum und Dran tat, mit keine Schwierigkeit wird die Klange des Fehlers, der man dass er war sagt, gemieden werden. Was tatsächlich wir sehen, die Natur nicht die wir wollen hat, aber die jener Sache vorkam; und von der Sicht wird die Seele bis zu {seine} Neigung gereizt.
16 αὐτίκα γὰρ ὅταν πολέμια σώματα [καὶ] πολέμιον ἐπὶ πολεμίοις ὁπλίσῃ κόσμον χαλκοῦ καὶ σιδήρου, τοῦ μὲν ἀλεξητήριον τοῦ δὲ προβλήματα, εἰ θεάσεται ἡ ὄψις ἐταράχθη καὶ ἐτάραξε τὴν ψυχήν, ὥστε πολλάκις κινδύνου τοῦ μέλλοντος <ὡς> ὄντος φεύγουσιν ἐκπλαγέντες. ἰσχυρὰ γὰρ ἡ συνήθεια τοῦ νόμου διὰ τὸν φόβον ἐξῳκίσθη τὸν ἀπὸ τῆς ὄψεως, ἥτις ἐλθοῦσα ἐποίησεν ἀμελῆσαι καὶ τοῦ καλοῦ τοῦ διὰ τὸν νόμον κρινομένου καὶ τοῦ ἀγαθοῦ τοῦ διὰ τὴν νίκην γινομένου.
16 Tatsächlich sobald feindliche Körper gegen Feindliche den feindlichen Aufbau von Eisen und Bronze vorbereiten werden, vom erstem um sich zu schützen und vom zweitem um zu angreifen, wenn die Sicht sehen wird, wird sie sich beunruhigen und die Seele beunruhigen, so dass oft sie fliehen von einer zukünftiger Gefahr werden gegen sie wie wenn {sie} anwesende {wäre} betaübte. Tatsächlich wird die stärke Üblichkeit des Gesetzts von der Angst verjagt, die von der Sicht erzeugt {wird}, {und} wann sie gekommen sein wird, wird {die Sicht} ob das Schön gegen das Gesetzt so gehalten oder das Gut gegen die Sieg gewesen.
17 ἤδη δέ τινες ἰδόντες φοβερὰ καὶ τοῦ παρόντος ἐν τῷ παρόντι χρόνῳ φρονήματος ἐξέστησαν· οὕτως ἀπέσβεσε καὶ ἐξήλασεν ὁ φόβος τὸ νόημα. πολλοὶ δὲ ματαίοις πόνοις καὶ δειναῖς νόσοις καὶ δυσιάτοις μανίαις περιέπεσον· οὕτως εἰκόνας τῶν ὁρωμένων πραγμάτων ἡ ὄψις ἐνέγραψεν ἐν τῷ φρονήματι. καὶ τὰ μὲν δειματοῦντα πολλὰ μὲν παραλείπεται, ὅμοια δ' ἐστὶ τὰ παραλειπόμενα οἷάπερ <τὰ> λεγόμενα.
17 Schreckliche Sachen außerdem gesehen haben, gingen schon einige von der anwesender in der anwesender Zeit Beabsichtigung heraus: so löscht und vertreibt die Angst das Denken. Viele fielen dann in nutzlose Mühe und schreckliche Krankheiten und unheilbare Tollheiten: so malt die Sicht in der Sinn Bilder von den gesehenen Sachen. Und viele andere schreckliche Sachen werden {hier} weggelassen, aber sehr ähnliche sind die Weggelassene den Schongesagten.
18 ἀλλὰ μὴν οἱ γραφεῖς ὅταν ἐκ πολλῶν χρωμάτων καὶ σωμάτων ἓν σῶμα καὶ σχῆμα τελείως ἀπεργάσωνται, τέρπουσι τὴν ὄψιν· ἡ δὲ τῶν ἀνδριάντων ποίησις καὶ ἡ τῶν ἀγαλμάτων ἐργασία θέαν ἡδεῖαν παρέσχετο τοῖς ὄμμασιν. οὕτω τὰ μὲν λυπεῖν τὰ δὲ ποθεῖν πέφυκε τὴν ὄψιν. πολλὰ δὲ πολλοῖς πολλῶν ἔρωτα καὶ πόθον ἐνεργάζεται πραγμάτων καὶ σωμάτων.
18 Aber die Mäler gewiss wann von vielen Farben und Modellen ein einzig Körper und eine einzige Kleidung {sie} endlich beenden, erfreuen die Sicht; und die Meißelung der Standbilder und die Bearbeitung der Bildnisse bieten der Augen eine süße Sicht. Dagegen machen einige gegen Natur die Sicht erleiden wann andere stattdessen sie flehen machen. Viele Sachen außerdem vielen einflößen Liebe und Flehung von vielen Werken und Körper.
19 εἰ οὖν τῷ τοῦ Ἀλεξάνδρου σώματι τὸ τῆς Ἑλένης ὄμμα ἡσθὲν προθυμίαν καὶ ἅμιλλαν ἔρωτος τῇ ψυχῇ παρέδωκε, τί θαυμαστόν; ὃς εἰ μὲν θεὸς θεῶν θείαν δύναμιν <ἔχων>, πῶς ἂν ὁ ἥσσων εἴη τοῦτον ἀπώσασθαι καὶ ἀμύνασθαι δυνατός; εἰ δ' ἐστὶν ἀνθρώπινον νόσημα καὶ ψυχῆς ἀγνόημα, οὐχ ὡς ἁμάρτημα μεμπτέον ἀλλ' ὡς ἀτύχημα νομιστέον· ἦλθε γάρ, ὡς ἦλθε, τύχης ἀγρεύμασιν, οὐ γνώμης βουλεύμασιν, καὶ ἔρωτος ἀνάγκαις, οὐ τέχνης παρασκευαῖς.
19 Wenn also die Auge Helenas, vom Körper von Alexander ergefreut, der Seele eine Glut und eine Flehung von Liebe einfloßte, wogegen staunen wir? Wenn sie ein Gott ist <mit> die göttliche Macht der Göttern, wie wird das Unterlegenes sie zurückzustoßen und zu ablenken imstand sein? Wenn stattdessen sie eine männliche Krankheit und ein Fehler der Seele ist, muss sie nicht wie eine Sünde geklangt, aber wie ein Missgeschick geglaubt werden: tatsächlich ist sie gekommen, wie sie gekommen ist, gegen die Netze des Geschicks, nicht gegen die Wille der Abischt, und gegen die Beleidigungen der Liebe, nicht gegen Vorbereitung von Kunstgriff.
20 πῶς οὖν χρὴ δίκαιον ἡγήσασθαι τὸν τῆς Ἑλένης μῶμον, ἥτις εἴτ' ἐρασθεῖσα εἴτε λόγῳ πεισθεῖσα εἴτε βίᾳ ἁρπασθεῖσα εἴτε ὑπὸ θείας ἀνάγκης ἀναγκασθεῖσα ἔπραξεν ἃ ἔπραξε, πάντως διαφεύγει τὴν αἰτίαν;
20 Wie ist es denn dagegen notwendig, den Tadel Helenas richtig zu glauben, die ob wenn sie, was sie tat, denn verliebt, ob denn durch das Wort überzeugt, ob denn durch Stärke verschleppt, oder denn von göttliche Beleidigung beleidigt, täte, die Klange ganz entflieht?
21 ἀφεῖλον τῷ λόγῳ δύσκλειαν γυναικός, ἐνέμεινα τῷ νόμῳ ὃν ἐθέμην ἐν ἀρχῇ τοῦ λόγου· ἐπειράθην καταλῦσαι μώμου ἀδικίαν καὶ δόξης ἀμαθίαν, ἐβουλήθην γράψαι τὸν λόγον Ἑλένης μὲν ἐγκώμιον, ἐμὸν δὲ παίγνιον.
21 Mit der Ansprache habe ich die schlechte Ruhm der Frau zerstört, ich bin im Gesetzt, das ich am Anfang der Ansprache gestellt habe, geblieben: ich habe versucht, die Unrecht des Tadels und die Ignoranz der Ansicht zu lösen, ich habe gewollt, meine Ansprache einerseits “Helenas Eloge” betiteln, andererseits “Mein Kinderspiel”.

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